Il ritorno dei dazi
La guerra commerciale Usa-Ue rischia di
creare solo danni
È alle porte una nuova guerra commerciale che
si sta estendendo anche alla siderurgia. Secondo il suo stile pittoresco, il
presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato che gli Usa porranno
'dazi di ritorsione' nei confronti di numerosi prodotti agricoli europei e dopo
qualche giorno che verrebbero applicati nei riguardi di prodotti siderurgici di
Italia, Francia, Giappone e Corea (colpevoli di praticare il 'dumping', ossia
di venderli sul mercato Usa sottocosto). Per il momento , gli uffici
dell’Amministrazione americana stanno studiando i dettagli. La Commissione Ue,
che in base al Trattato di Roma, ha competenza, su indirizzo degli Stati membri
dell’Unione, per la politica ed i negoziati commerciali comuni, è stata
silente.
In una fase come quella attuale, di leggero
rallentamento dell’economia internazionale, una guerra commerciale sarebbe un
danno per tutti. Secondo l’ultimo rapporto sull’economia mondiale, l’Ocse
sottolinea che il protezionismo è il pericolo maggiore che oggi corre
l’economia mondiale: un grafico presente nel rapporto mostra che circa il 10%
dei posti di lavoro negli Usa dipendono dal commercio globale. In Italia e nel
Regno Unito quella cifra supera il 20% e in Germania si avvicina al 30%. In
caso di una nuova ondata di protezionismo, perderemo tutti: chi più chi meno.
Dall’aprile 1995 , il mondo si è dato un corpo
giuridico per liberalizzare il commercio internazionale, evitare ondate
protezionistiche e meccanismi istituzionali per farli rispettare.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio, a cui aderiscono circa 170 Paesi,
oltre ad una ventina con ruolo di osservatori, è il cardine del sistema. I
singoli Stati sono membri dell’Organizzazione. La Ue ne ha firmato il Trattato
di base ma ha funzioni limitate: non ha diritto di voto, non paga i contributi,
è portavoce degli Stati membri se essi concordano quello che deve dire. È un
'socio aggregato' senza dignità e rango statuale.
In punta di diritto, la minaccia americana non
è una pretesa priva di basi giuridiche: diversi Stati Ue sono stati condannati
nelle sedi giurisdizionali dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, nel non
lontano 2009 in materia di commercio agricolo (specialmente di carni bovine):
per evitare i 'dazi di ritorsione' è stato aperto un negoziato che non ha
portato a nulla. Quindi, gli Usa hanno annunciato di applicare le misure loro
autorizzate dal diritto internazionale. Lo sostengono anche scritti di Giuseppe
Tesauro e Sabino Cassese ed un saggio recente sulla Rivista della Cooperazione
Giuridica Internazionale. La 'condanna' OMC del 2009 riguarda l’agricoltura non
la siderurgia. Sin dagli anni settanta, l’amministrazione USA tenta di provare
il ’dumping’ ma senza grandi esiti.
La stampa italiana ha dato molto rilievo alle
minacce di Trump ma nessuno si è chiesto perché l’Europa non è corsa
all’apparato giurisdizionale OMC. Non poteva farlo sia perché la minaccia non
ha ancora avuto seguito sia a ragione della condanna del 2009. Che suggerire?
Riprendere il negoziato iniziato nel 2009 e fare il possibile per giungere ad
un accordo.
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