IL SAN CARLO SI RISCATTA COI VESPRI
Giuseppe Pennisi
Al termine di una “stagione” con pochi titoli e poche alzate di sipario (ne è stata annunciata una nuova molto densa) , Les Vêpres Siciliennes rappresenta il segno della vera svolta che sta effettuando il San Carlo di Napoli dopo anni di difficoltà. Il debutto è stato il 15 maggio e si replica sino al 24 In primo luogo, è una coraggiosa “prima esecuzione” italiana del “grand opéra” che debuttò a Parigi nel giugno 1853. Ed è quale lo volle Verdi. Non si possono considerare tali né le varie versioni de I Vespri Siciliani (perché mal tradotte in italiano e tagliate di gran parte del terzo atto) né la stessa edizione in francese proposta a Roma nel 1997 che travisava lo spirito del lavoro dandogli un inopinabile taglio risorgimentale (per un opera commissionata dal Teatro Imperiale di Napoleone III ad un prezzo di favola). In secondo luogo, viene ri-utilizzato un felice impianto scenico-registico (Joël-Frigerio-Squarciapino) in cui con pochi elementi si rievoca la Sicilia medioevale-bizantina; a costi contenuti, quindi, uno spettacolo da colossal hollywoodiano. In terzo luogo, la produzione mette l’accento su quello che il nucleo essenziale del lavoro - il complicato rapporto tra padre e figlio (tema dominante della poetica verdiana)- in un contesto in cui la brama di vendetta distrugge l’accordo di pace raggiunto grazie alla Provvidenza; in questo quadro, Giovanni da Procida (spesso rappresentato come un mazziniano) diventa, come inteso da Verdi, il personaggio negativo che innesca la catastrofe proprio mentre si era alle soglie del lieto fine.
Sotto il profilo musicale, la concertazione di Gianluigi Gelmetti (che dirige senza spartito) raggiunge un buon equilibrio tra i momenti dove prevale l’azione (in cui accentua i ritmi) e quelli più riflessivi (dove dilata i tempi). L’orchestra del San Carlo ha compiuto notevoli progressi , specialmente nei gruppi degli ottoni e dei fiati. Tra le voci, spicca il trio dei protagonisti maschili, Gregory Kunde, Dario Solari e Orlin Anastassov, mentre il piccolo volume di Alexandrina Pendatchanska ne disperde la delicata emissione nella grande sala del San Carlo.
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