martedì 21 febbraio 2017

Anche l’Europa farà il suo regolamento E sarà a favore della liberalizzazione in Avvinire 22 febbraio



Anche l’Europa farà il suo regolamento E sarà a favore della liberalizzazione
L’emendamento di Linda Lanzillotta contestato dai tassisti fa slittare al 31 dicembre 2017 i tempi per il varo di una nuova regolamentazione del 'servizio pubblico' con auto e conducenti privati. Sotto il profilo tecnico formale, la nuova regolamentazione non sarebbe un testo comprensivo come il decreto Bersani del luglio 2006, ma dovrebbe riguardare esclusivamente un aspetto della complessa e controversa materia: l’esercizio abusivo del servizio taxi e di noleggio con conducente. La regolamentazione, spiegano tecnici del Senato, dovrebbe piuttosto riguardare anche «gli indirizzi generali per l’attività di programmazione e di pianificazione delle Regioni, ai fini del rilascio, da parte dei Comuni, dei titoli autorizzativi».
Questo in una fase in cui nell’Unione Europea la materia è in rapida evoluzione e c’è già stata, a fine 2016, una sentenza della Corte di Giustizia che fornisce indirizzo ai fini di una regolamentazione nel quadro del funzio- namento del mercato unico. La sentenza apre la strada all’ingresso di Uber e di altre piattaforme che offrono servizi online, come le app per smartphone che consentono di ottenere un 'passaggio' non da un tassista professionista ma un comune automobilista. La Corte europea indica che tali servizi potranno essere vietati nelle normative nazionali unicamente come misure estreme. Le norme resterebbero nazionali ma l’Ue potrebbe aprire procedure d’infrazione. In prospettiva c’è però una direttiva o un regolamento comunitario.
«Se li blocchiamo qui, in ogni caso cresceranno da qualche altra parte» ha avvertito il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen. «Non si può imporre il divieto totale di queste attività se la ragione è proteggere i modelli di business esistenti», è il messaggio lanciato dalla commissaria al mercato interno Elzbieta Bienkowska. Sempre che «vengano rispettati i criteri fiscali, sociali e di protezione dei consumatori».
Secondo la Commissione Europea, le legislazioni nazionali dovranno stabilire soglie minime sotto cui un’attività economica possa essere considerata un’attività non professionale tra pari senza dover rispettare gli stessi requisiti applicabili a un fornitore di servizi che opera su base professionale. È questa prospettiva che 'terrorizza' i tassisti italiani, protetti da sempre da un sistema di regolamentazione molto forte di origine corporativa Li spaventa perché dell’Europa l’aria che tira è fortemente in favore della liberalizzazione. In effetti, in numerosi Stati europei, Uber e simili operano liberamente nell’ambito di normative nazionali. Solo Francia, Italia e Spagna ne hanno vietata l’operatività. A differenza di Francia e Spagna, dove esistono ancora partiti strutturati, i tassisti italiani non hanno più forze politiche tradizionali di riferimento. Sanno di contare molto meno di 20 anni fa. Quindi, la protesta 'selvaggia'. Avrà effetti? La storia insegna che chi difende l’esistente perde sempre. E ancora di più chi vuole tornare al passato.
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