Strategie gestionali per la
valorizzazione delle risorse culturali:
Stefania Chirico* , Giuseppe Pennisi** il caso di Ravenna
* Dottoranda di Ricerca in
“Progetto e tecnologie per la
valorizzazione dei beni culturali”
presso il Politecnico di Milano,
Dip. BEST. Collaboratrice alla
didattica per il corso di
“Economia e Istituzioni del
Turismo” presso la Libera
Università di Lingue e
Comunicazione IULM di Milano.
** Consigliere del Cnel e del
Consiglio Superiore dei Beni
Culturali ed Ambientali. Docente
all’Università Europea di Roma.
L’articolo deriva dal lavoro
congiunto di Stefania Chirico,
che ha analizzato il territorio e le
risorse culturali di Ravenna, i
soggetti pubblici e privati
operanti e il Sistema Museale
(paragrafo 1) e di Giuseppe
Pennisi che ha esaminato il
Ravenna Festival e l’apporto
dello stesso (paragrafo 2).
1 Cfr. Schéma de Développement de
l’Espace Communautaire (Sdec) (European
Commission, 1997).
2 Su proposta del Comitato tecnicoscientifico
di Economia della Cultura,
nel 2008, l’Ufficio Studi del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC)
ha commissionato l’analisi della città di
Ravenna e delle risorse culturali. Per ragione
di vincoli di tempo e di bilancio, si
è deciso di escludere dallo studio le
aree provinciali. I dati sono stati successivamente
aggiornati al 2011. Si ringrazia
il MiBAC per il supporto fornito
nel 2008 alla ricerca e l’autorizzazione
che le sue analisi vengano utilizzate in
questo articolo.
Dal Sud al Nord: Stefania Chirico e Giuseppe Pennisi ci offrono
una completa radiografia del caso di Ravenna “Strategie gestionali
per la valorizzazione delle risorse culturali”.
Completa ed obiettiva è la rassegna delle varie potenzialità, criticità,
necessità, successi e miglioramenti da affrontare per una
città Museo che offre ed ancor di più potrebbe offrire rari tesori
culturali al visitatore.
Il bilancio presentato appare come positivo e basato su solide
e collaudate realtà. Certo, le risorse finanziarie allocate, sia pubbliche
che private, dovrebbero essere più ingenti per il costante
adeguamento e miglioramento delle strutture, la manutenzione
degli spazi, i restauri, la riqualificazione degli Edifici ecc. Ma
gli Enti locali da una parte e taluni Istituti Finanziari ed Associazioni
private dall’altra hanno reso possibile realizzazioni quali
il Ravenna Festival (dal 1989), il Sistema Museale della Provincia
(dal 1997), diventati appuntamenti ed occasioni di grande
richiamo turistico e, soprattutto, culturale.
Certo, non mancano le criticità: dalla logistica e cioè l’esclusione
dalle tradizionali traiettorie di viaggio, alla insufficiente ricettività
alberghiera o ancora al poco soddisfacente rapporto sinergico
tra i vari “soggetti gestori”.
Ma il bilancio della “strategia gestionale delle risorse culturali
di Ravenna” mi sembra presenti più luci che ombre, specialmente
se, come auspicano nelle loro conclusioni gli autori,
si pervenisse a breve a fare di Ravenna un Distretto Culturale
Museale a livello Regionale, suscettibile di generare economie
di scala ed utili raccordi con altri forti attrattori culturali,
come Venezia.
Francesco Caruso
39
siani, 2004. Il territorio di Ravenna è stato scelto, a ragione della
ricchezza dei suoi beni ed attività culturali2).
