Per un mese, Parma (ed il suo hinterland) sono interamente dedicati a Verdi. L’immagine di uno dei maggiori compositori italiani è nelle vetrine di tutti i negozi; ricette “verdiane” trovano spazio nei menu dei ristoranti e nelle cene organizzate in teatro; il capoluogo e le città vicine (principalmente Busseto e Torrechiara) brulicano di turisti, (in gran forza, i francesi ed i tedeschi) venuti anche dal lontano Giappone. Il successo del Festival Verdi 2007 corona un progetto iniziato circa tre anni fa quando Parma stava uscendo dalla crisi della sua maggiore industria alimentare. L’idea era affascinante : rilanciare l’economia della città e del suo circondario puntando sulla cultura- facendo diventare Parma “capitale europea della musica” non in base di una delle tante medagliette distribuite a rotazione (tra differenti città) per un anno dalla Commissione Europea ma in quanto riconosciuta come tale per la propria autorevolezza. L’autorevolezza non si compra ma si conquista ogni giorno sul campo.
Il progetto ha fatto perno su una squadra compatta, efficiente e sperimentata (a Ferrara, a Cagliari e, per un breve periodo, alla Scala) per dare nuova vita alle strutture musicali della città (un po’ appassite con il trascorrere degli anni): il mitico Teatro Regio, l’Auditorium Paganini, nonché spazi scenici vicini come il piccolo (300 posti) ma magnifico Teatro Verdi di Busseto ed il Castello di Torrechiara. Per due anni, grandi direttori d’orchestra, voci di richiamo internazionale, registi noti in tutto il mondo e solisti di fama si sono avvicendati nei palcoscenici di Parma, portando nuovo interesse nei confronti della capacità di offrire musica di alto livello. Attenzione al tempo stesso al contenimento dei costi – quasi tutti gli spettacoli lirici sono in co-produzione, i concerti di complessi sinfonici e di solisti sono incardinati in tournée in varie parti d’Europa. E alla abilità di trovare sponsor: non solo dalla società pubblica per il finanziamento della cultura come indotto delle grandi opere (Arcus) ma anche da partner internazionali e nazionali (Audi, Mediaset, Crédit Agricole, Barilla, fondazioni bancarie ed imprese locali). Gli sponsor coprono il 20% di un budget di 7,8 milioni di euro; e la biglietteria un altro 20% circa). Infine, l’ambizione di attuare un Festival per tutti: sia per coloro in grado di comprare biglietti e pagarsi trasferte – quasi un quinto dei biglietti è stato venduto direttamente all’estero tramite tour operator specializzati - sia per chi ama la musica alta, o vi si avvicina, ma può farlo solamente gratis o quasi. Un festival, dunque, partecipato da tutti coloro che vivono a Parma e nel suo hinterland oppure riescono a raggiungerla.
Nei 28 giorni del Festival – dal primo al 28 ottobre -, uno per ciascuna delle 27 opere di Verdi, oltre il 10 ottobre, 194simo compleanno di Verdi celebrato, tra l’altro, con una Messa da Requiem diretta da Riccardo Muti – si susseguono esecuzioni di selezioni di tutte le opere del maestro (in versione semplificata con accompagnamento di pianoforte o di chitarra romantica) nell’ordine cronologico in cui solcarono il palcoscenico per la prima volta. Tre nuovi allestimenti vengono presentati al Teatro Regio (“La Traviata” in co-produzione con i teatri di Bruxelles, Dűsserdolf e Duisburg e “Luisa Miller” in co-produzione con Modena e Torino) e al Verdi di Busseto (“Oberto, Conte di San Bonifacio). Il festival offre anche la prima assoluta di un’opera contemporanea dedicata a Falcone (“Il tempo sospeso nel volo” di Nicola Sani) che si vedrà in altre città italiane e concerti sinfonici (oltre che dei complessi locali dell’Orchestre National de l’Opéra de Paris e della Filarmonica della Scala). In altra sede mi soffermo sugli aspetti musicali. E’ importante sottolineare che viene presentato un Verdi moderno, capace di parlare alla nuove generazioni. L’azione di “Oberto” è spostata dal 1200 al Risorgimento, quella di “Luisa Miller” dalla Germania protoromantica alla padania delle prime lotte contadine. “La Traviata”, pur seguendo pedissequamente le istruzioni sceniche verdine, pare tratta più da Balzac o Beaudelaire che da Dumas figlio. Lo studio degli impatti economici (sull’indotto) è stato affidato ad una società di ricerca economica di Roma; in parallelo, presso uno degli atenei milanesi viene condotta un’analisi finanziaria ed economica del festival. Le prime indicazioni – ovviamente basate su impressioni più che su dati quantitativi – indicano che i rapporti costi benefici saranno buoni.
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