COPRODUZIONI E QUALITÀ: IL SEGRETO DELLO SFERISTERIO
Macerata - Ripartizione dei costi fra più enti, alto numero di repliche, “sguardo” rivolto ai teatri stranieri: così cresce il successo della kermesse di Macerata e diventa un modello. Ma le prospettive finanziarie restano incerteEdizione completa
Stampa l'articolo Macerata - In questi giorni di fine luglio, giungono notizie buone e notizie cattive dal fronte della lirica. La migliore è quella secondo cui il Teatro Massimo di Palermo (un tempo pozzo senza fondo di perdite) ha chiuso per il sesto anno consecutivo un bilancio attivo nonostante il peso dell’ammortamento dei debiti contratti dalla gestione precedente. È un chiaro segnale che la qualità del management conta. Basterebbe incorporare le prassi del Massimo negli altri teatri per far sì che la lirica, pur necessitando sempre del contributo pubblico, si metta su un binario “normale”. La cattiva notizia viene invece dal Teatro dell’Opera di Roma, le cui maestranze minacciano scioperi se non verranno regolarizzati i precari. Se le minacce saranno seguite da azioni sindacali effettive il teatro, il cui management ha dovuto fare salti mortali per mettere in sesto i conti, rischia un’emorragia di pubblico. A tal proposito è utile ricordare che con un organico analogo a Vienna si mettono in scena 50 titoli l’anno anziché solo dieci come accade nella Capitale. Notizie inquietanti giungono invece dal Festival Sferisterio di Macerata a causa delle incerte prospettive finanziarie. Pur se contrastata da avversità atmosferiche sia l’anno scorso che in questo primo scorcio, la manifestazione non solo ha tuttavia raggiunto un elevato livello artistico da quando è guidata da Pier Luigi Pizzi ma sta adottando, più e meglio di altre, un sistema di coproduzioni per ripartire i costi tra più enti e moltiplicare gli spettatori.
Il “Rigoletto” allestito da Massimo Gasparon in scena in questi giorni è stato concepito con questo obiettivo: coprodotto da dieci teatri (e forse in viaggio verso la Spagna e l’Estremo Oriente) è imperniato su palcoscenico girevole adatto alle sale più diverse da cui si schiudono, di volta in volta, il Palazzo Ducale, i vicoli di Mantova, la casa di Rigoletto, l’osteria di Sparafucile. Non si risparmia solo in spese per scene e costumi, ma se ad un artista si offrono 30 recite invece di 4, ovviamente anche il cachet cambia. Analogamente, il delizioso “Così Fan Tutte” è stato allestito da Pier Luigi Pizzi in coproduzione con Ancona ma avendo in mente una più vasta circolazione: una scena unica, cantanti-attori attraenti oltre che bravi, una regia da “commedia per adulti” che prende il pubblico dal primo all’ultimo secondo. Pure il verdiano “Un Ballo in Maschera”, inizialmente pensato da Pizzi per Piacenza per l’Expo del 2004, può essere agilmente portato in altri teatri e l’aggiornamento della vicenda all’America di Kennedy è un indubbio motivo di attrazione. Le ultime edizioni dello “Sferisterio” hanno mostrato di meritare supporto: crescono anche le recensioni su giornali specializzati stranieri e con esse nuovo pubblico in questo lembo d’Adriatico.(Hans Sachs) 28 Luglio 2011 14:13
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