1 Le risorse culturali della città di Ravenna e il ruolo dei soggetti
pubblici e privati
1.1 L’offerta culturale e il ruolo del settore pubblico
Ravenna, capitale per ben tre volte rispettivamente dell’Impero
Romano d’Occidente (402-476), del Regno Gotico (493-553) e
dell’Impero di Bisanzio in Europa (568-751), è conosciuta per il
ricco patrimonio di mosaici del V e del VI secolo, conservati
nelle Basiliche e nei Battisteri della città, e perché ospita ben
otto monumenti, di cui cinque di appartenenza ecclesiastica,
inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO3. Inoltre,
a Ravenna si contano ben undici musei civici, otto biblioteche,
sei aree archeologiche e tre teatri.
A Ravenna varie sono le tipologie di soggiorno per eventi specifici
e nel corso dell’anno: si può fruire dei monumenti storico-
artistici e si può visitare la città attraverso vari itinerari di
tipo culturale, naturalistico4, spirituale5 e sportivo.
Allo sviluppo complessivo del territorio hanno contribuito gli
accordi di gemellaggio stipulati a partire dal 1996 con le città
di Chichester, di Chartres, di Speyer e quelli di collaborazione
con Meknes, Samarcanda, Laguna, Sultanato dell’Oman,
Evora, Cracovia, Caceres, Petrozavosdk, Zalau, Kaunas,
Gniezno, Istambul, Stato del Gujarat - India6.
Notevole il contributo anche del polo universitario ravennate,
che conta cinque facoltà e circa 3500 iscritti.
La vastità e la varietà dell’offerta culturale richiedono una pianificazione
strategica e integrata di tutte le risorse per massimizzare
benefici dalla utilizzazione di scarse risorse. Dai dati si
evince un aumento costante dal 2000 al 2009 dei flussi finanziari
destinati al settore culturale: Regione, Provincia e Comune
impiegano consistenti risorse per migliorare l’offerta
culturale7. In materia di attività culturali non museali, la Provincia
e il Comune operano soprattutto nei settori teatrali e cinematografici
con progetti8 volti allo sviluppo culturale e al
miglioramento delle strutture, curando la manutenzione degli
spazi, i restauri e la riqualificazione degli edifici.
Giulio Cesare, I Atto Giulio Cesare, II Atto
Giulio Cesare, III Atto
3 Basilica di Sant’Apollinare in Classe,
Basilica di San Vitale, Battistero degli
Ariani, Battistero di Neoniano, Battistero
di Sant’Apollinare Nuovo, Cappella
Arcivescovile, Mausoleo di
Teodorico, Mausoleo di Galla Placidia.
4www.turismo.ravenna.it/contenuti/in
dex.php?t=itinerari&cat=4.
5www.turismo.ravenna.it/contenuti/in
dex.php?t=itinerari&cat=5.
6 Tali relazioni con l’estero si sono concretizzate
attraverso l’istituzione dell’Ufficio
Politiche Europee del Comune
di Ravenna, istituito nel 2001. Cfr.
www.comune.ra.it/La-Citta/Rapportiinternazionali/
Politiche-europee.
7 Ad esempio di ciò si citano La Loggetta
Lombardesca del Museo d’Arte
della Città, il Museo Ornitologico e il
Planetario.
8 Cfr. i progetti “Teatro Scuola”, “CinemA
scuola” e “Mosaico d’Europa
Film Fest.
Territori della Cultura
Allestimenti, attrezzature, Valorizzazione
Piano Museale hardware (investimenti) (spesa corrente)
Fondi Provinciali Fondi Regionali Fondi Provinciali
2000 71.271 euro 105.873 euro 34.705 euro
2001 68.172 euro 118.785 euro 56.293 euro
2002 103.209 euro 129.144 euro 49.013 euro
2003 51.646 euro 128.430 euro 34.913 euro
2004 220.000 euro 132.000 euro 49.262 euro
2005 120.000 euro 135.000 euro 77.960 euro
2006 120.000 euro 79.000 euro 58.058 euro
2007 120.000 euro 135.000 euro 53.500 euro
2008 120.000 euro 138.000 euro 55.000 euro
2009 120.000 176.250 euro 43.100 euro
Quadro riassuntivo degli stanziamenti provinciali (investimenti e corrente)
e regionali in ambito museale (2000-2009), Provincia di Ravenna 2009.
1.2 Il ruolo dei privati
Ai soggetti pubblici si affiancano i privati e prima tra tutti la
Fondazione Ravenna Manifestazioni che, costituita nel 1989,
si impegna a promuovere la cultura teatrale e musicale, soprattutto
attraverso l’organizzazione annuale del Festival.
Alla struttura della Fondazione hanno aderito le associazioni di
categoria, offrendo il loro contributo sul profilo economico e
gestionale della produzione teatrale (Ricci, 2004).
La Fondazione Ravenna Manifestazioni conta una media annuale
di entrate pari a 4,2 milioni di euro. Alla formazione di
tale ammontare, contribuiscono le istituzioni pubbliche per il
34,82%9, i soggetti privati10, il botteghino con 16,49% circa ed
altri ricavi per il 10,56% circa e per il 65,18%. I ricavi derivanti
dal settore privato, costituiti in buona parte anche dal botteghino
(69,87% circa dalla vendita dei biglietti e 30,13% circa
dagli abbonamenti), sono pari a 2/3 del totale e, confrontati
con quelli derivanti dai soggetti pubblici (circa 1/3) durante il
Festival, costituiscono annualmente una quota che conferma
il grado di partecipazione dei fruitori e soprattutto il successo
dell’evento, diventato - come si vedrà in seguito - una delle
massime manifestazioni a livello nazionale ed europeo.
In materia di valorizzazione del patrimonio archeologico, artistico
e architettonico11, la Fondazione RavennAntica12 opera
nella promozione di campagne di scavo nella città di Classe,
di progetti di allestimento museale, di interventi di restauro
musivo, di attività di conservazione e di valorizzazione del ter-
40
9 Governo per il 18,90%; Regione Emilia
Romagna per il 7,11%; Comune di
Ravenna per il 7,89% e altre istituzioni
pubbliche per lo 0,91%.
10 Fondazioni, Sponsorizzazione e Associazione
Amici di Ravenna con il
38,13%.
11 Esso è composto dall’antica città di
Classe, dalla Basilica di Sant’Apollinare
in Classe, dalla Domus dei “Tappeti di
Pietra”, dalla Chiesa di Sant’Eufemia e
dalla Chiesa di San Nicolò.
12 I soci fondatori sono il Comune di
Ravenna, l’Amministrazione Provinciale
di Ravenna, l’Università degli
Studi di Bologna, l’Archidiocesi di Ravenna
e Cervia, la Fondazione Cassa di
Risparmio di Ravenna e la Fondazione
del Monte di Bologna e Ravenna.
13 Cfr. progetto “Ravenna” che riguarda
il Parco Archeologico di Classe
e la riqualificazione di Piazza Kennedy.
14 Nel 2008 la Fondazione ha contribuito
per: Ravenna Festival; la promozione alla
lettura e valorizzazione del patrimonio bibliografico
e archivistico della Fondazione
Casa di Oriani; la mostra documentaria
e la pubblicazione sul restauro di “Madonna
con il Bambino in trono, una
Santa Martire e San Sebastiano” di Nicolò
Rondinelli; la pubblicazione di materiale
promozionale per “Critica in Arte;
il sostegno alla catalogazione e alla valorizzazione
di tutte le decorazioni musive
del Mediterraneo, da Ravenna ad Istanbul;
la tutela e la valorizzazione di raccolte
dell’Ottocento per la Biblioteca Clas-
Ravenna, Cappella Arcivescovile
41
ritorio per i residenti e per i turisti. La realizzazione di tali progetti
è ottenuta anche grazie alla collaborazione con l’Associazione
Amici di RavennAntica che, istituita nel 2004, offre
donazioni e forme di sponsorizzazione. La Fondazione cura
anche i rapporti con le scuole e con le Università, suggerendo
proposte didattiche e favorendo la sensibilizzazione e l’educazione
alla cultura del patrimonio ravennate e la pubblicazione
di quaderni didattici per studenti per migliorare la qualità di
fruizione del patrimonio artistico e culturale.
