giovedì 4 agosto 2011

DELITTI E MIGRANTI il Riformista del 5 agosto

I LIBRI DEI MINISTRI- ROBERTO MARONI
DELITTI E MIGRANTI
Giuseppe Pennisi
L’Avv. Roberto Maroni, Ministro dell’Interno, è uomo di studi interessato anche ad analisi quantitative. Sulla sua scrivania è aperto, alla p. 347, l’ultimo fascicolo di un rivista di pregio “Economic Policy”. E’ l’inizio di un saggio frutto di un’analisi condotta simultaneamente da studiosi di quattro università italiane (Bergamo, Bocconi, Napoli-Partenope e Siena) in cui , contrariamente alla vulgata giornalistica ed alle impressioni correnti, si dimostra che i delitti violenti contro persone e proprietà (con l’eccezione degli omicidi) sono più frequenti in Europa che negli Usa. L’analisi si basi su serie statistiche dal 1970 al 2008 e afferma che alla radice non c’è (come spesso ritenuto) l’aumento dell’immigrazione ma la modifica nella struttura demografica della popolazione. La proposta: pene più certe e carceri più severe in Europa. Non certo facilmente applicabili in un’Italia dove la carceri straboccano
Altro lavoro sul tavolo del Ministro viene dai centri di ricerca della Banca d’Italia e del Collegio Carlo Alberto nei pressi di Torino e pubblicato in inglese come Fondazione Eni Enrico Mattei Working Paper N. 53 2011. Ancora una volta è un’analisi empirica – all’Avv. Maroni piacciono fatti non disquisizioni- in cui la statistica viene coniugata con il diritti penale. Dati scaturenti dall’ultima amnistia varata cinque mesi prima dell’allargamento dell’Unione Europea (UE) permette di raffrontare le fedine penali di detenuti neo-comunitari con un gruppo di controllo di amnistiati da Stati canditati all’ingresso nell’UE. Con il calcolo delle probabilità viene studiato il rischio di nuovi arresti tra i due gruppi-campione prima e dopo l’allargamento dell’UE: se si diventa “legali” diminuisce il recidiviamo. Ma, ad un’analisi dettagliata dello studio, ci si accorge che ciò vale solo nelle aree territoriali che offrono migliori opportunità di lavoro.
Una conferma indiretta giunga da un lavoro del servizio studi della Banque de France e dell’Università di Orléans (IZA Discussion Paper N. 5853). La ricerca riguarda 22 Stati Ocse nell’arco di tempo 1980-2005. Curiosamente il Portogallo è l’unico Paese in cui all’aumento del tasso di disoccupazione corrisponde una crescita nell’immigrazione , mentre in Francia, Islanda, Norvegia e Regno Unito c’è una forte correlazione tra crescita economica e tendenze immigratorie. Con tutte le conseguenze che ne derivano. Il lavoro ha una conclusione apodittica raggelante anche per l’Avv. Maroni (il cui cuore batte sempre a sinistra , sin da quando era ragazzo): l’immigrazione non promuove la crescita (almeno è quanto dicono i dati).
C’è , però, uno studio recentissimo che la smentisce: viene da tre università tedesche (Westphalia, Humboldt a Berlino, e Essen) ed è appena apparso in inglese come IZA Discussion Paper No. 5855. Il lavoro analizzata l’emigrazione forzata dall’Europa centrale ed orientale verso la Repubblica federale tedesca nel secondo dopoguerra . E’ una migrazione che ha contribuito al “miracolo economico” ma – ahinoi ci sono dolenti note – la seconda generazione di migranti (anche quelli di stock tedesco provenienti da Sudeti, Pomerania e similia) hanno redditi più bassi di coloro la cui progenie è dei Länder occidentali. C’è, però, un’eccezione : i figli di migranti che in Europa centrale ed orientale erano agricoltori poiché sono quelli che più hanno puntato sulla formazione e sull’istruzione per transitare verso un nuovo status occupazionale e sociale.
Quindi, per l’Avv. Marone una luce di speranza c’è. E’ come!”

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