ECO - Con la cultura si mangia
Luci e ombre della ricostituzione del FUS
Roma, 24 mar (Il Velino) - La decisione del Consiglio dei ministri di ricostituire il Fondo Unico per lo Spettacolo ai livelli del 2010 deve essere salutata con soddisfazione per vari motivi. Da un lato, impedisce quella che sarebbe stata la chiusura di teatri, attività artistiche, cinematografia giovane e innovativa. Da un altro mostra come Sandro Bondi, prima di lasciare il Collegio Romano, abbia voluto tenere fede a un impegno preso con il mondo della cultura. Da un altro ancora, pone fine alla così detta strategia dei “tagli lineari” che ha il pregio della semplicità e di non scatenare guerre tra ministri e ministeri nella fase dell’allocazione delle scarse risorse. Infine, dimostra come la Politica con la “P” maiuscola sia in grado di definire priorità. Anche se sono perplesso con il metodo adottato, l’aumento delle accise (si legga in proposito l’acuto e appropriato commento dell’Istituto Bruno Leoni a filippo.cavazzoni@brunoleoni.it), e soprattutto che non si sia colta l’occasione di agganciare l’aumento del FUS 2011 (rispetto alle stime di una settimana fa) a una effettiva riforma, specialmente delle fondazioni, è importante sottolineare come, ad onta di certe effe razioni, la decisione prova che il governo ha contezza che “con la cultura si mangia”.
Non è questa la sede per un saggio, più o meno dotto, di economia della cultura; ci sono riviste specializzate a questo fine. È utile, però, ricordare una ricerca e un caso recente.
Veniamo, in primo luogo, alla ricerca. Viene dal maggiore istituto di analisi economica tedesco, l’Ifo. Ne sono autori Olivier Flack, Micheal Frisch e Stephan Heblick, tutti distinti e distanti delle nostre piccole e grandi beghe. I tre economisti studiano lo sviluppo regionale realizzatosi nelle aree dove erano stati costruiti teatri barocchi prima del 1800 o subito dopo, ossia prima della rivoluzione industriale (al fine di evitare che la costruzione e il funzionamento del teatro fossero non una causa ma una conseguenza dello sviluppo). L’analisi riguarda 29 teatri, alcuni in grandi città (Berlino, Monaco, Amburgo), altri in piccoli centri (Bautzen, Passau, Stralsund), nonché con aree simili per struttura economica e livello di reddito, ma senza teatri. Le aree “con” teatri hanno avuto una crescita del Pil di uno-due punti percentuali l’anno rispetto a quelle “senza”. Lo studio conclude che la politica deve pensarci due volte prima di ridurre finanziamenti alla cultura.
Veniamo al secondo episodio. Nel quadro delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia è stato presentato a Roma , per una sola sera, uno spettacolo dell’attore Cosimo Cinieri con la banda dell’esercito italiano guidata da Fulvio Creux (e con la partecipazione del soprano Cristina Maffongeli). In essenza un monologo costruito su poesie del Risorgimento, accompagnate da musica dell’epoca. A basso costo, non solo ha avuto grande successo ma è stato invitato all’estero (Singapore, Seul, Monaco, ecc.). Un vero e proprio testimonial dell’Italia e del made in Italy.
(Giuseppe Pennisi) 24 mar 2011 12:56
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