Numero di aziende :369. Contributo al pil nazionale: dall’l’1% al 6% Numero di addetti: 200.000 unità . E’ questa la dimensione del capitalismo municipale. Ebbene, in questo segmento così rilevante dell’economia italiana si è prodotto tra il 2001 ed il 2006 un calo degli investimenti in rapporto al fatturato dal 20% al 17%. Il calo è stato ancora più pronunciato nei comparti dell’energia dal 20% al 13% e dei trasporti pubblici locali,dal 23 al 20%), Ciò a fronte di persistenti nonché vistose differenze costi del personale e della redditività fra le varia macro-aree (Sud,Centro e Nord)
Queste cifre, danno corpo all’ipotesi secondo cui in certe aree del Paese ed in certi settori l’”ingombro” della politica locale è maggiore che in altre con l’esito che il management, anche di qualità, ha le mani legati pure nel reperimento di finanziamenti (nonostante la disponibilità di risorse private per finanza di progetto). Inoltre, il forte aumento dell’imposizione locale (nel solo 2007 il gettito dei comuni è aumentato dell’8,5%) ha comportato un freno alle tariffe: uno studio ancora inedito delle Università di Brescia e Padova indica che dal 1998 al 2005, gli esborsi per acqua, elettricità e riscaldamento delle famiglie a basso reddito è passata dallo 0,0648% allo 0,0595% della spesa familiare totale, restando al di sotto dei livelli di soglia definiti nel resto dell’Ue. Infine, i tentativi di privatizzazione, che avrebbero dovuto avere un impulso con la finanziaria del 2002 , sono stati formali e ci è mossi in modo discordante in materia di trasporto pubblico locale, gas, energia elettrica e acque. Causando frammentazione ed ingenerando disorientamento tra i potenziali investitori.
La seconda versione del ddl Lanzilotta (mantenendo il doppio binario della gara e delle fornitura di servizi pubblici attraverso aziende speciali) non riduce l’incertezza né sugli obiettivi dei servizi pubblici locali (trasporti ed energia in prima fila) né sugli strumenti per offrirli ai cittadini nelle condizioni migliori,
Come uscirne? Il Dipartimento di Economia del “La Sapienza” propone “una scelta radicale”:“una gestione pubblica separata dalla fornitura del servizio, almeno sino al momento in cui non sarà risolto il nodo degli assetti gestionali” . E’ una soluzione sensata piuttosto che radicale, specialmente in un contesto in cui c’è una spinta imprenditoriale in campi (telecomunicazioni, energia, autostrade) con prospettive di profitto
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