L'ITALIA VISTA DA AIX
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Roma - Da Aix en Provence, dove domenica 10 luglio si è conclusa il convegno internazionale annuale del “Cercle des Economistes” (come di consueto in parallelo con l’inizio del “Festival International d’Art Lyrique), l’Italia appare differente da quanto si legge sui giornali di Roma e Milano. Anche la mattina del 13 luglio, vigilia della festa nazionale per la Presa della Bastiglia, la stampa, ad esempio “Le Figaro”, aveva servizi ottimistici sia sulla messa a punto e l’attuazione di un piano per tamponare la crisi del debito sovrano nell’Unione Europea, Ue, sia in particolare sulle possibilità di ripresa dell’Italia. Altre testate sottolineavano la ripresa della Borsa dopo l’accordo bi-partisan per un aggiustamento finanziario maggiore di quello inizialmente annunciato. Ma torniamo al convegno, di cui la stampa italiana ha trattato solamente alcuni aspetti e forse non i più significativi. L’unica manifestazione aperta ad esterni (i maggiori nomi europei, americani ed asiatici) della più autorevole associazione francese di economisti (il sodalizio è limitato per statuto a 30 soci cooptati con grande rigore), ha luogo proprio quando prende l’avvio un festival musicale. Il nesso tra i due appuntamenti annuali è di lunga durata ed in parte dovuto al fatto che gli sponsor (del convegno e del festival) sono gli stessi e che la manifestazione musicale è diventata un luogo d’incontro (e di negoziati ufficiosi) di rilievo internazionale. Quest’anno - le coincidenze non sono sempre dovute al caso - il Festival è stato inaugurato non, come avviene di solito, da una delle 22 opere del catalogo di Mozart (alla cui “renaissance” in Francia si deve la manifestazione) ma da un’opera di un’ora e mezza di un giovane compositore milanese , Oscar Bianchi, 36 anni; nei prossimi mesi, il lavoro girerà nei maggiori teatri europei.
Un segnale indiretto, ma rivelatore, della fiducia che nel mondo in generale (anche in quello delle “musa bizzarra e altera”, la lirica) si ha nella capacità dell’Italia di poter riprendere, in tutti i campi, a risalire la china. Un’indicazione analoga si è avuta non tanto nei comunicati ufficiali quanto nel discorso con cui il Presidente della Banca centrale europea (Jean Claude Trichet) ha aperto i lavori della sessione finale dell’incontro (le conclusioni sono state, come di consueto, affidate ad una “dichiarazione finale” del Cercle des Economiste). Trichet si è volutamente agganciato a quanto detto, la prima giornata, dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi (suo successore all’Eurotower): non siamo stati in grado di prevedere ampiezza e spessore della crisi; sia per uscirne sia per evitarne un’altra, è “indispensabile il rafforzamento della governante europea”. “La creazione di un Ministero dell’Economia europeo non è né per domani né per dopodomani” ma un rafforzamento della cooperazione in materia di politica di bilancio è per oggi. Nel contempo, il Ministro del Bilancio (e portavoce del Governo) della Francia Valérie Pécressé ha presentato ha presentato un programma di riassetto della finanza pubblica d’Oltralpe molto simile a quello varato per l’Italia dall’Esecutivo, ed ora rivisto ed ampliato ed in fase di approvazione.
Hanno suscitato notevole interesse le proposte in materia, rispettivamente, di rafforzamento della concorrenza, di miglioramento della produttività del sistema, di investimenti di lungo periodo e di politica industriale europea presentate da Mario Monti, Franco Bassanini ed Edoardo Reviglio. Si applicano non solo all’Italia – si è ascoltato dire più volte nel corso del convegno - ma a gran parte dell’Europa in quanto coniugano stabilità e convergenza, da un lato, e sviluppo, dall’altro. Rappresentano un percorso per giungere ad una nuova “economia sociale di mercato” (il tema del convegno era “Il mondo in tutti gli Stati”) che coniughi integrazione economica internazionale con una crescita sostenibile ed inclusiva. La “ricetta Tremonti” – si è ascoltato nei corridoi dell’università dove si svolgeva il convegno- ed in eventi collaterali - rappresenta il dosaggio appropriato di rigore finanziario pluriennale e di stimoli alla crescita. Su questo ottimismo di fondo, però, c’è una nube nera: la bufera giudiziaria degli ultimi giorni che minaccia di coinvolgere il Ministro dell’Economia e delle Finanze e, quindi, di mettere a repentaglio il programma di risanamento dei conti e sviluppo dell’economia reale. Lo afferma, senza mezzi termini, il Presidente della Bce Jean-Claude Trichet in conversazioni private (ma non troppo) con gli italiani presenti a Aix: “evitate di indurre Tremonti alle dimissioni o di diminuirne il ruolo”. In Europa, l’attuale Ministro dell’Economia è ormai percepito, a ragione o a torto, come l’orpello principale su cui regge il programma per rimettere l’Italia sulla corsia appropriata, per evitare il contagio della crisi finanziaria della Grecia (nonché del Portogallo e della Spagna), e per impedire eventuali smottamenti dell’euro. Dal suo futuro, che oggi pare molto legato al “teatrino della politica” italiano, dipende una posta europea (ed internazionale) di grande rilievo.
(Giuseppe Pennisi) 13 Luglio 2011 19:00
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