Anche l’Europa farà il suo regolamento E
sarà a favore della liberalizzazione
L’emendamento di Linda Lanzillotta contestato dai tassisti fa
slittare al 31 dicembre 2017 i tempi per il varo di una nuova regolamentazione
del 'servizio pubblico' con auto e conducenti privati. Sotto il profilo tecnico
formale, la nuova regolamentazione non sarebbe un testo comprensivo come il
decreto Bersani del luglio 2006, ma dovrebbe riguardare esclusivamente un aspetto
della complessa e controversa materia: l’esercizio abusivo del servizio taxi e
di noleggio con conducente. La regolamentazione, spiegano tecnici del Senato,
dovrebbe piuttosto riguardare anche «gli indirizzi generali per l’attività di
programmazione e di pianificazione delle Regioni, ai fini del rilascio, da
parte dei Comuni, dei titoli autorizzativi».
Questo in una fase in cui nell’Unione Europea la materia è in
rapida evoluzione e c’è già stata, a fine 2016, una sentenza della Corte di
Giustizia che fornisce indirizzo ai fini di una regolamentazione nel quadro del
funzio- namento del mercato unico. La sentenza apre la strada all’ingresso di
Uber e di altre piattaforme che offrono servizi online, come le app per
smartphone che consentono di ottenere un 'passaggio' non da un tassista
professionista ma un comune automobilista. La Corte europea indica che tali
servizi potranno essere vietati nelle normative nazionali unicamente come
misure estreme. Le norme resterebbero nazionali ma l’Ue potrebbe aprire procedure
d’infrazione. In prospettiva c’è però una direttiva o un regolamento
comunitario.
«Se li blocchiamo qui, in ogni caso cresceranno da qualche
altra parte» ha avvertito il vicepresidente della Commissione europea Jyrki
Katainen. «Non si può imporre il divieto totale di queste attività se la
ragione è proteggere i modelli di business esistenti», è il messaggio lanciato
dalla commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska. Sempre che «vengano
rispettati i criteri fiscali, sociali e di protezione dei consumatori».
Secondo la Commissione Europea, le legislazioni nazionali
dovranno stabilire soglie minime sotto cui un’attività economica possa essere
considerata un’attività non professionale tra pari senza dover rispettare gli
stessi requisiti applicabili a un fornitore di servizi che opera su base
professionale. È questa prospettiva che 'terrorizza' i tassisti italiani,
protetti da sempre da un sistema di regolamentazione molto forte di origine
corporativa Li spaventa perché dell’Europa l’aria che tira è fortemente in
favore della liberalizzazione. In effetti, in numerosi Stati europei, Uber e
simili operano liberamente nell’ambito di normative nazionali. Solo Francia,
Italia e Spagna ne hanno vietata l’operatività. A differenza di Francia e
Spagna, dove esistono ancora partiti strutturati, i tassisti italiani non hanno
più forze politiche tradizionali di riferimento. Sanno di contare molto meno di
20 anni fa. Quindi, la protesta 'selvaggia'. Avrà effetti? La storia insegna
che chi difende l’esistente perde sempre. E ancora di più chi vuole tornare al
passato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nessun commento:
Posta un commento