Una Pia
quasi d’annunziana
ottobre 9, 2017 Giuseppe Pennisi
È
un ‘fattaccio’ di gelosia, morte e perdono. Pia, moglie di Nello, ghibellino, è
corteggiata dal perfido Ghino, cugino del marito, ma lo respinge
Non
proprio in Maremma ma quasi da quelle parti. Il 14 ottobre, decolla da
Pisa ‘Pia de’ Tolomei’ di Donizzetti, opera poco frequentata in
Italia ma di recente vista a La Fenice (dove era stata commissionata nel 1835)
e anche in teatri della Gran Bretagna. Da Pisa andrà non solo nel circuito
‘toscano’ tradizionale (Livorno, Lucca) ma anche al Festival dei Due Mondi a
Charleston South Carolina, Un interessante aspetto della collaborazione con
teatri americani, iniziata dal Lirico di Cagliati.
La vicenda è, per sommi capi nota, grazie a pochi versi nel V Canto del Purgatorio di Dante.
È un ‘fattaccio’ di gelosia, morte e perdono. Pia, moglie di Nello, ghibellino, è corteggiata dal perfido Ghino, cugino del marito, ma lo respinge. Un giorno Ghino la vede abbracciare un uomo e, furente, convinto di una tresca amorosa (ma in realtà quell’uomo è il fratello di Pia, Rodrigo, di parte guelfa, che, prigioniero del cognato, lei ha aiutato ad evadere), rivela l’episodio a Nello. Imprigionata dal marito nella torre, Pia si vede offrire la libertà da Ghino in cambio del suo amore ma ancora una volta lei non cede. Colpito dalla virtù di Pia e messo al corrente della vera identità del suo presunto amante, Ghino si pente e, sul campo di battaglia, in fin di vita per una ferita, rivela la verità a Nello. Troppo tardi: questi prima di partire aveva commissionato al servo Ubaldo di avvelenare la moglie. Nello abbandona il campo di battaglia, precipitandosi al castello, dove però ormai la sposa sta morendo. Prima di spirare Pia esprime parole di perdono per tutti e ottiene la riconciliazione fra il fratello e il marito. Pia de’ Tolomei è opera dove, com’è stato annotato, il contrasto tra la protagonista e i personaggi maschili principali si svolge all’interno di una giustapposizione più ampia e simbolica: affetti soavi e teneri per lei, violenza passionale e malvagità per gli altri. L’intera opera, del resto, vive di limpide simmetrie all’interno di una solida struttura drammaturgica, che conferisce forti significati espressivi alle forme musicali convenzionali.
La vicenda è, per sommi capi nota, grazie a pochi versi nel V Canto del Purgatorio di Dante.
È un ‘fattaccio’ di gelosia, morte e perdono. Pia, moglie di Nello, ghibellino, è corteggiata dal perfido Ghino, cugino del marito, ma lo respinge. Un giorno Ghino la vede abbracciare un uomo e, furente, convinto di una tresca amorosa (ma in realtà quell’uomo è il fratello di Pia, Rodrigo, di parte guelfa, che, prigioniero del cognato, lei ha aiutato ad evadere), rivela l’episodio a Nello. Imprigionata dal marito nella torre, Pia si vede offrire la libertà da Ghino in cambio del suo amore ma ancora una volta lei non cede. Colpito dalla virtù di Pia e messo al corrente della vera identità del suo presunto amante, Ghino si pente e, sul campo di battaglia, in fin di vita per una ferita, rivela la verità a Nello. Troppo tardi: questi prima di partire aveva commissionato al servo Ubaldo di avvelenare la moglie. Nello abbandona il campo di battaglia, precipitandosi al castello, dove però ormai la sposa sta morendo. Prima di spirare Pia esprime parole di perdono per tutti e ottiene la riconciliazione fra il fratello e il marito. Pia de’ Tolomei è opera dove, com’è stato annotato, il contrasto tra la protagonista e i personaggi maschili principali si svolge all’interno di una giustapposizione più ampia e simbolica: affetti soavi e teneri per lei, violenza passionale e malvagità per gli altri. L’intera opera, del resto, vive di limpide simmetrie all’interno di una solida struttura drammaturgica, che conferisce forti significati espressivi alle forme musicali convenzionali.
