CALAMANDREI E FALCONE/ Il Teatro in musica ritorna politico
Al teatro d'opera tornano le rappresentazioni impegnate
politicamente di cui una dedicata al giudice Falcone ucciso dalla mafia. Ecco
di cosa si tratta. di GIUSEPPE PENNISI
11 maggio 2017 Giuseppe
Pennisi
E’ un ‘ritorno al futuro’. Le opere di Monterverdi e di Cavalli mostravano con
crudezza al pubblico pagante quanto l’Inquisizione impedisse che si dicesse e
solamente si spifferasse anche se tutti mormoravano degli intrighi e degli
imbrogli di quello che Pier Paolo Pasolini chiamava ‘Il Palazzo’. Due lavori
italiani di teatro in musica. Sono molto differenti, si svolgono in epoche
diverse, ma riguardano ambedue temi politici che sono di attualità (o
dovrebbero esserlo ancora).
La prima tratta della lotta alla mafia ed è imperniata sull’ultimo
viaggio di Giovanni Falcone a Palermo dove il 23 maggio 1992 nella
strage di Capaci persero la vita con lui la moglie Francesca Morvillo e tre
agenti della scorta. In Italia, sono programmate commemorazioni ufficiali. Alla
Staatsoper unter den Linden a Berlino è in scena, dal 28 aprile al 13 maggio.
l’opera (di Nicola Sani, su libretto di Franco Ripa di Meana) Falcone, il
tempo sospeso del volo Una prima versione è stata presentata per due
sere a Reggio Emilia dieci anni ma nonostante il successo di pubblico e di
critica, in Italia non è stata ripresa da nessun teatro.
La produzione della Staatsoper di Berlino (che verosimilmente
circuiterà in altri teatri della Repubblica Federale è in lingua tedesca
(il libretto basato su documenti della cronaca del tempo è stato tradotto
dall’originale in italiano), con una nuova strumentazione e con un cast
tedesco, per favorire la migliore comprensione del testo. La regia è stata
affidata a Benjamin Korn, profondo conoscitore delle vicende politiche
italiane. Egli stesso è una figura molto conosciuta in Germania, non soltanto
come regista teatrale, ma anche come opinionista sulle questioni politiche e
sociali. Ad interpretare la figura di Giovanni Falcone è Andreas Macco, uno dei
bassi più interessanti della nuova generazione. Dirige David Coleman, uno dei
migliori conoscitori della musica d’oggi. Il teatro è affollato tutte le sere.
Non di lotta alla mafia ma di un tema affine (la libertà contro la
dittatura) si tratta in L’aria della libertà - L’Italia di Piero
Calamandrei in musica di Nino Criscenti e Tomaso. Coprodotto dalla
Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, dall’Accademia
Filarmonica Romana, Amici della Musica di Foligno in collaborazione con l’Istituto
Luce Cinecittà e la Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”,
anche in scena all’Auditorium San Domenico di Foligno e al Teatro Ariosto di
Reggio Emilia, è già richiesto da numerose altre città (da Palermo a Firenze,
da Lucca a Venezia), un segnale importante per spettacoli facilmente
trasportabili e con un alto contenuto etico, politico e sociale. Il lavoro
richiede una voce recitante ed un piccolo ensemble.
Sulla scena, Tomaso Montanari (uno scrittore e critico d’arte non
un attore di professione) ed un quartetto di musicisti (Luca Cipriano
clarinetto, Francesco Peverini violino, Valeriano Taddeo violoncello, Marco
Scolastra pianoforte), interagiscono con immagini , in gran parte inedite,
recuperate dalla biblioteca civica di Montepulciano dove si conserva un grande album
fotografico in cui Piero Calamandrei ha raccolto le istantanee delle gite che
quasi ogni domenica, dal 1935 fino allo scoppio della guerra, ha fatto con un
gruppo di amici in cui si ritrovano alcuni dei maggiori esponenti
dell’antifascismo e della cultura italiana del Novecento: Luigi Russo, Pietro
Pancrazi, Nello Rosselli, Alessandro Levi, Guido Calogero, Attilio Momigliano,
Ugo Enrico Paoli, talvolta Benedetto Croce, Adolfo Omodeo e in qualche
occasione Franco Antonicelli e Leone Ginzburg.
Non erano gite qualsiasi ma incontri per discutere nei vecchi
Paesi della campagna toscana lontani dall’afa morale delle città piene di falso
tripudio e di funebri adunate. L’assassinio di uno dei compagni più
assidui, Nello Rosselli, appena qualche settimana dopo la sua ultima
passeggiata domenicale.
La parte musicale è costituita da dodici momenti di musica dal vivo
nei punti più intensi del racconto. Sono brani di alcuni capolavori della
musica da camera tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40, da Stravinskij ( con i bellissimi
Tre pezzi per clarinetto solo) a Casella e Šostakovic. L’organico di
pianoforte, violino, violoncello e clarinetto è stato scelto in funzione di due
opere scritte per questa singolare formazione: una composizione di Paul
Hindemith del 1938 e il Quatuor pour la fin du Temps scritto nel 1940
da Olivier Messiaen nel campo di concentramento tedesco in cui era internato.
Del 1945 è la Sonata per clarinetto e pianoforte di Mario
Castelnuovo-Tedesco , un segnale che lo spirito di quelle gite è entrato nella
ricostruzione soprattutto morale e liberale dell’Italia.
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