Ernani in scena a Bologna senza patina risorgimentale
di Giuseppe Pennisi
Quinta opera del catalogo verdiano, commissionata nel 1843 per la cifra da capogiro di 12.000 lire austriache dagli austro-ungarici che governavano Venezia, Ernani (in scena al Comunale di Bologna fino al 19 maggio) sfata il mito di Verdi patriota e unitario. Il protagonista è un secessionista che aspira all'indipendenza della sua regione dalla Spagna e dall'Impero Romano d'Occidente.
Tanto un «grande di Spagna» Don Ruy quanto Carlo V vogliono Elvira di cui è innamorato Ernani. Questa è la miccia per la tragedia finale.
Francesco Zito che ha curato scene e costumi e Beppe De Tomasi alla regia non cedono alla fin troppo ovvia lusinga di dare una patina risorgimentale alla vicenda. La inquadrano nel 1520 in scene dipinte con profonde prospettive. Il direttore Roberto Polastri (che alla Prima ha sostituito Bruno Bartoletti ammalato) mostra come Ernani anticipi il «dramma in musica» e la concertazione fa comprendere ciascuna parola di un libretto complicato che ha una sua coerenza nello sviluppo psicologico dei personaggi, in particolare di Don Ruy e Carlo V. Svettano Dimitra Theodossiou e il giovane Rudy Park in duetti d'amore, mentre appare un po' affaticato Ferruccio Furlanetto, che resta eccellente nelle tonalità gravi. Degno di nota Marco Di Felice nel ruolo di un Carlo V tormentato dalla decisione di ascendere al trono. Il coro, guidato da Lorenzo Fratini, infiamma con Si ridesti il Leon di Castiglia più che con l'arcinoto Va Pensiero. (riproduzione riservata)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento