Puccini salvato dalla Cina
DI GIUSEPPE PENNISI
I l 57° Festival Pucciniano di Torre del Lago ha rischiato di non essere realizzato. Avvenire aveva già riferito che l’edizione 2010 si era chiusa con un forte disavanzo (parato in gran misura con le riserve accumulate negli anni) in quanto Arcus (la società mista tra ministero dei Beni Culturali e ministero delle Infrastrutture incaricata di supportare la cultura) ha «dimenticato» (secondo quanto riferito dal management della rassegna) di mettere in programma il relativo finanziamento. Quindi, il Festival (il cui staff fisso è composto di solo 10 persone) si è trovato in serie difficoltà, anche perché contemporaneamente è stato drasticamente ridotto il contributo del comune di Viareggio. E per il 2011 ancora non si sa se Arcus farà la propria parte. L’appello «Salvate Puccini» ha fatto il giro del mondo; a pochi anni dalla celebrazioni del 150° anniversario della nascita del compositore italiano, e a tre dall’inaugurazione del grande teatro costruito in suo onore, sarebbe stato gravissimo perdere non solo il Festival ma anche l’eredità di studi e ricerche della Fondazione. La risposta è arrivata. Non da via Santa Croce in Gerusalemme (sede della Direzione generale per lo spettacolo dal vivo), ma dall’Estremo Oriente, dalla Francia e da altri teatri italiani. Il delizioso nuovo allestimento di Bohème (a Torre del Lago sino al 27 agosto) è co-prodotto con Hong Kong da dove salperà per una tournée in Cina dove, negli ultimi dieci anni, sono stati aperti 28 nuovi teatri per l’opera all’italiana. Il nuovo allestimento di Madama Butterfly (in scena sino al 18 agosto) arriva dal Npo di Tokyo e girerà le isole del Giappone. I teatri di Lucca, Mantova, Ravenna, Pisa si sono coalizzati per una tournée della ripresa della grandiosa
Turandot (in scena sino al 26 agosto). L’Opéra National di Nizza è corsa in aiuto mettendo in cartello l’allestimento di Bohème curato da Scaparro-Folon che ha trionfato per oltre un lustro a Torre del Lago. C’è stata una vera mobilitazione degli Istituti di cultura italiani e stranieri per Puccini, particolarmente attivi quelli del nostro paese a Tokyo e Pechino. Nel silenzio assordante dell’Arcus e degli uffici del dicastero. Ci auguriamo venga rotto presto: tra biglietteria e vendite di allestimenti il Festival pucciniano copre il 60% del bilancio – quello di Salisburgo sfiora il 50%. Uno studio empirico appena pubblicato da quattro economisti tedeschi prova che con i teatri d’opera si cresce e si crea lavoro. Salvare Giacomo Puccini è una leva per lo sviluppo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento