A prima vista, ed ad un’analisi convenzionale, molti elementi sarebbero contrari agli investimenti a reddito fisso. Le emissioni migliori a medio e lungo termini del recente passato costano care a ragione delle tensioni (ancora non del tutto sopite) sui mercati dei capitali. Le prospettive di aumenti ulteriori di valorizzazione a breve non pariono incoraggianti, specialmente dopo le decisioni della Fed e della Bce di ridurre oppure tenere bassi i tassi di interesse nominali. Gli investitori hanno i portafogli pieni di bond pubblici, soprattutto a ragione della “flight-to-quality” della primavera e soprattutto dell’estate scorsa: ciò ha aumentato le quotazione e depresso i rendimenti. Ciò nonostante, il reddito fisso ricomincia a proiettare un discreto fascino. Non soltanto nei confronti di coloro che ritengono il G8 (la prossima riunione è il 19 ottobre), il Fondo monetario (la cui assemblea generale è a giorni) e le banche centrali in generali di non riuscire a pilotare l’economia reale Usa ed Ue verso una ripresa sostenuta – ed investono in bond come valvola di sicurezza. Cominciano a guardare con crescente interesse a questa parte del mercato ancora coloro che prevedono un futuro di crescita ma accompagnato da inflazione (tradizionalmente il nemico n.1 delle obbligazioni). Lo suggerisce un’inchiesta di Robert D. Hersey jr del “New York Times” ma anche una serie di indicazioni provenienti da analisi scientifiche, in gran misura inedite od a circolazione limitata. In sintesi, questi studi mostrano che la “yield curve” (curva dei rendimenti a breve incrociata con quella dei rendimenti a medio e lungo termine) sta riprendendo un’inclinazione positiva tanto negli Usa quanto in Europa.
In parole povere ciò vuol dire che gli operatori a guardare positivamente investimenti (come i bond) che danno soddisfazioni nel lungo termine in termine di valorizzazione (anche se in certe fasi comportano rendimenti relativamente contenuti). Lo sostiene tra l’altro un’analisi quantitativa della Università della Pennsylvania () che utilizza uno strumento innovativo: una versione dinamica della “curva dei rendimenti” quale elaborata nel 1987 (il veicolo usato più correntemente da operatori finanziari) e lo applica alle piazze di Germania , Giappone , Regno Unito ed Usa. In base al modello, chi nei prossimi mesi chi è alla ricerca di occasioni vorrà esaminare con attenzione fondi obbligazionari chiusi (spesso in più valute), molti dei quali sono stati scartati frettolosamente, nelle settimane di agosto , i giorni di maggiore tensione sui mercati finanziari.
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