ECO - I Project Bonds e “The quality of lending”
Roma, 9 mar (Il Velino) - Vi ricordate “Il Mercante di Venezia”? Il punto centrale dell’arringa di Porzia riguarda “the quality of mercy”, ossia “la qualità della tolleranza e del perdono”. A proposito dei Project Bonds proposti dalla Commissione Europea, si potrebbe dire che la loro utilità e il loro valore dipendono da “the quality of lending”, ossia dalla qualità dei progetti a essi sottostanti
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Il documento della Commissione Europea parla di investimenti in infrastrutture nell’ordine di 1.500 - 2000 miliardi di euro da qui al 2020. Con l’avvento della crisi finanziaria, il mercato di questi titoli si è prosciugato, lasciando a secco di finanziamenti i potenziali investimenti per realizzare nuove infrastrutture in Europa. La Commissione si propone di fornire un supporto a questo mercato, finanziando progetti insieme alla Banca europea degli investimenti (Bei). Il finanziamento potrebbe prendere due forme. 1) Garanzia: Unione Europea e Bei concedono una linea di credito, a cui la società-progetto potrebbe attingere in caso di introiti insufficienti a ripagare il debito emesso sul mercato. 2) Debito subordinato: Unione Europea e Bei fanno un prestito alla società-progetto, che sarebbe junior rispetto ai titoli collocati presso gli investitori privati, i quali sarebbero quindi rimborsati per primi in caso di insolvenza della società-progetto. In entrambi i casi, la finalità è quella di trasferire parte del rischio di credito, relativo al finanziamento degli investimenti infrastrutturali, sui bilanci della Unione Europea e della Bei. Ciò dovrebbe aumentare l’affidabilità dei project bonds emessi sul mercato, ridando vita a questi strumenti finanziari.
Hanno rilevato, correttamente, Angelo Baglioni, Andrea Boitani e Pippo Ranci su www.lavoce.info che pur se la finalità dello schema generale è condivisibile, da un canto è scarsamente credibile che i finanziamenti a carico della Ue-Bei non comportino l’emissione di credito aggiuntivo: i pasti gratis non esistono. Da un altro, è difficile ipotizzare una riduzione del rischio a carico delle istituzioni comunitarie. Da un terzo, infine, - ed è questo il punto notale – i Project Bonds varranno tanto quanto i progetti ad essi sottostanti. A livello comunitario si è prodotto molto poco di alto livello qualitativo a riguardo. Non solo quando nella seconda metà degli Anni Ottanta una società specializzata di consulenza in materia venne ingaggiata per preparare manuali appropriati e sei esperti vennero invitati a rivederne il lavoro, a titolo onorifico, l’eurocrazia non diramò mai il prodotto in quanto giudicato “troppo complicato” e diffuse invece un volumetto ragionieristico di analisi finanziaria.
Gli investimenti in infrastrutture, tanto materiali quanto immateriali, comportano problemi di definizione di parametri di valutazione e di criteri di scelta che comportino effetti intergenerazionali e in ogni caso per quantizzare il valore sociale di costi e di benefici afferenti a fasce di popolazione con differenti livelli di reddito o di consumo. Non si tratta di un lavoro solamente tecnico (anche se la parte tecnica è essenziale) perché comporta individuare e scegliere una funzione di benessere sociale ed effettuare scelte non facili tra crescita ed equità.
In Italia, dato che da decenni non si aggiorna la manualistica, potrebbe essere utile che ciò venga elaborato (in collaborazione con le amministrazioni competenti ed il mondo accademico) da un organo tecnico politico come il Cnel. A livello europeo, l’eurocrazia dovrebbe rimboccarsi le maniche e riprendere il lavoro iniziato circa un quarto di secolo fa. Anche in quanto gli ultimi prodotti – uno dei quali presentato in pompa magna a Roma l’autunno scorso – lasciano molto a desiderare.
(Giuseppe Pennisi) 9 mar 2011 20:28
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