Studio.
Il Pil che serve per i crediti deteriorati
Un’analisi del Fmi cerca di rispondere a un
domanda cruciale: di quanti anni di crescita (moderata, ma realisticamente prevedibile)
ha bisogno l’Italia per liberarsi del fardello dei crediti deteriorati?
L’analisi è contenuta in un paper, ancora
inedito, di Mehdi Raissi e di Anke Weber (del Fmi) e di Kamiar Mohaddes del
Girton College della Università di Cambridge in Gran Bretagna Per rispondere
alla domanda il lavoro utilizza un metodo innovativo: un modello non aggregato
per l’intero Paese, ma disaggregato in 17 aree economiche e finanziarie al fine
di individuare un 'livello di soglia' per la crescita economica al di sotto del
quale non solo non si riducono gli effetti perversi dei Npl, ma si aggravano.
Il livello di soglia viene individuato in un
tasso dell’1,2% di crescita reale del Pil mantenuto, però, per diversi anni
(almeno una decina). In tal modo ci si può basare solo o principalmente sulla
crescita per portare i crediti deteriorati a livelli sostenibili. Tuttavia, il
lavoro Fmi spiega anche come tale obiettivo non sia facilmente raggiungibile:
non solamente a ragione dell’esperienza del passato, secondo la quale l’Italia
è entrata in una ciclo di stagnazione secolare o quasi dall’inizio degli anni
Novanta, ma a causa di «rigidità strutturali di lungo periodo e della urgenza
di migliorare la situazione della finanza pubblica». Quindi , non è affatto
facile raggiungere un tasso di crescita del Pil dell’1,2% nel lungo termine e
«altre misure di politica economica devono essere messe in atto».
Il lavoro non indica quali debbano essere
queste misure. L’analisi suscita perplessità per due ragioni. Da un lato, lo
studio sembra un invito non troppo implicito a fare ricorso al Meccanismo
Europeo di Stabilità, misura che toglierebbe all’Italia qualsiasi ambizione di
avere un ruolo chiave di orientamento delle politiche UE (e quindi di entrare
in un eventuale gruppo di direzione dell’Unione). Dall’altro, come ricorda
annualmente la Banca d’Italia nel Rapporto sulla Stabilità Finanziaria, le
definizioni di credito deteriorato (non-performing loans, Npl) in ambito UE
sono molto eterogenee, e quella adottata dalle banche italiane è
particolarmente ampia. In particolare, negli ultimi anni le banche italiane
hanno richiesto maggiori garanzie e ridotto il rapporto tra credito erogato e
valore della garanzia. Se si applicasse alle banche italiane la definizione di
credito deteriorato adottata da primarie banche europee, che esclude le
posizioni interamente garantite, il tasso di copertura del sistema bancario
italiano risulterebbe molto più alto e mostrerebbe un andamento crescente negli
ultimi anni. Il lavoro Fmi, dunque, va preso con le pizze prima di giungere da
esso a conclusioni di politica economica.
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