FINANZA E POLITICA/ Il tornado
per l'Italia può arrivare dalla Germania
Da quanto
accadrà in Germania, ancora senza Governo, dipende il futuro a breve termine
dell’economia italiana. GIUSEPPE PENNISI ci spiega perché 27 novembre 2017 Giuseppe Pennisi
Il presidente della Repubblica federale tedesca
Frank-Walter Steinmeier (Lapresse)
Se qualcuno
dicesse che il futuro a breve termine dell’economia italiana (e anche l’esito
delle prossime elezioni politiche) dipende da un signore dal nome di
Frank-Walter Steinmeier, probabilmente si sentirebbe chiedere Chi è costui? Proprio
come domandava, a proposito del filosofo Carneade, il Don Abbondio di
manzoniana memoria nell’ottavo capitolo de I Promessi Sposi. Pochi, anzi
pochissimi, italiani conoscono nome e funzioni di Frank-Walter Steinmeier.
Dallo scorso marzo è il Presidente della Repubblica Federale Tedesca, una
carica di rappresentanza della unità della Nazione ma con pochi poteri politici
effettivi, concentrati nel Cancelliere, eletto direttamente dai cittadini.
Steinmeier è un social-democratico “conservatore” (così lo chiamano nella
Repubblica Federale), con una personalità e un carattere molto differenti da
quello dell’attuale leader del suo partito, Martin Schulz. Condividono la fede
europeista, un tratto fondamentale che li accomuna con Angela Merkel,
Cancelliere-eletto ma non ancora presentatosi in Parlamento per averne la
fiducia sulla base di un programma.
Eppure, il
futuro a breve termine della politica tedesca, dell’Unione europea e - quel che
a noi più riguarda - dell’economia italiana è in questi giorni nelle sue mani
più che in quelle di altri. Dopo che il Partito liberale ha fatto saltare il
tavolo delle trattative di un Governo di coalizione con i cristianodemocratici,
i cristianosociali e i verdi, Steinmeier è sceso in campo. Non tanto per
“ricucire” tra coloro che negoziavano un programma di governo dopo i risultati
delle elezioni del 24 settembre: le posizioni dei liberali e dei verdi sono
molto distanti e sempre più divergenti. Quanto per cercare di dare vita a una nuova
coalizione in cui i socialdemocratici (i grandi sconfitti del 24 settembre) o
facciano un esecutivo con i cristianosociali e i cristianodemocratici o almeno
garantiscano l’appoggio esterno.
Tutto ciò
interessa moltissimo l’Italia, nonostante il tema venga relegato nelle ultime
pagine dei nostri quotidiani, Il rapporto sulla stabilità finanziaria della
Banca d’Italia, diramato il 24 novembre, sostiene che siamo in una fase di
tranquillità dei mercati, ma suggerisce che potrebbe essere la calma prima della
tempesta. E in caso in Germania non si riuscisse a formare un governo, il
maltempo finanziario colpirebbe tutti i mercati europei. E quello italiano è il
più esposto a causa dell’alto debito pubblico, della situazione imbarazzante di
numerose banche (come sta scoprendo l’apposita commissione parlamentare), delle
bacchettate sulle dita già dataci dall’Unione europa per “non rispettare i
patti” (una patente di poca affidabilità) e il rischio che, comunque, le
elezioni politiche del prossimo marzo possano portare a una situazione di
ingovernabilità.
La Germania
è stata, ed è, il pilastro dell’Unione europea. Se il pilastro viene sottoposto
a un nuovo stress elettorale a ragione di non poter formare una maggioranza con
un programma coeso di governo, i capitali scapperanno dai Paesi più deboli e
più a rischio a ragione dell’alto debito, dei disavanzi di bilancio, della
produttività poco o nulla, dell’elevata disoccupazione (soprattutto giovanile),
delle liti all’interno delle forze politiche e della mancanza di un programma
di politica economica tanto a breve (per parare una tempesta perfetta
proveniente da fibrillazioni nella Repubblica Federale Tedesca) quanto a medio
e lungo termine per curare i nostri problemi strutturali.
Non ci resta
che sperare che la paziente opera di mediazione di Frank-Walter Steinmeier
abbia successo. Altrimenti, prepariamoci a un vero tornado.
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