SALISBURGO/ Macron "battuto" da Martha Argerich e Daniel Barenboim
Tutti i numeri di un successo: al festival di Salisburgo in
una settimana 260mila spettatori e un utile di quasi 30 milioni di euro. Ma c'è
ancora spazio per la musica... GIUSEPPE PENNISI
31 agosto 2017 Giuseppe
Pennisi
Il festival estivo di Salisburgo è terminato il 30 agosto. In sei
settimane, e con un contributo pubblico complessivo di 12,8 milioni ed un bilancio
complessivo di circa 60 milioni di euro, ha macinato utili per 29,9 milioni (al
lordo delle tasse e delle imposte), ha avuto oltre 260.000 spettatori paganti
(a fronte di oltre mezzo milione di richieste di biglietti), provenienti da 79
nazioni (di cui 40 extra-europee): i prezzi dei biglietti variano tra i 450 ed
i 15 euro a posto (oltre la metà al di sotto dei cento euro). Sono state
effettuate 195 rappresentazioni in 15 differenti luoghi di spettacolo.
In una settimana a Salisburgo, ho inviato corrispondenze su quattro
delle cinque opere presentate in forma scenica (altre cinque sono stato
proposta o in forma di concerto o in forma scenica) ed ho anche ascoltato due
concerti: uno per solisti ed uno per orchestra sinfonica. La tendenza a privilegiare
le opere dipende dal fatto che sono spettacoli che vengono replicati e ripresi
spesso in un circuito internazionale, mentre i concerti sono in gran misura
eventi unici ed irrepetibili.
Ho assistito ad un piccolissimo campione della vastissima offerta di
concerti: il 23 agosto al concerto per solisti di due maggiori e più noti
pianisti viventi, Martha Argerich e Daniel Barenboim, ed il 25 agosto al
concerto del Gustav Mahler Jugenderorchester diretta da Ingo Metzmacher e con
la partecipazione del pianista Jean-Yves Thibaudet. Due concerti molto
differenti.
Al primo, i due anziani pianisti sono entrati nell’affollatissima
Grosses Festspielhaus, tenendosi per mano come fossero, fratello e sorella.
Quella parte del pubblico che aveva rivoltato le spalle al palcoscenico per
applaudire il Presidente Francese Emmanuel Macron (che si considera un pianista
di qualità), presente nel palco centrale con la première dame gli ha
subito voltato le spalle per scoppiare in un’ovazione – nonostante le enormi
dimensioni della sala il concerto era ‘tutto esaurito’ da mesi.
La prima parte del concerto componeva una sonata di Mozart per due
pianoforti (la KV 448) e sei studi di Schumann in forma di canone (op.56). La
seconda tutta imperniata su Debussy (En blanc et noir e la trascrizione
de La Merper due pianoforti). Quindi, tardo settecento e primo
ottocento nella prima parte del concerto, e novecento nella seconda. Debussy
(trascrizione per due pianoforti de Le Prelude à l’Après midi d’un Faune )
nel bis offerto, a grande richiesta, al termine del concerto. Due impressioni;
enorme perizia tecnica , ma la scelta del brano di Mozart forse inadeguata
perché eccessivamente scolastico. Il brano suonato con maggiore passione
(trasmessa al pubblico) è stato quello scelto per il bis,
Profondamente differente il secondo concerto imperniato tutto sul
novecento: Schoenberg (tre brani di musica da film, per un film programmato ma
non realizzato, a ragione delle vicende politiche nella Germania del 1934),
Gershwin (concerto per piano e orchestra in fa maggiore), Bartók (il mandarino
meraviglioso) e Ravel (suite No 2 del balletto Daphi e Chloé). La Jugenderorchester,
Jean-Yves Thibaudet e Ingo Metzmacher hanno confermato, nella Felsenreitschule,
il loro altissimo livello e entusiasmato un pubblico, con una forte presenza
giovanile.
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