Salvate la Sagra Umbra
settembre 21, 2015 Giuseppe Pennisi
Già quest’anno severi tagli di
contributi pubblici hanno fatto si che artisti e collaboratori hanno
partecipato con compensi quasi da volontari.
Cosa e «la musica dello spirito»?
Hans-Halbert Courti al Sacra fornisce una interessante definizione
sottolineando «la sacralità della musica a capo di una missione, al vertice di
una idea». Ciò vuol dire «offrire la musica come uno strumento incommensurabile
di elevazione spirituale, proponendo al pubblico di vivere un concerto non solo
come esperienza estetica, ma come viaggio nella coscienza, come percorso nella
dimensione più interiore – e religiosa – della persona umana».
Sono parole che esprimo un concetto
antico. Platone considera la musica come la più alta delle filosofie. William
Shakespeare, nell’inizio de La Notte dell’Epifania, fa affermare ad uno
dei protagonisti: «Se la musica e cibo dell’amore, continua a suonare». L’amore
più forte e quello per l’Alto e, quindi, per il proprio prossimo – precisa un
personaggio del play. Il 16 aprile 2007 al termine del concerto per il suo
ottantesimo compleanno, Papa Benedetto XVI ha detto: «Sono convinto che la
musica sia il linguaggio universale della bellezza, capace di unire tra loro
gli uomini di buona volontà su tutta la Terra e di portarli ad alzare lo
sguardo verso l’Alto ed ad aprirsi al Bene ed al Bello assoluti, che hanno la
loro ultima sorgente in Dio stesso». Queste parole di un Papa tedesco e teologo
ricordano che in Germania anche nell’epoca dell’ateismo di Stato nei Länder
orientali, l’educazione musicale e sempre stata tenuta in grande
considerazione, verosimilmente in quanto (unico) nesso con l’Alto. Lo si tocca
con mano se, a Berlino, si passeggia in una giornata di sole dalla parte del canale
che scorre accanto all’Isola dei Musei, le finestre dell’appartamento di tre
locali in cui vive Frau Angela Merkel (che non ha mai traslocato nella
residenza di funzione) sono aperte, si ascolta probabilmente musica classica
dallo stereo di famiglia (e quasi sempre acceso).
Trattare di «musica dello spirito»
in Italia comporta il rischio di perdersi tra numerosissime iniziative, alcune
recenti, alcune di dubbia qualità. Senza dubbio. La più antica e la più nota
anche all’estero è la Sagra Musicale Umbra giunta alla settantesima edizione e
nata corollario dei corsi di Alta Cultura tenuti a quella che allora era
chiamata «Regia Università Italiana per Stranieri» e videro protagonista il
senatore milanese Guido Carlo Visconti di Modrone. I corsi furono seguiti a
settembre da una piccola serie di concerti e si ritiene che l’esecuzione de
L’Orfeo di Monteverdi nel 1934 sia stata la prima ripresa dell’opera –
perlomeno in forma scenica – in tempi moderni.
Della Sagra, diretta da Visconti di
Modrone, collabora il 26enne Francesco Siciliani (sue le proposte di far
eseguire L’enfance du Christ di Berlioz e La sacra rappresentazione di Abramo e
d’Isacco di Pizzetti) e dopo una sospensione dovuta al secondo conflitto
mondiale fu Siciliani ad assicurare la direzione della seconda edizione, nel
1947, e per i successivi 45 anni. La scelta del nome Sagra evito da un lato
l’utilizzo di una parola straniera come ≪festival≫ (termine
che nel 1937 sarebbe stato inviso al regime dell’epoca) e dall’altro segnalo
sin dall’inizio una vocazione per promuovere l’esecuzione di musiche sacre e di
composizioni dal forte contenuto spirituale nelle verdi colline dove era
nato e fiorito il francescanesimo. Il perimetro regionale aveva anche lo scopo
(ancora valido) di mobilitare le energie di città ed anche paesi pure molto
piccoli ma le cui pietre trasudano di storia e rispecchiano ancora la
spiritualità francescana.
A ragione delle vicende che avevano
portato al processo di unificazione d’Italia, l’ambiente musicale del Paese e
stato per decenni permeato di anticlericalismo. Inoltre il prevalere del
melodramma teneva la grande musica sinfonica e corale al di la delle Alpi.
In questo clima culturale, la Sagra
fu un’operazione altamente innovativa. Numerosi lavori sinfonico-corali del Settecento
e dell’Ottocento ebbero le loro prime esecuzioni italiane alla Sagra. Un elenco
indicativo (non esaustivo) comprende – in ordine alfabetico dei nomi degli
autori ma non cronologico, di composizione o di esecuzione alla Sagra –
composizioni di Bach (la Passione secondo Giovanni, gli Oratori di Natale e di
Pasqua e la ricostruzione della Passione secondo Marco), Berlioz (L’enfance du
Christ), Biber (la monumentale Missa salisburgensis a 53 parti, attribuita
all’epoca ad Orazio Benevoli), Britten (il War Requiem, con la partecipazione
dello stesso autore, insieme alle tre Church Parables), Bruckner (la Messa n.
3), Dvorak (il Requiem, il Te Deum e l’oratorio Santa Ludmilla), Elgar (The
Dream of Gerontius), Francaix (L’apocalypse selon St. Jean), per non citare che
alcuni titoli.
Si è appena conclusa la settantesima
edizione della Sagra (12-20 settembre). Sarebbe dovuta essere un’edizione
grandiosa. Ha avuto come motto Svegliatevi Arpa e Cetra, Voglio Svegliare
l’Aurora, e quindi come tema di fondo i Salmi. È stata come sempre di
altissimo livello qualitativo. Ma è a rischio. Già quest’anno severi tagli di
contributi pubblici hanno fatto si che artisti e collaboratori hanno
partecipato con compensi quasi da volontari.
Ciò nonostante si sono potuti
ascoltare concerti davvero unici come quello per celebrare gli ottant’anni anni
del compositore estone Arvo Pärt tenuto nella Basilica Superiore di Assisi
gremita in ogni ordine di posti. Pärt è una figura unica nella musica
contemporanea. Cattolico, pur se cresciuto in una Repubblica incorporata
nell’Unione Sovietica, ha elaborato un proprio stile davvero unico. Lavora con
pochissimi elementi – una voce, due voci, un piccolo gruppo polifonico –,
costruendo la partitura con i materiali più primitivi, con l’accordo perfetto,
con una specifica tonalità. Con questo particolare stile, Pärt ha dimostrato
come sia possibile produrre musica sacra di spessore. Per il concerto del 18
settembre, nella vasta Basilica di Assisi (un gioiello di acustica), è stato
scelto un programma in gran misura polifonico, affidato ad uno dei più noti e
prestigiosi ensemble: The Tallis Scholars diretto da Peter Phillips. Il
programma ha presentato la polifonia sacra tra antico e moderno. Nella prima
parte, quella dell’epoca Tudor (quando si consumava la scissione della Chiesa
Anglicana da Roma). Nella seconda, la musica di Pärt, tra cui composizioni
recentissime in “prima” italiana. Come “ponte” il Miserere barocco di
Gregorio Allegri. Grande successo.
Sono tempi difficili per tutti, ma
occorre concentrare le risorse su eccellenze come la Sagra Umbra.
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