Il Presidente del Consiglio Romano Prodi gongola. Sia nelle conferenze sia in privato. Gli è riuscito, con i provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri del 28 settembre, un doppio dribbling. Giocando in piena intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze – dice ai suoi stretti consiglieri - di essere stato in grado di fare un colpo da maestro: in parallelo, è riuscito a posporre al 12 ottobre (Columbus Day) la normazione dei punti essenziali del Protocollo del 23 luglio sul welfare (in particolare le modifiche alla normativa sulla previdenza varata nel 2004) e in contraccambio a soddisfare i Ministri della spesa con stanziamenti nettamente inferiori a quanto richiesto il 10 settembre (data in cui i singoli dicasteri hanno posto sul tavolo della finanziaria i loro piani per i prossimi tre anni, richiedendo ben 20 miliardi di spese aggiuntive).
Le spese aggiuntive , inoltre, sono soltanto 4.620 milioni ma sparpagliate su una miriade di voci di spesa a favore di questo o quello (dando l’illusione, specialmente ai nuovi arrivati nelle aule parlamentari – poco avvezzi ai regolamenti della sessione di bilancio – che siano destinate a dilatarsi durante il dibattito in modo da soddisfare gli appetiti anche di chi è rimasto a bocca asciutta il 28 settembre). Non solo, ma il dribbling sarebbe stato proprio ingegnoso in quanto i ritocchi all’Ires ed all’Irap e le misure sull’Ici darebbero agli italiani l’impressione che la sinistra si è messa sul percorso della riduzione della pressione fiscale. Una vera e propria ciambella riuscita con il buco, avrebbe detto agli amici bolognesi che di ciambelle con il vin santo se ne intendono. Ad analisi tecnica, però, di buco c’è solo quello annunciato nei conti pubblici.
Come scritto su L’Occidentale del 27 settembre, le cifre destano serie perpressità. La manovra comporta un maggior gettito di 6.050 milioni di euro (di cui 4.500, ossia i due terzi, di gettito “tendenziale”, proveniente, ad aliquote invariate, dal maggiore valore aggiunto per beni e servizi, quindi dalla crescita del pil); tale maggior gettito serve non solo a ridurre indebitamento e debito ma anche a finanziarie i 4.620 milioni di euro di nuove uscite a favore di questo o quello.
Soffermiamoci sulle entrare. La base stessa di qualsiasi politica di bilancio sono le ipotesi in materia di scenario macro economico. Il 28 giugno, il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) annunciava una crescita del 2% per il 2007 e ne stimava una dell’1,9% prevista per il 2008. Nonostante le forte tensioni che dall’inizio dell’estate caratterizzano l’economia mondiale, non è stata presentata “la nota di aggiornamento al Dpef” che si sarebbe dovuta pubblicare prima dell’incontro con le parti sociali del 27 settembre. All’incontro del 27 settembre, il Ministro dell’Economia ha parlato di crescita dell’1,8% per l’anno in corso e dell’1,6% per il prossimo. Il 28 settembre, la Relazione previsionale e programmatica, Rpp (un documento di oltre cento pagine, raramente letto da Ministri e collaboratori) è stata approvata dal Cipe ma non è ancora disponibile: secondo i comunicati ufficiali, prevede una crescita dell’1,5%, ma avverte che si tratta di elaborazioni effettuate in agosto. Il 20 settembre il Centro Studi Confindustria (Csc) ha proposto stime econometriche per il 2007 (una crescita dell’1,7%) unitamente a previsioni per il 2008 che evocano un forte rallentamento dell’economia italiana(1,3%). Occorre tenere conto che il rallentamento stimato dal Csc non incorpora le previsioni più recenti (diramate il 29 settembre a Washington), e più fosche, sull’economia americana (a cui l’andamento economico italiano è molto legato). Un’indagine dell’Economist Intelligence Unit vede un “world’s downturn” (una recessione mondiale). Non molto più incoraggiante il confronto tra le previsioni Isae, Prometeia e Cer organizzato per la mattina del 27 settembre dall’Associazione Economia Reale.
E’ molto probabile che nel 2008 l’Italia segni una crescita rasoterra (attorno all’1% o anche inferiore) a ragione non solo del contesto internazionale ma anche della salassata fiscale attuata con la finanziaria 2006 i cui effetti su investimenti e consumi si avvertono di norma con un lasso temporale di 2-3 anni. Ciò mette a serio repentaglio i 4.500 milioni di euro di gettito “tendenziale” – la fonte principale per il finanziamento delle tante piccole spese aggiuntive. Il gettito tendenziale sarà probabilmente la metà , lasciando 2.200 milioni di euro scoperti. Ove si pensasse che tale buco annunciato sia insignificante, un “de minimis” di cui non merita occuparsi utilizzando tempo prezioso, dobbiamo pensare che ad esso occorre aggiungere la parcella che verrà presentata il 12 ottobre quando verrà varata la normativa sullo stato sociale.
Il costo della sostituzione dello “scalone” per le pensioni di anzianità previsto dalla riforma Maroni del 2004 viene stimato (prudenzialmente) in 3.000 milioni di euro a cui aggiungere almeno 1.000 milioni di euro di ammortizzatori occupazionali e sociali aggiuntivi. Si arriva a 6.200 milioni di euro. Forse sembrano pochi a Prodi e a TPS, ma solo sufficienti a mettere a repentaglio gli impegni assunti in sede europea, a richiedere una nuova manovra (attorno alla prossima Pasqua) e a scatenare una nuova rissa all’interno del sinedrio della sinistra. Il “buco annunciato” può essere il detonatore di un’esplosione. Che porti a farci contare.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Intanto bisogna ancora sanare i contratti di lavoro ai precari come sancito dall'art. 1 comma 519 della legge finanziaria approvata nel dicembre 2006.
Posta un commento