MOZART/ "Don Giovanni" a Piazza Vittorio
Divertimento puro e grande
musica con l'Orchestra di Piazza Vittoria che reinterpreta a modo suo il
classico di Mozart, Don Giovanni. Ce lo racconta GIUSEPPE PENNISI 14 novembre 2017 Giuseppe
Pennisi
Crediti
foto: Manuela Giusto
Soprattutto ci si diverte moltissimo. Sono andato a il Don
Giovanni di Mozart secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio, nello
spettacolo pomeridiano di domenica 12 novembre. Il Teatro Olimpico era
pienissimo in ogni ordine di posti; il lavoro di Mozart e Da Ponte era compattato
in un’ora e mezza senza intervallo. Novanta minuti di buon umore . Mentre
fuori, pioveva e pioveva.
Dopo il fortunato debutto in prima assoluta a Lione per il
Festival Les nuits de fourvière lo scorso 13 giugno, il nuovo lavoro
firmato dall’Orchestra più multietnica d’Italia, che si è già cimentata in
maniera originale e imprevedibile nel Flauto magico mozartiano e nella
Carmen di Bizet, ha debutta in prima italiana per la stagione della
Filarmonica Romana dal 9 al 26 novembre al Teatro Olimpico di Roma. Andrà
verosimilmente in altri teatri in Italia ed all’estero. Tanto Flauto magico
mozartiano e la Carmen di Bizet nella trasposizione
dell’orchestra di Piazza Vittorio hanno circuitato per almeno un anno.
Prodotto dall’Accademia Filarmonica Romana (che per
l’Orchestra ha già prodotto due anni fa la Carmen) e dal Festival Les nuits de fourvière di Lione, al centro dello
spettacolo – che Le Monde ha definito “glamour e
iconoclasta” –, c’è l’idea di un sorprendente Don
Giovanni, affidato ad una voce femminile, quella di Petra Magoni, un soprano di
coloratura che fu indimenticabile Regina della notte del Flauto
magico mozartiano nella prima produzione dell’Orchestra. Capace
di mille travestimenti e abile a muovere in scena le fila di tutta la vicenda,
intorno a Petra Magoni/Don Giovanni si sviluppa tutta la drammaturgia musicale
dello spettacolo, filo conduttore di questa rielaborazione contemporanea del
mito settecentesco. Una visione “altra” del protagonista che apre ad una
diversa lettura dei rapporti tra i personaggi.
Siamo abituati all’idea di un Don Giovanni burlone, che si finge
spesso un altro: Il travestimento, la mascherata sono le tentazioni per lui
irresistibili. Si direbbe, per dirla con le parole di Fedele d’Amico, che egli
inganni le donne non tanto per il piacere di conquistarle, ma che si prodighi a
conquistarle per il piacere di ingannarle. Amare le donne e diventare ogni
volta un altro. Questo nostro ‘Don Giovanni’ parte però da presupposti
diversi. L’idea è quella di sempre: rappresentare sè stessi nei panni di altri,
recitare il ruolo di se stessi con le parole e il carattere di personaggi di
fantasia”.
Tra arie, duetti e pezzi d’insieme, i personaggi dell’opera
percorrono fino in fondo le loro storie, rese vive e attuali ai nostri occhi
dai travestimenti linguistici e musicali realizzati da Mario Tronco, Leandro
Piccioni e Pino Pecorelli, portando l’opera, con mano leggera,
ad abbattere ogni confine fra i diversi generi. Ritroveremo così Don
Giovanni come un redivivo Cab Calloway in un immaginario Music Club,
un’ambientazione dal gusto anni '20 ma anche fortemente contemporanea, che
dirige la sua orchestra e il suo destino in una pulsione di libertà e
perdizione.
Un luogo vitale e carico di energia, dove i musicisti dell’Orchestra,
posti su appositi piani sfalsati in altezza, che delimitano uno spazio a
sviluppo circolare tagliato da una parete di pannelli variamente illuminati, si
muovono quali protagonisti, insieme ai cantanti, nelle loro avventure musicali
ed esistenziali. E fondamentale, come sempre, è l’apporto musicale che dà ogni
singolo musicista e cantante chiamato a partecipare a questa produzione. Nel cast troviamo insieme a Petra Magoni, Mama
Marjas (Zerlina), cantante reggae già
molto applaudita nel ruolo di protagonista della precedente Carmen, Dario Clotoli che veste i panni di un
Leporello in versione cubana; e ancora la cantante lirica
di origine albanese Hersi Matmuja (Donna Elvira), il
brasiliano Evandro Dos Reis (Don Ottavio), il tunisino Houcine Ataa
(Masetto) e, alla sua prima collaborazione con l’Orchestra, Simona Boo (Donna
Anna), dal 2015 vocalist dello storico gruppo napoletano dei 99
Posse.
Le linee essenziali del libretto di Lorenzo Da Ponte sono seguite
in una versione multilingue che abbraccia l’italiano, il francese, l’arabo e il
portoghese. Le principali arie ed i pezzi d’insieme dell’opera sono adattati al
linguaggio pop e rap, sempre con un gran filo di ironia.
Correte a vederlo.
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