I LIBRI DEI MINISTRI-ANNA MARIA BERNINI
GIURISTA ALLE PRESE CON IL PICO
Giuseppe Pennisi
Il neo-Ministro delle Politiche Comunitarie , Prof. Avv. Anna Maria Bernini, non ha tempo da perdere. Non è un’economista e neanche un politico puro. Professore di diritto comparato alla Facoltà di Economia dell’Università di Bologna – sede di Forlì, ha un fiorente studio legale nel capoluogo dell’Emilia e Romagna dove tratta principalmente di questioni civilistiche ed amministrative. In breve, comunque vadano le cose, lei un lavoro lo ha. Intende, però, lasciare un’impronta nell’incarico ministeriale conferitole. Non essere ricordata, come il suo predecessore (ed ex collega di partito in Alleanza Nazionale) Andrea Ronchi principalmente per l’applicazione di direttive comunitarie. Al pari di chi ebbe il suo ruolo nel precedente Governo Berlusconi (Giorgio La Malfa) vuole tracciare la via della crescita (senza la quale non si esce dalla spirale del debito).
A fine 2005, La Malfa produsse il PICO (Programma per l’Innovazione, la Crescita e l’Occupazione) di cui ci sono copie un po’ sbiadite negli uffici del Dipartimento; in migliore stato quelle presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione (Sspa) dove dal 2006 al 2010 il PICO è stato utilizzato come materiale didattico. Il PICO, elogiato dalla Commissione Europea per la qualità e la concretezza, indicava azioni specifiche per un Paese costellato da piccole e medie imprese (proprio come la sua Emilia-Romagna). All’epoca , però, Giorgio La Malfa aveva un Capo Dipartimento professore di economia, il Prof. Paolo Savona, e Berlusconi lo aveva decretato alla guida di un comitato di sei Ministri per tracciare la via della ripresa. Il Ministro Bernini spera di potere ottenere una funzione analoga e di potersi avvalere di economisti giovani ma pieni di idee, come, ad esempio, quelli dell’Osservatorio Europeo sulla Crescita e l’Occupazione (OSECO) che collabora già con l’Intergruppo Parlamentare “Europa 2020” e sta redigendo un documento proprio su queste tematiche.
Nel frattempo, ha trovato interessante un lavoro pubblicato da due economisti del suo ateneo, Roberto Golinelli e Riccardo Rovelli, - lo IZA Discussion Paper No. 5836 . Il tema è di “political economy”: Golinelli e Rovelli si chiedono se le riforme hanno accresciuto o meno il supporto per i Governi in carica nei Paesi in transizione da economie di piano al mercato. I due economisti hanno utilizzato un campione di 13 Paesi con osservazioni statistiche nell’arco di tempo 1991-2004. In sintesi, in fasi di crescita economica, la popolazione apprezza riforme vaste ma ben equilibrate, ma se la distribuzione del reddito peggiora per i Governi riformatori il futuro non si presenta affatto roseo. Va anzi malissimo se c’è un deterioramento generale del tenore di vita. Le differenze tra Paesi vengono spiegate, in gran misura, dal grado di legalità e da indicatori sulla diffusione della corruzione.
Sempre con l’obiettivo di produrre un nuovo PICO (almeno pari in spessore e qualità a quello del 2005) stimolante un confronto tra Italia e Germania- dal “miracolo economico” alla crisi di questi anni- in un saggio dell’economista ungherese Gyorgy Simon. Il lavoro utilizza un modello econometrico – i suoi colleghi dell’ateneo felsineo sono sempre pronti a dare una mano – per individuare le principali determinanti come , dopo “il miracolo”, hanno portato a percorsi così differenti e divergenti. La principale è l’andamento della produttività del lavoro e, quindi, il nesso tra produttività e progresso tecnico. Quello è l’elemento da intensificare, trovando, come diceva il PICO del 2005, modi e maniere appropriati ad un Paese di piccole e medie imprese.
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