Ma
nella produzione non vedremo castelli medievali e prigioni in cartapesta La
storia di Pia De’ Tolomei è nota soprattutto per essere menzionata da Dante nel
suo ‘Purgatorio’, Canto V. Una donna, vittima di omicidio per mano del marito.
La vicenda si svolge nel XIII secolo dopo Cristo, ma non è una storia
necessariamente ‘rappresentabile’ solo in quell’epoca. E’ un racconto che
probabilmente vive di un’universalità tematica che ha attraversato i secoli,
quella della moglie creduta fedifraga, uccisa dal marito ingiustamente. Il
tutto si volge in Toscana, in quella terra di Siena ben presente nell’immaginario
collettivo tra colline e città turrite e ricche di arte.
Il
regista Andrea Cigni ci dice: Nella mia visione Pia è una donna dolce,
amante dell’arte, amante della propria terra e innamorata del marito e
sensibile ai doveri coniugali che rispetta in virtù di un sentimento puro. Vive
proteggendo, nel corso di un’imminente possibile guerra che sta prospettandosi,
alcuni capolavori dell’arte (specialmente toscana) di varie epoche, tele ed
oggetti, che rappresentano proprio la sua amata terra: paesaggi, scorci di
città, volti e personaggi della storia dell’arte e della storia dell’arte
toscana. Li protegge, li custodisce, li cura, grazie alla collaborazione di
alcune amiche, alcune di loro esperte restauratrici, altre semplici
appassionate di arte, con le quali condivide questo importante compito, questa
missione. Una fragilità tipica di alcuni personaggi femminili
d’annunziani.
L’azione
è spostata a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, in Toscana,
attraversata, come tutto il resto della Nazione e del continente, dal contrasto
tra due fazioni politiche (destra fascista ormai al potere senza più
opposizione e sinistra antifascista perseguitata dal regime) che fa da contorno
alla vicenda. Il marito è il podestà della città e lei, nonostante abbia un
fratello in carcere perché appartenente agli oppositori del marito che l’ha
voluto imprigionare, è profondamente innamorata di quell’uomo al quale è
sposata, nel quale confida ancora, combattuta tra il dovere famigliare nei
confronti della liberazione del fratello e nel rispetto del sentimento verso
quel marito così duro e legato ai propri ideali politici.E’ una Toscana
luminosa, calda, estiva, che si oppone ai luoghi freddi della prigionia di
Rodrigo prima e di Pia dopo. Stanze di un palazzo nobiliare nella città di
Siena e prigioni di castelli e palazzi tra le crete senesi e la Maremma (poco
distante e luogo dell’esilio di Pia).
E’
un racconto – aggiunge Cigni – fatto d’interni e di esterni, luoghi
nei quali s’intrecciano vicende private e vicende politiche (seppur marginali)
e scontri affettivi, di rifiuti e di gelosie di grande forza: Ghino, fratello
di Nello è, infatti, innamorato della cognata ed è lui che organizza la falsa
notizia del tradimento per ricattare Pia e convincerla ad amarlo per forza. Pia
mostra la sua forza e la sua integrità, confermando la fedeltà al marito e
accetta di morire in prigione pur di non dar seguito ad un tradimento che non
potrebbe che renderla eternamente infelice: lei donna sensibile, amante
dell’arte, appassionata, fedele.
Ci
sono riferimenti alla cinematografia Novecentesca ambientata in Toscana, di
alcuni film degli anni Cinquanta, fino ai più recenti capolavori dedicati al
tema del periodo del ventennio in Toscana (Un tè con Mussolini ad esempio,
nonostante non si ripercorra qua il momento vero e proprio della guerra).
I
due poteri contrastanti sono due poteri politici e militari (fascisti al
governo contro forze antifasciste) in un preciso periodo storico italiano. I
luoghi sono quelli della Toscana sud (Siena e campagna senese), descritti
attraverso alcuni elementi di architettura (scena) e di attrezzeria (dipinti
richiamanti la terra toscana o esplicitamente ricondotti ad elementi artistici
della Toscana: statue, oggetti d’arte).
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