ALITALIA/
L'asta "da Nobel" utile per i commissari
I commissari di Alitalia dovranno indire un bando per
trovare gli acquirenti della compagnia aerea. GIUSEPPE PENNISI ricorda
l’importanza delle aste alla Vickrey
08 maggio 2017 Giuseppe Pennisi
Alitalia,
Lapresse
ALITALIA.
Mercoledì 10 maggio, i sindacati si incontreranno con i commissari nominati
dal Governo per tentare di risolvere il “caso Alitalia. Un “caso” che seguo da
circa vent’anni sia con commenti su quotidiani (Milano Finanza, Italia Oggi,
Il Tempo), sia come estensore del capitolo sulle privatizzazioni del
Rapporto Annuale sulla liberalizzazione della società ed economia
italiana dell’Associazione Società Libera. Circa sedici anni fa sottolineavo
che mentre l’amministratore delegato dell’epoca inaugurava a New York lussuose lounges
per i passeggeri dei Club Freccia Alata e Ulisse, la compagnia era già
fallita tecnicamente o quasi. Perdeva mezzo milione di euro l’anno, il capitale
stava per sparire del tutto (infatti, si è dovuta creare una bad company
tramite la quale affibbiare le perdite sul groppone dei contribuenti), le
attività si restringevano sempre più all’Italia (dove la quota dell’aerolinea
era passata, nell’arco di dieci anni, dall’80% al 50%) mentre il traffico
italiano si apriva sempre più alla concorrenza, sul piano internazionale
l’azienda era diventata irrilevante, con appena una trentina di aerei di lungo
raggio rispetto ai 110 di Air France-Klm e i 260 di British Airways-Iberia, e
una cifra analoga di Lufthansa-Swiss-Austrian. È inconcepibile che l’Europa
abbia più di tre gruppi per il lungo raggio.
Fallita
la trattativa con Air France-Klm a ragione di un inconsiderato sciopero proprio
mentre il negoziato era in corso, i “capitani coraggiosi” invitati a risolvere
il problema (accollando i debiti pregressi allo Stato, ossia a tutti noi) hanno
pensato di rivolgersi agli arabi di Etihad. Non pochi dirigenti e sedicenti
manager hanno anche mostrato una certa supponenza, pensando che nel Golfo
fossero “sottosviluppati”. Ora Etihad ce lo rimanda indietro, dopo una nuova
valanga di perdite.
Mi
auguro che all’incontro di dopodomani non si parli solamente di esuberi,
ammortizzatori sociali e più o meno grandiosi piani industriali. Spesso
studiando una foglia, si comprende meglio qual è lo stato di salute dell’intero
bosco. In questi giorni, sono filtrati molti aspetti discutibili su come
vengono conclusi contratti a prezzi “garantiti”; sono state espresse
perplessità. Poco si sa di come vengono esternalizzati i servizi: probabilmente
con semplici “gare al ribasso” o mere “aste” o peggio ancora con quei beauty
contest basati su una ridda di indicatori da confondere chi voglia farne un
esame critico.
Proprio
a un beauty contest ci si rivolse una quindicina di anni fa, quando si
tentò,senza successo, di appioppare Alitalia a Klm. In un primo momento, circa
tre lustri fa, parve che ci si stesse indirizzando verso un metodo d’asta
tradizionale (non “aste alla Vickrey”, dal nome del Premio Nobel che la
formulò, quali ormai prassi in altri Paesi e di cui si è anche fatta qualche
esperienza in Italia) o peggio ancora verso un beauty contest (ossia
punteggi corrispondenti al capitolato) sul tipo dell’asta del 1994 per il
secondo gestore di telefonia. Tali metodi possono favorire i corsari,
specialmente ma non solo quelli nostrani, che comprano a prezzo di svendita,
cedono alcuni rami e buttano a mare il resto (se Pantalone non fornisce nuova
linfa in euro contanti).
Ho
utilizzato “aste alla Vickrey” per circa quattro lustri quando funzionario,
prima, e dirigente, poi, della Banca Mondiale avevo anche il compito di
vigilare su appalti in Paesi dell’Estremo Oriente e dell’Africa - non tutti
modello di serietà e integrità. Imponevo che si utilizzasse quello che chiamavo
“il Nobel degli appalti”, in quanto fruttò l’onorificenza a chi lo ha
inventato, William Spencer Vickrey, un economista canadese che ha insegnato per
anni alla Columbia University di New York. Nel 1961 il Journal of Finance pubblicò
un suo articolo fondamentale, Counterspeculation, auctions and competitive
sealed tenders (“Controspeculazione, aste e offerte competitive in busta
chiusa”): era il primo tentativo da parte di un economista di utilizzare gli
strumenti propri della teoria dei giochi per meglio capire e organizzare le
gare.
