“AIDA FESTA PER GLI OCCHI ALLE TERME DI CARACALLA
Beckmesser
Il 50simo allestimento di“Aida” di Giuseppe Verdi alle Terme di Caracalla è stato festeggiato il 2 agosto con una produzione di Micha van Hoecke (regia) e Asher Fisch (direzione musicale). E’ un”Aida” nuda, palcoscenico spoglio , con l’eccezione di qualche elemento scenico trasportabile a vista: la vera scena sono le bellissime rovine delle Terme illuminate con pochi ma raffinate giochi di luce. Ricorda l’allestimento presentato al Metropolitan da John Dexter tra il 1978 ed il 1990 circa ma non cade nell’errore di Dexter di rappresentare l’opera tutta in notturno, mentre nella musica c’è un forte stacco tra la solarità del secondo atto e la notte del terzo.
L’allestimento scarno è un pregio indubbio poiché sull’opera grave da decenni una maledizione analoga a quella, per restare in tema egiziano, di Tutankamen: essere considerata un “colossal” da circo a tre piste, o giù di lì, per spettacoli ciabattoni in arene estive in cui l’apparizione del cammello e, se possibile, dell’elefante è più importante di ciò che avviene nella fossa dell’orchestra e lo strillo (ove non l’urlo) importa più dei “legati” e dei “diminuendo” vocali. In spettacoli all’aperto, sia che ci sia o che non ci sia amplificazione “ambientale”, i concertatori tendono ad una direzione pompieristica e i cantanti a gridare dall’inizio alla fine.
“Aida”, infatti, è un’opera quasi intimista (con qualche, peraltro limitatissima, concessione ai due eventi per cui era stata commissionata, l’inaugurazione del canale di Suez e del Teatro dell’Opera del Cairo). Verdi vi incorporò alcune delle principali lezioni della “musica dell’avvenire” wagneriana (non aveva ancora assistito alla “prima” italiana, a Bologna, del “Lohengrin”, ma aveva letto gli scritti teorici di Wagner): soprattutto, l’integrità del continuo orchestrale, la cui ricchezza smagliante, in ciascuna delle sette scene in cui si articolano i quattro atti dell’opera, non è mai interrotta da “pezzi chiusi” (arie, duetti, terzetti) di maniera.
In grande spazio all’aperto, come quello delle Terme di Caracalla, parte di queste raffinatezze musicale si perdono, ma è doveroso dare atto a van Hoecke, Savi (costumi) e Angelini (luci) di avere presentato uno spettacolo di rara eleganza. Anche a ragione di un sistema d’amplificazione lungi da raggiungere i livelli, ad esempio, di quello di Bregenz, non è facile esprime valutazioni sulla parte musicale. Asher Fisch, comunque, fa percepire il sinfonismo complesso della partitura e Hui He, nel ruolo della protagonista, conferma il suo alto livello di vocalità. Di buon caratura, l’Amonasro di Alberto Mastromarino, mentre deludono sia Walter Fraccaro sia Giovanna Casolla. Ma di questi tempi, il mercato è avaro di tenori e non tutti i soprani che affronto i ruoli di mezzo riescono nell’intento. Senza dubbia, una festa per gli occhi ma non interamente per le orecchio. Meglio pensare a un Dvd che a un Cd.
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