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AD AIX MUSICA E POLITICA NEL SOLE DELLA PROVENZA
Aix-en-Provence - Dal 5 al 25 luglio nella città francese va in scena il classico festival. Oltre alla lirica e ai concerti, spazio anche all'economia
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Aix-en-Provence - Il Festival di Aix–en-Provence è l’occasione per ascoltare buona musica e prendere il polso alla “Francia-che-può”. Sarebbe più corretto parlare di “Festivals”, al plurale, poiché quello più noto di musica lirica e concerti (5-25 luglio quest’anno) segue un mese di prove aperte dell’Accadémie Européenne de Musique (occasione per ascoltare nuove voci e nuove bacchette) in giugno ed è seguito da una rassegna di danza in agosto. Verso quella che fu la capitale della Provenza, si trasferiscono “the best and the brighest” (le teste d’uovo). In primo luogo dell’economia a ragione del convegno annuale del “Cercles des Economiste”, una quattro giorni serrata su come fare tornare l’Europa a crescere cui hanno partecipato un centinaio di economisti (tra gli italiani è annunciata la presenza di Giuliano Amato, Giulio Tremonti, Franco Bassanini, Edoardo Reviglio) e politici in carica (ma senza alcun “compaesano”, dato il clima rovente a Roma). Quest’anno il tema è il ruolo dello Stato nell’economia mondiale, quindi la produzione di beni pubblici come la giustizia, la difesa, la sicurezza interna, la democrazia, la stabilizzazione della congiuntura, la definizione di nuove regole per la finanza mondiale. Verrà una nutrita schiera di Nobel dagli Usa e da altre parti del mondo.
Una ragione della trasferta è che il Festival di musica alta è ampiamente supportato da mecenati dall’industria e dalla finanza internazionale, che ha appositi club a New York e Londra. Coprono oltre un terzo del costo e hanno titolo di prelazione sui biglietti: un altro terzo viene da amministrazioni pubbliche centrali e locali, il resto dalla biglietteria, ma ben un quinto degli introiti è frutto della vendita di spettacoli ad altri teatri e a case discografiche e televisive. Quindi si tratta di finanza, di economia e di politica tra bicchieri di pastis e di rosé de Provence, tra farcis provenceuax e bouliabasse. delicatezze locali che si gustano nella miriade di ristoranti del Cours Mirabeau e delle deliziose stradine di un piano regolatore seicentesco ancora intonso.
C’è un nesso tra le “rencontre” degli economisti e il tema del Festival vero e proprio che quest’anno viene inaugurato da un’opera di un italiano sconosciuto in patria ma molto apprezzato all’estero: Oscar Bianchi. Il nesso è la tolleranza o meglio, per dirla alla Voltaire, l’intolleranza nei confronti degli intolleranti, tanto nell’economia quanto nelle espressioni artistiche. In “Thanks to my eyes”, coprodotta con i teatri d’opera di Strasburgo e Bruxelles nonché con uno dei maggiori festival di musica contemporanea francese, la tolleranza è nei confronti di una giovane donna misteriosa che ogni notte viene e dormire nella baita di montagna di una famiglia chiusa e introversa, ma che proprio grazie a lei si apre al mondo. Nella “Traviata” (coprodotta con la Staatsoper di Vienna e i teatri di Digione e di Cannes) e in “La Clemenza di Tito” (con i teatri di Marsiglia e di Tolosa) la tolleranza è l’essenza stessa dei due lavori. Nel “Naso” (in collaborazione con l’Opera di Lione e il Metropolitan di New York) e in “Aci e Galatea” (realizzata con la Fenice, l’Eno e l’opera di Bergen) siamo invece all’intolleranza nei confronti dell’intolleranza: della burocrazia zarista-sovietica nella prima
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