Nell’articolo,
più avanzato di almeno venti anni rispetto al dibattito dell’epoca, non solo
Vickrey derivava vari equilibri nello svolgimento delle aste, ma forniva un
teorema oggi al centro della teoria delle aste. “L’asta alla Vickrey“,
che dai lui prende il nome, è ancora poco applicata in Italia (pare ignorata da
alti dirigenti della Consip, dove i suoi saggi di Vickrey dovrebbero, invece,
essere studiati con la cura che i buoni parroci hanno per il breviario). Ciò
nonostante, proprio nel nostro Paese ci si è ispirati a suoi lavori in materia
di congestion pricing per l’Ecopass di Milano. Il congestion pricing
si basa sull’idea che servizi come le strade e altri dovrebbero essere venduti
a un prezzo tale che gli utenti abbiano contezza dei costi che, a loro volta,
aumentano per via dell’utilizzo pieno del servizio. In tal modo, si dà un
duplice segnale: uno agli utenti, volto a modificarne i comportamenti, e uno
agli investitori, volto a far sì che questi espandano il servizio.
Anni
fa, la bella rivista “Amministrazione Civile” del ministero dell’Interno
mi ha chiesto un intervento su questi temi - segno importante del crescente
interesse per le “aste alla Vickrey”, anche se poco si muove in grandi
stazioni appaltanti della pubblica amministrazione centrale, periferica e
locale.
Cos’è
“un’asta alla Vickrey”? Se la stazione appaltante ha come obiettivo
principale l’efficienza (come dovrebbe essere sempre quando si tratta di opere
pubbliche pagate da Pantalone), il teorema analitico e le dimostrazioni
empiriche di Vickrey spiegano che il meccanismo per garantirne il
raggiungimento e ottenere, al tempo stesso, la massima trasparenza è quello
della “second-price sealed auction”, in cui tutte le offerte vengono
comunicate contemporaneamente in busta sigillata. Vince l’offerente con la
massima offerta, in cambio, però, del pagamento del secondo prezzo più alto.
L’efficienza è garantita, perché il bene è affidato al compratore che ne dà la
massima valutazione. In aggiunta, chi presenta offerte non ha incentivo a fare
il bracconiere dichiarando il falso. Si evitano bracconieri e corsari, in cerca
di prede da acquistare (possibilmente a basso costo), spezzettare e rivendere a
pezzi e bocconi.
I
dettagli vengono illustrati tra l’altro nel volume curato da Nicola Dimitri,
Gustavo Piga Giancarlo Spagnolo “Handbook of Procurement Fostering
Participation in Competitive Procurement” pubblicato nel 2010 dalla
Cambridge University Press. Un libro di grande spessore internazionale (anche
se i suoi autori sono tutti italiani) e riconosciuto tale nelle recensioni
apparse sulle maggiori riviste scientifiche mondiali.
Naturalmente
“un’asta alla Vickrey” richiede un capitolato acconcio e molto
dettagliato tale da incoraggiare imprese serie, dotate della necessaria
capacità finanziaria e industriale. Vickrey in persona amava sottolinearlo
nelle serate al caminetto nel suo villino a Hastings-on-Hudson nei pressi di
New York. Non si deve pensare che le “aste alla Vickrey” siano un
toccasana: rendono più difficile la collusione e il malaffare, ma non esiste
strumento che li rende impossibili. Raggiungono, comunque, l’obiettivo di
incentivare efficienza e trasparenza. È stata adottata “un’asta alla Vickrey”
nel piccolo condominio (nove appartamenti di modeste dimensioni) dove abito al
centro di Roma, per affidare lavori strutturali a un’immobile più che
centenario ed edificato dove c’era una palude.
Questo
lungo excursus pare portarci fuori tema. Come la foglia per studiare il bosco
è, invece, un modo efficace per toccare con mano la tanto vantata
professionalità di dirigenti dell’Alitalia (e forse anche della Consip). Se non
si affidano a metodi moderni per effettuare un gara, come pensare che possano
avere un ruolo dirigenziale in una linea area, e ancor di più, in una centrale
appalti? E come credere che i loro servizi siano appetibili?
© Riproduzione Riservata.
Nessun commento:
Posta un commento