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PALCHI E PLATEE
d i B e ck me s s e r
I cavalieri
dell'apocalisse arrivano a Roma
La m usica dello
spirito viene poco trattata
sulla
stampa, anche su riviste strettamente musicali.
La si considera spesso
come un genere
tipicamente ecclesiastico da suonare, più
o meno bene, durante le funzio ni religiose. Ancora meno,
il pubblico di ascoltatori in sen so
lato è informato di musica dello spirito contemporanea.
Pochi sanno, ad esempio,
che il Festival estivo di Salisbu
rgo è preceduto da un'ouverture spirituale che dura circa due settimane; che ogni a utunno,
in
Italia, ci sono due importanti festival, rispettivamente a Pisa
e in
Umbria, dedicati esclusi vamente alla musica religiosa
e che, alcuni
anni fa, l'associa zione Nuova consonanza (da decenni il maggiore laboratorio italiano di musica contempo
ra nea ) ha dedicato
alla musica sacra
contemporanea
il proprio festival annuale che si dipana tra l'a utunno
e la fine
di
dicembre.
Pochi si sono accorti,
ad esem pio,
che ci sono voluti quasi otto
anni perché, dalla prima esecuzione al Festival dei due
mondi a Spoleto nel 2009, u na delle maggiori composizioni
di musica sacra contemporanea
( Apokàly psis
di Marcello Panni ) arrivasse a Roma,
alla sala Santa Cecilia del Parco della musica ). Nel
frattempo è stata a Milano nella
Chiesa di San Marco,
al Duomo di Monza, alla Clairiére
del Conservatorio della Svizzera
italiana e in altri spazi.
Apokàly psis è un grande ora-
torio contemporaneo,
come
Halleluja,
Oratorio Balbubum, di Peter Eotvos presentato in prima mondiale l'estate
scorsa
al Festival
di Salisburgo. Mentre il lavoro di Eotvos
si basa
su una leggenda
medioevale,
Apokàly psis è tratta da uno dei testi più complessi del cristia nesimo: l' Apocalisse di
San Giovanni. Panni ( autore anche del
libretto) ha lavorato
all'o
ratorio in collaborazione con
il cardinale Giovanni
Ra vasi, che
nell'esecuzione introduce l'opera. A pokàly psis richiede un organico orchestrale imponente (a Roma si è impiegata la Banda nazionale dell'Esercito italiano), un
doppio coro, un coro di voci bianche e due voci recitanti
Albrecht Durer (1471-1528), Illustrazioni dell'Apocalisse di Giovanni di Patmos.
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( a Roma Elio De Capitani,
nel ruolo di San Giovanni, e Sonia Bergamasco in quello della Sposa celeste). Le due voci reci
tanti recitano i versetti dell'Apo calisse in italiano alternandosi
e
a volte sovrapponendosi alla musica, mentre il coro intona la versione dei versetti in latino,
ma anche in francese, inglese, tedesco, spagnolo e,
nel finale, in
greco, lingua in cui proba
bil mente l'Apocalisse si è diff
usa
nei
primi anni
del cristianesimo. Una
lettura, q uindi, ecumenica anche già nel libretto.
Lo è ancora di più nelle scelte musicali. La soluzione più banale sarebbe stata quella
di
fare uso di musica elettronica ed elettroacustica per creare effetti speciali. Invece, per un testo così complesso, è stata scelta una lettura austera con cui viene evocata una sacralità primitiva da rito sciamanico, con elementi di
folklore latinoamericano, innestata su una
rievocazione
di forme contrappuntistiche medievali e sulla solmizzazione gregoriana.
Strutturata in due parti e sette q uadri (con un prologo e un epilogo),
Apokàly psis non illustra
gli ultimi giorni
dell'umanità, ma è una moderna sacra ra ppresentazione piena
di speranza. Non solo le voci bianche si inseriscono più volte come segno di purezza,
ma alla fine della prima parte
Satana viene sconfitto e in quella della seconda si entra nella Gerusa
lemme celeste.
Un vero messaggio all'umanità.
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