RE
RUGGERO/ L'inaugurazione della stagione di Santa Cecilia "guastata"
dai video
Con Re Ruggero c'è stata l'inaugurazione della stagione
sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. Rovinata, secondo
GIUSEPPE PENNISI, dai video dei Masbedo
07 ottobre 2017 Giuseppe Pennisi
Un
momento dello spettacolo (Foto di Musacchio & Iannello)
L'inaugurazione
della stagione sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia è stata
sciupata dai video dei Masbedo, la cui intenzione era di presentare l'intimo
del Re Ruggero (il protagonista), in un viaggio emotivo nelle reazioni e nelle
suggestioni che la vicenda scatena nel suo animo. Progetto ambizioso, ma non
riuscito in quanto non in linea né con la vicenda, né con la musica. Ben
differenti i video di Mathis der Maler di Hindemith al Festival Enescu e
di Jérusalem curato da Hugo de Ana al Festival Verdi o di Ettore
Majorana- cronaca di infinite scomparse di Roberto Vetrano (ora nel
circuito di Opera Lombardia prima di andare in Spagna e Germania): tali video
erano un intelligente supporto alla musica e al libretto. I Masbedo si sono
dedicati specialmente a istallazioni e supporto a musica pop; dovrebbero
continuare su quel filone.
Seconda
opera di Karol Szymanowski, Re Ruggero è stata rappresentata in Italia
solo a Palermo. Di recente, con la guida di Antonio Pappano (che nel 2021 la
proporrà alla Scala), ha avuto un buon successo a Londra alla Royal Opera
House. Ho avuto l'occasione di vederla e ascoltarla a Palermo nel 2005 e l'anno
seguente a Varsavia, dove ne è in repertorio una produzione molto esplicita e
trasgressiva.
Re
Ruggero è essenzialmente un lavoro tardo-romantico. Considero Szymanowski
un cugino minore di Korngold e Schrekrer, molto lontano, per restare nel
periodo, dal sommo Zemlinski. I lavori di Smymanowski sono stati amati da
Gavazzeni, Rattle, Mackerrars. In un libro ormai di oltre un quarto di secolo
fa, il fine musicologo americano Ethan Nordden, lo chiama "uno dei
capolavori nascosti del teatro d'opera contemporaneo", aggiungendo che
"sino agli anni Cinquanta e Sessanta non si è ascoltata una tale fusione
di stili e di suoni, dalla bitonale polifonia alla Stravinskji alla concisione
ritmica alla Bártok agli orientalisti alla Skryabin"- il tutto costruito
su un'architettura basata sulle lezioni di Wagner, Debussy e Strauss. Re
Ruggero è la fonte di ispirazione di opere degli anni Settanta come The
Bassarids di Henze e A death in Venice di Britten.
Nato
da una ricca famiglia di proprietari terrieri in quella parte dell'Ucraina che
era territorio polacco, perse ogni bene dopo la Prima guerra mondiale e visse
di stenti sino alla morte. Nei primi anni del secolo scorso, Szymanowski aveva
viaggiato molto nel bacino del Mediterraneo ed era rimasto affascinato in
particolare dalla fusione di culture presente in Sicilia. Era cattolico
fervente (tra le sue opere più eseguite, nelle Chiese polacche anche durante la
dittatura comunista, uno Stabat Mater, le Litanie alla Vergine Maria e un Veni
Creator). Era anche omosessuale, condizione che viveva in discrezione e che lo
portava spesso in Sicilia e Nord Africa alla ricerca di avventure mercenarie.
L'opera
è un lavoro ricco di contrasti sonori, in cui si ritrovano echi della complessa
poetica musicale di Skrjabin (autore la cui vicenda artistica e personale ha
avuto molti punti di contatto con quella di Szymanowski) e della musica di
Debussy; un'opera intrisa delle suggestioni legate ai numerosi viaggi di
Szymanowski in Sicilia, regione punto d'incontro tra diverse culture. La trama
- in cui si trovano spunti delle Baccanti di Euripide - ruota intorno al mito
dionisiaco ed è incentrata sui tormenti e i turbamenti interiori del Re,
combattuto tra le tentazioni dell'amore pagano e di quello cristiano e
familiare a cui è stato sempre devoto.
Ogni
atto è costruito attorno a un confronto fra Ruggero, normanno, filosofo e
matematico (con un arabo come principale consigliere) e Dioniso, in tre luoghi
diversi: una chiesa bizantina, il palazzo reale, l'anfiteatro greco di
Taormina. Nel primo atto sono riconoscibili tre ampie unità formali, la prima
delle quali si ispira al mondo della musica bizantina: salmodie antifonali,
doppi cori. L'unità successiva è caratterizzata dall'unirsi delle voci di
Roxana (moglie di Ruggero) e del pastore, dal loro progressivo emergere
fino al climax. Il secondo atto è un tableau orientale in forte contrasto
con il bizantinismo del primo. La prima parte è costruita attorno all'aria
strofica in cui Roxana intercede per il pastore, la seconda è basata
sulle danze rituali. Nel terzo atto il simbolismo si fa più esplicito: ora il
pastore si presenta come Dioniso e Ruggero lascia che il suo tormentato
dissidio interiore si sciolga in favore della nuova fede.
All'Accademia
Nazionale di Santa Cecilia è stata presentata in forma di mise en éspace.
I cantanti recitano (non utilizzano leggii) e utilizzano due livelli (il palco)
e il secondo ordine di galleria. L'azione è spedita (circa 90 minuti) e i
cantanti hanno doti attoriali e sono tutti di alto livello: Lukasz Golinski (Re
Ruggero), Lauren Fagan (la Regina Rossana), Edgaras Montvidas (il Pastore),
Marco Spotti (l'Arcivescovo), Elena Rasker (la Diaconessa), Kurt Azesberger
(Idriss). L'orchestra e il coro (compreso quello di Voci Bianche) di Santa
Cecilia guidati da Pappano e, per la parte corale, da Ciro Visco rendono a perfezione
le atmosfere di Szymanowski. In aggiunta, l'installazione sonora con Olofoni
ideata dal compositore Michelangelo Lupone consente al pubblico di
sperimentare, all'arrivo nella Cavea dell'Auditorium Parco della Musica,
l'emozione di un ascolto diffuso e avvolgente come quello che prova il
direttore stando tra gli strumenti dell'orchestra.
Un'esecuzione
musicale mirabile. Turbata dai video.
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