mercoledì 1 febbraio 2017

I Cavalieri dell'Apocalissiche arrivano a Roma in Formiche mensionen



@
PALCHI E PLATEE
d i B e ck me s s e r


I cavalieri dell'apocalisse arrivano a Roma



La m usica dello spirito viene poco  trattata  sulla  stampa, anche  su  riviste  strettamente musicali. La si considera  spesso come un  genere  tipicamente ecclesiastico  da  suonare, più
o meno bene, durante le funzio­ ni religiose. Ancora meno,
il pubblico di ascoltatori in sen­ so lato è informato di musica dello spirito contemporanea.
Pochi sanno, ad esempio, che il Festival estivo di Salisbu rgo è preceduto da un'ouverture spirituale che dura circa due settimane; che ogni a utunno,
in Italia, ci sono due importanti festival, rispettivamente a Pisa
e in Umbria, dedicati esclusi­ vamente alla musica religiosa
e che, alcuni anni fa, l'associa­ zione Nuova consonanza (da decenni il maggiore laboratorio italiano di musica contempo­
ra nea )  ha dedicato alla musica sacra  contemporanea   il  proprio festival annuale  che si dipana tra l'a utunno e la fine
di dicembre.
Pochi si sono accorti, ad esem­ pio, che ci sono voluti quasi otto anni perché, dalla prima esecuzione al Festival dei due mondi a Spoleto nel 2009, u na delle maggiori composizioni
di musica sacra contemporanea
( Apokàly psis  di Marcello Panni ) arrivasse a Roma, alla sala Santa Cecilia del Parco della musica ). Nel  frattempo è stata a Milano nella  Chiesa di San Marco, al Duomo  di  Monza, alla Clairiére del Conservatorio  della Svizzera italiana e in altri spazi.
Apokàly psis è un grande ora-

torio contemporaneo,  come Halleluja,  Oratorio Balbubum, di Peter Eotvos presentato in prima mondiale l'estate scorsa
al Festival di Salisburgo. Mentre il lavoro di Eotvos si basa
su una leggenda medioevale,
Apokàly psis è tratta da uno dei testi più complessi del cristia­ nesimo: l' Apocalisse di San Giovanni. Panni ( autore anche del libretto) ha lavorato all'o­ ratorio in collaborazione  con
il cardinale Giovanni Ra vasi, che nell'esecuzione introduce l'opera. A pokàly psis richiede un organico orchestrale imponente (a Roma si è impiegata la Banda nazionale dell'Esercito italiano), un doppio coro, un coro di voci bianche e due voci recitanti























Albrecht Durer (1471-1528), Illustrazioni  dell'Apocalisse di Giovanni di Patmos.
..
 
"Nel cielo appa rve poi un segno grandioso: una donna vestita di ole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. (   )"



91

( a Roma Elio De Capitani, nel ruolo di San Giovanni, e Sonia Bergamasco in quello della Sposa celeste). Le due voci reci­
tanti recitano i versetti dell'Apo­ calisse in italiano alternandosi
e a volte sovrapponendosi alla musica, mentre il coro intona la versione dei versetti in latino, ma anche in francese, inglese, tedesco, spagnolo e, nel finale, in greco, lingua in cui proba bil­ mente l'Apocalisse si è diff usa
nei primi anni del cristianesimo. Una lettura, q uindi, ecumenica anche già nel libretto.
Lo è ancora di più nelle scelte musicali. La soluzione più banale sarebbe stata quella di
fare uso di musica elettronica ed elettroacustica per creare effetti speciali. Invece, per un testo così complesso, è stata scelta una lettura austera con cui viene evocata una sacralità primitiva da rito sciamanico, con elementi di folklore latinoamericano, innestata su una rievocazione
di forme contrappuntistiche medievali e sulla solmizzazione gregoriana.
Strutturata in due parti e sette q uadri (con un prologo e un epilogo), Apokàly psis non illustra gli ultimi giorni
dell'umanità, ma è una moderna sacra ra ppresentazione piena
di speranza. Non solo le voci bianche si inseriscono più volte come segno di purezza, ma alla fine della prima parte Satana viene sconfitto e in quella della seconda si entra nella Gerusa­ lemme celeste.
Un vero messaggio all'umanità.

Nessun commento: