Tutte le implicazioni
economiche e finanziarie di elezioni anticipate
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L'articolo
di Giuseppe Pennisi
Molto si
discute della nuova legge elettorale. E poco delle implicazioni finanziarie ed
economiche di un’anticipazione delle elezioni politiche al 24 settembre, al
fine di farle coincidere con quelle della Repubblica Federale Tedesca.
È stata – è
vero – offerta una giustificazione che ha un sapore ‘meta economico’. Far
coincidere le urne italiane con quelle tedesche (specialmente se il nostro
sistema elettorale- ancora in corso di confezione- sarà simile a quello della
Repubblica Federale) potrebbe fare da traino ad una grande coalizione in grado
da facilitare un’operazione analoga in Italia. Mentre in Germania i due
maggiori partiti governerebbero insieme, senza avere seri problemi di finanza
pubblica, la ‘grande coalizione italiana’ potrebbe affrontare meglio di un
Governo di fine legislatura una ‘legge di bilancio ’ che dovrebbe contenere una
manovra di finanza pubblica di 15-17 miliardi di euro, tra riduzioni di spese
ed aumenti di entrate.
Questa
giustificazione ‘meta economica’, secondo i “gufi” e i “maligni’”,
nasconderebbe il timore del Segretario del PD di presentarsi agli elettori con
misure ‘lacrime e sangue’ proposte in una legge di bilancio firmata da un
Presidente del Consiglio e da un Ministro dell’Economia e delle Finanze ambedue
autorevoli esponenti del PD. C’è il rischio, secondo alcuni sondaggi, che
nonostante una legge elettorale proporzionale, ma mirata a favorire le
aggregazioni, il PD scenda al 20% del voto popolare. Sarebbe una gravissima
sconfitta del leader del PD, reduce di una vera a propria Caporetto sul
referendum costituzionale, nonché di risultati quanto meno dubbi in aspetti
caratterizzanti il Governo da lui guidato (come il Jobs Act e La Buona Scuola).
Ci sono,
quindi, considerazioni puramente politiche che inducono il leader del PD a
premere per elezioni anticipate. I partiti di opposizione pensano che andare
presto alle urne vorrebbe dire dare una bella suonata a Matteo Renzi.
Per Forza Italia è un mezzo per rientrare in gioco, in una grande coalizione in
cui non avrebbe una posizione secondaria.
Gioverebbe a
finanza ed economia anticipare i comizi elettorali? Difficile sostenerlo in una
situazione i cui l’Italia sembra uscire da dieci anni di crisi, e due
recessioni, con una ripresa debole e fragile. Le elezioni causano sempre incertezza
e distolgono attenzione dai temi dell’economia ad altri argomenti. Se vengono
anticipate senza una valida ragione – e non se ne è ancora trovata una
sufficientemente robusta – possono anche scatenare ondate di panico, come
avvenne nella non lontana estate 1992, quando le elezioni non produssero una
chiara forma e struttura di Governo ed il Paese non riuscì a restare negli
accordi di cambio europei (colloquialmente chiamati SME). Oggi con un debito
pubblico pari ad oltre 130% del Pil, un’economia reale la cui ripresa è la più
lenta dell’eurozona, disoccupazione alla stelle, siamo complessivamente in una
situazione non diversa da quella di allora, anzi sotto diversi aspetti anche
peggiore. Quindi, anticipare le elezioni per a) avere una grande coalizione
solida alla guida del Paese e b) evitare al leader del PD una nuova fragorosa
batosta, potrebbe avere effetti opposti a quelli desiderati.
Già adesso
un intergruppo di parlamentari (di differenti partiti) ha costituito un piccolo
investment club dove ciascuno versa mensilmente una piccola somma, da
trasferire in Germania ed in Austria una volta varata la legge elettorale ed
iniziati i preparativi di elezioni che porterebbero lo spread alla stelle. Il
fine non è speculativo ma quello di conservare il valore dei loro risparmi.
Speculatori di ben altra portata si stanno già fregando le mani. In questo
contesto, per l’economia reale si darebbe addio alla tremolante crescita e si
verificherebbe la terza recessione in dieci anni.
ni-
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