VERDI FESTIVAL/ 1. Una
spettacolare "Jérusalem" dà l'avvio all'evento edizione 2017
Il Festival
2017 prevede quattro nuovi allestimenti, Jérusalem, La Traviata, Stiffelio
e Falstaff e una serie di concerti, nonché spettacoli della
serie Verdi Off. GIUSEPPE PENNISI
30 settembre
2017 Giuseppe Pennisi
Foto di Roberto Ricci
Dopo alcuni
anni magri di successi e dopo la ripresa già nel 2016, il festival Verdi
Festival 2017 parte con il vento in poppa. Già prima che il 28 settembre
iniziasse la manifestazione la biglietteria aveva incassato un milione di euro,
un altro milione verrà da una legge che ha riconosciuto, finalmente, il
festival di ‘interesse internazionale. Con questa premessa sono accorsi sponsor
non solo dall’Emilia e non solo dall’Italia.
Il Festival
2017 prevede quattro nuovi allestimenti, Jérusalem, La Traviata, Stiffelio e
Falstaff e una serie di concerti, nonché spettacoli nell’etichetta
complessiva Verdi Off dedicati principalmente alle giovani generazioni
(anche per attirarle alla musica del Cigno di Busseto). E’ stato anche
annunciato il cartellone del Festival 2018: Macbeth, Le Trouvère, Un giorno
di Regno ed Attila, tute nuove produzioni e con un calendario che consente
al pubblico di assaporare le quattro opere in quattro giorni.
Ma veniamo a
Jérusalem quale vista ed ascoltata alla ‘prima’ del 28 settembre. E’ il
primo esempio di grand opéra commissionata a Verdi da quella da lui
chiamata La Grande Boutique, l’Opéra di Parigi. Si è discusso a lungo,
tra musicologi, se si tratti di un adattamento al gusto francese de I
Lombardi alla Prima Crociata o di un lavoro con una sua autonomia, Anche se
sedici brani de i Lombardi vennero travasati in Jérusalem (ma non
gli altri undici e la sinfonia), propendo per la seconda ipotesi, anche in
quanto gli stessi brani importati furono rimaneggiati anche perché scritti per
un tenore, il Duprez, con un ‘do’ tutt’altro che frequente ai tenori italiani
di quel periodo.
Il libretto
di Alphonse Royer e Gustave Väez, è tipico del grand opéra; vicende
storiche mischiate a drammi familiari, amori contrastati, otto quadri,
frequenti cambiamenti di scena, azione che spazia in più continenti,
opportunità per balletti, e ‘happy ending’ con punizione del ‘cattivo’
(pentito) e riscatto dei ‘buoni.
Ovviamente
occasioni per effetti speciali particolari (assemblee sulla Piazza e nella
Cattedrale di Tolosa), tempeste di sabbia in Palestina, Palazzi degli Emiri
arabi, prigioni da fare impallidire il Piranesi. Il lavoro ebbe successo in
Francia e Belgio sino al tramonto del grand opéra, ossia alla fine
dell’Ottocento (venne presentato alla Scala, senza grandi esiti, nel 1850, tre
anni dopo il debutto parigino). In tempi moderni, lo riscoprì Gavazzeni a
Venezia (1963 in italiano) e a Torino (1975 in francese). A Parma, nel Tempio
Verdiano, si è visto ed ascoltato solo nella stagione lirica 1985-86.
Questa nuova
produzione, in joint venture con l’Opéra di Montecarlo, ha due punti di forza.
Il primo è la regia, scene e costumi di Hugo de Ana, il quale con un abile
gioco di tele dipinte e proiezioni (in gran misura, di monumenti medioevali e
mosaici bizantini) riesce a ricreare l’atmosfera del grand opéra francese
dell’epoca. Il secondo è disporre di tre grandi interpreti con la voci adatte
alla scrittura impervia di quando il lavoro venne concepito per le scene
parigine. Il tenore messicano Ramòn Vargas è Gaston (il fratello ‘buono’ che
subisce ogni sorta di angheria): classe 1960. è riuscito a mantenere la
freschezza belcantistica (e i difficilmente pareggiabili ‘do’) che colpirono la
giuria quando vinse il Premio Caruso nel 1986. Annick Massis (donna contesa tra
due fratelli ed un emiro) è un soprano ‘assoluto’: uno dei pochi interpreti che
riesce a interpretare i quattro ruoli femminili ne Les Contes de Hoffman di
Offenbach: è il solo personaggio di Jérusalem con un vero sviluppo
psicologico e va con maestria del belcanto, al soprano lirico al soprano
drammatico. Infine Michele Pertusi: gioca in casa il ruolo del ‘fratello
cattivo ’ che si pente e redime ed è coperto da meritate ovazioni. Di buon
livello gli altri, Daniele Callegari, sul podio, dirige puntualmente la
filarmonica Toscanini,ii
Merita un
elogio particolare il coro, diretto da Martino Faggiani, per la bravura di
cantare in francese, lingua che richiede emissioni molto particolari.
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