Re
Ruggero inaugura la stagione del Santa Cecilia
L'articolo di Giuseppe Pennisi
Su
questa testata il 19 maggio avevamo anticipato che la stagione
2017-218 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sarà piena di novità. Ne
segna il tono un’inaugurazione particolare e entusiasmante con la proposta (in
prima esecuzione romana) di Re Ruggero, opera di Karol Szymanowski,
il compositore polacco più noto dopo Chopin, ambientata dopo l’anno
Mille in Sicilia durante il regno del Re normanno Ruggero II d’Altavilla.
A
dirigerla sarà Antonio Pappano, mentre la suggestiva regia in presa
diretta e le proiezioni video saranno affidate a Masbedo (Nicolò Massazza e
Iacopo Bedogni), duo dei videoartisti milanesi considerati tra i più
interessanti della scena internazionale, con la drammaturgia visiva di Mariano
Furlani. Pappano ha diretto l’opera a Londra e a la dirigerà alla Scala nel
2021. Sono in programma tre recite: il 5, il 7 e il 9 ottobre. Saranno in forma
di mise en espace con proiezioni che illustrano le emozioni dei principali
personaggi.
Seconda
opera di Szymanowski, Re Ruggero è un lavoro ricco di contrasti sonori,
in cui si ritrovano echi della complessa poetica musicale di Skrjabin (autore
la cui vicenda artistica e personale ha avuto molti punti di contatto con
quella di Szymanowski) e della musica di Debussy; un’opera intrisa delle
suggestioni legate ai numerosi viaggi di Szymanowski in Sicilia, regione punto
d’incontro tra diverse culture. La trama – in cui si trovano spunti delle
Baccanti di Euripide – ruota intorno al mito dionisiaco ed è incentrata sui
tormenti e i turbamenti interiori del Re, combattuto tra le tentazioni
dell’amore pagano e di quello cristiano e familiare a cui è stato sempre
devoto. Grazie all’innovativa regia multimediale protagonisti della serata,
oltre all’Orchestra, al Coro e alle Voci Bianche di Santa Cecilia
saranno quindi le riprese dal vivo che si intersecheranno con la musica e
materiali visivi girati per l’occasione, creando un piano di lettura aggiuntivo
capace di ricreare il vissuto psicologico del protagonista. Nell’intenzione di
Masbedo sarà come essere nella mente del Re, in un viaggio emotivo nelle
reazioni e alle suggestioni che la vicenda scatena nell’animo di Ruggero.
Il
clima multimediale sarà ampliato dall’installazione sonora con Olofoni ideata
dal compositore Michelangelo Lupone. Un’occasione per il pubblico di
sperimentare, all’arrivo nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica,
l’emozione di un ascolto diffuso e avvolgente come quello che prova il
direttore stando tra gli strumenti dell’orchestra. La diffusione di estratti di
Re Ruggero alternati registrazioni storiche dell’Orchestra
dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia avverrà tramite un sistema basato su
un principio d’irradiazione riflessa in grado di proiettare il suono in maniera
molto concentrata e con estrema precisione.
La
rarissima esecuzione di Re Ruggero di Karol Szymanowski. In primo luogo,
deve aprire un capitolo rimasto oscuro in Italia: quello della musica
“degenerata” “degli altri”… Il “secolo breve” è stato anche e soprattutto un
“secolo crudele” secondo il titolo di un libro di Luigi Fenizi poiché la
tecnologia rese possibile la violenza di massa. Il secolo fu crudele anche
contro la musica, specialmente contro la musica contemporanea. L’Italia fu
un’eccezione in quanto dalla metà degli Anni 30 ospitò, a Venezia, festival
internazionali di musica contemporanea ed mise in scena opere (come il Wozzeck
di Berg) vietate altrove.
La
musica considerata “degenerata” dal nazismo portò all’emigrazione Schönberg,
Berg, Korngold, Kěrneck, Zemliski ed altri – dalla Germania alla volta
principalmente degli Usa – e condusse Ullmann alla morte in campo di
concentramento. Poco si è, invece, scritto sulla musica considerata
“degenerata” “dagli altri”- dall’Urss stalinista. Stravinskij emigrò prima in
Svizzera e in Francia e poi negli Usa ma scelse, come sua Patria ideale,
l’Italia. Shostakovic ebbe il suo lavoro più importante vietato da Stalin che
lo bollò come “corrotto e foriero di corruzione”.
I
lavori di Smymanowski sono stati amati da Gavazzeni, Rattle, Mackerrars. Nato
da una ricca famiglia di proprietari terrieri in quella parte dell’Ucraina che
era territorio polacco, perse ogni bene dopo la prima guerra mondiale e visse
di stenti sino alla morte. Nei primi anni del secolo scorso, Szymanowski aveva
viaggiato molto nel bacino del Mediterraneo ed era rimasto affascinato in
particolare dalla fusione di culture presente in Sicilia. Era cattolico
fervente (tra le sue opere più eseguite, nelle Chiese polacche anche durante la
dittatura comunista, uno Stabat Mater, le Litanie alla Vergine Maria ed un Veni
Creator). Era anche omosessuale, condizione che viveva in discrezione.
Re
Ruggero venne rappresentata a Varsavia nel 1926 e a Duisburg in Germania ed
a Praga pochi anni dopo. Venne eseguita al festival di musica
contemporanea di Palermo nel 1949 (e ripresa nel 1992,con scene do
Guttuso, nonché, in un nuovo allestimento, nel 2015). A Varsavia, ci furono
poche repliche nel 1965 Riapparve a Londra nel 1975. Tornò sulle scene polacche
nel 2000 quando ne venne allestita un’edizione molto trasgressiva (ancora in
repertorio).
Ogni
atto è costruito attorno a un confronto fra Ruggero, normanno, filosofo e
matematico (con un arabo come principale consigliere) e Dioniso, in tre luoghi
diversi: una chiesa bizantina, il palazzo reale, l’anfiteatro greco. Nel primo
atto sono riconoscibili tre ampie unità formali, la prima delle quali si ispira
al mondo della musica bizantina: salmodie antifonali, doppi cori. L’unità
successiva è caratterizzata dall’unirsi delle voci di Roxana (moglie di
Ruggero) e del pastore, dal loro progressivo emergere fino al climax. Il
secondo atto è un tableau orientale in forte contrasto con il
bizantinismo del primo. La prima parte è costruita attorno all’aria strofica in
cui Roxana intercede per il pastore, seconda basata sulle danze rituali.
Nel terzo atto il simbolismo si fa più esplicito: ora il pastore si presenta
come Dioniso, e Ruggero lascia che il suo tormentato dissidio interiore si
sciolga in favore della nuova fede. In un libro ormai di oltre un quarto di
secolo fa, il fine musicologo americano Ethan Nordden, lo chiama “uno dei
capolavori nascosti del teatro d’opera contemporaneo”, aggiungendo che “sino
agli anni 50 e 60 non si è ascoltata una tale fusione di stili e di suoni,
dalla bitonale polifonia alla Stravinskji alla concisione ritmica alla Bártok
agli orientalisti alla Skryabin”- il tutto costruito su un’architettura basata
sulle lezioni di Wagner, Debussy e Strauss. Re Ruggero è la fonte di
ispirazione di opere degli anni 70 come The Bassarids di Henze e A death in Venice
di Britten. Nell’esecuzione prevalgono cantanti polacchi.
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