giovedì 25 agosto 2011
Rilancio europeo a colpi di sigle in Formiche settembre
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Rilancio europeo a colpi di sigle
01/08/2011 | Giuseppe Pennisi
La vera innovazione, la più importante forse da dieci anni in Europa, è la stretta connessione e simultaneità tra crescita economica e aggiustamento finanziario, quindi tra Pnr e Psc, al fine di dare vita a una politica economica di qualità (Dpe).
Tre nuove sigle sono entrare nella galassia delle abbreviazioni. Prima piano, piano. Poi in modo più visibile e più rumoroso. Si tratta dei documenti-chiave del nuovo "semestre europeo", in effetti la prima parte dell´anno in cui tutti i Paesi dell´"eurozona" (ma in pratica anche i Paesi non dell´"eurozona" ma parte del club dell´Unione europea) assumono le loro decisioni chiave di politica economica e, con esse, i vari strumenti normativi, per raggiungere gli obiettivi di "Europa 2020" e del patto "euro-plus". Quindi, non solo il pareggio di bilancio entro il 2014 e la riduzione di un ventesimo l´anno dello stock di debito pubblico superiore al 60% del Pil; "Europa 2020" infatti, ha obiettivi di crescita. Il Programma nazionale di riforma (Pnr) deve dare ad essi corpo. Il Programma di stabilità e convergenza (Psc), invece, riguarda la finanza pubblica e gli aggregati monetari; per molti Paesi dell´"eurozona" (l´Italia è nelle prime file) è un programma di restrizioni di finanza pubblica il nostro (43 miliardi di euro) si presenta tanto pesante quanto quello che, negli anni Novanta, ci ha portato all´ingresso nell´euro.
Insieme, rappresentano i due aspetti della Decisione di politica economica (Dpe) che si estrinseca con una o più norme, come la legge finanziaria d´antan con i suoi collegati. Il disegno è coerente: in un´unione economica e ancor più in un´unione monetaria, le decisioni chiave di tutti i partner sono interdipendenti e per questo motivo devono essere prese simultaneamente e in modo coordinato. Il coordinamento avviene non solamente tramite il Consiglio dei ministri economici e finanziari dell´Ue (e dell´"eurozona") ma anche in quanto, all´inizio del processo, la Commissione europea fornisce a tutte le parti in causa un proprio quadro di previsioni e, in corso d´opera, osservazioni e proposte in materia di Pnr, Psc e via discorrendo. In Italia una funzione importante di stimolo è stata svolta dal Cnel, che ha tra l´altro fornito a governo e Parlamento un´analisi comparata dei programmi dei principali Paesi dell´Ue.
Guardando a ritroso, occorre chiedersi se in Italia è andato tutto bene in questa prima tornata del "semestre europeo". Dato che si trattava di una prima volta, ci si dovrebbe appellare alla clemenza della Corte. È mancato, infatti, il nesso essenziale: la simultaneità tra Pnr e Psc. In effetti, in una prima fase, c´è anche stata una certa confusione su chi avesse la titolarità della preparazione del Pnr; se, in mancanza del ministro delle Politiche comunitarie (o simile), l´organo collegiale (Ciace; Comitato interministeriale per gli affari comunitari ed europei) o il ministro dell´Economia e delle finanze a cui il presidente del Consiglio aveva conferito una delega. In effetti, il Pnr presentato nei termini (metà aprile) appare di qualità notevolmente inferiore rispetto a quelli presentati da Francia, Germania e Gran Bretagna, in quanto piuttosto vago anche nei punti centrali della politica dello sviluppo. Quasi a ridosso del Pnr è stato presentato un "decreto per lo Sviluppo", che riguarda una serie di obiettivi meritevoli ("piano casa", incentivi per le assunzioni al sud) ma poco attinenti al Pnr. Dopo l´approvazione del "decreto per lo Sviluppo" è iniziato il vero e proprio tormentone sulla manovra annuale e pluriennale di finanza pubblica (ossia il Psc) che si estenderà su quattro esercizi finanziari.
Non è questa la sede per esaminare il merito dei singoli provvedimenti.
È molto più importante il metodo: la vera innovazione, la più importante forse da dieci anni in Europa, è la stretta connessione e simultaneità tra crescita economica e aggiustamento finanziario, quindi tra Pnr e Psc, al fine di dare vita a una politica economica di qualità (Dpe).
Il prossimo anno è bene dare segni concreti di miglioramento.
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