Altro soggetto privato di rilievo è la Fondazione e Biblioteca
Casa di Oriani, istituita nel 1927 dallo Stato in memoria di Alfredo
Oriani con lo scopo di gestire la casa-museo “Il Cardello”
di proprietà dello scrittore a Casola Valsenio e di promuovere
una biblioteca di storia contemporanea. Essa si rivolge per lo
più a un pubblico adulto e a studenti universitari e “fa parlare”
il territorio ravennate organizzando convegni, incontri, lezioni
di storia contemporanea, politica e sociale e presentando
opere di illustri personaggi ravennati.
A queste si aggiungono due fondazioni bancarie, la Fondazione
del Monte di Bologna e di Ravenna e la Fondazione
Cassa di Risparmio. La Fondazione del Monte di Bologna e di
Ravenna si occupa del settore culturale e sociale, della ricerca
scientifica e dello sviluppo delle comunità locali. Il contributo
della Fondazione alla città di Ravenna è volto alla strutturazione
di progetti pluriennali per la riqualificazione urbana13 e
per l’integrazione scolastica dei giovani immigrati. Per questi
ultimi la Fondazione stanzia annualmente 1.000.000 euro e
prevede la collaborazione di partner istituzionali14.
Anche la Fondazione Cassa di Risparmio collabora da tempo
per la valorizzazione e la promozione del territorio: nel 2008 la
città di Ravenna ha ricevuto circa il 73,1% dei contributi desense;
il proseguimento di attività di
scavo e la realizzazione dell’evento espositivo
“Otium” a S. Nicolò per il Parco Archeologico
di Classe RavennAntica; la
pubblicazione del magazine “Benvenuti
a Ravenna”; la ricerca “Donne nella Cooperazione
ravennate; “Da presenza silenziosa
a ruolo dirigente” gestita dal
Circolo Cooperatori Ravennati; la ricerca
storica sull’ARCI di Ravenna e l’avvio
della costituzione di un centro di documentazione
sulle Case del Popolo, per
l’Associazione ARCI di Ravenna; la seconda
edizione del Festival delle Culture
del Mediterraneo per l’Associazione Meditaeuropa;
la rassegna estiva di eventi e
spettacoli “Ravenna Bella di Sera”, per il
Comune di Ravenna.
15 Nell’anno 2008 la Fondazione Cassa di
Risparmio ha finanziato circa il 47,7%
dei progetti, per una somma pari a euro
5.912.521, su un totale di 8.089.767
euro. I beneficiari dei contributi della
Fondazione sono state soprattutto le
Fondazioni (37,8%), seguite poi dagli
Enti Pubblici Territoriali (26,3%), dalle Associazioni
(21,9%), dagli Enti religiosi
(5,3%), dai Comitati (3,2%), dalle
Società (3%) da Enti privati (1,3%) e
dalle Cooperative sociali (1,2%). In dettaglio,
sono stati erogati: euro 1.140.000
alla Fondazione Parco Archeologico di
Classe RavennAntica; euro 354.000 per
l’evento “Dante09, Settimana di eventi
culturali dedicati al Sommo Poeta”;
euro 200.000 alla Fondazione Ravenna
Manifestazioni per l’evento “Ravenna
Festival”; euro 20.000 per il progetto “A
Scuola in Teatro”; euro 200.000 all’Istituzione
Museo d’Arte della Città di Ravenna
per l’organizzazione di mostre
d’arte; euro 250.000 all’Istituzione Biblioteca
Classense per l’acquisizione di
materiale librario, multimediale e documentario
e per la realizzazione di eventi
espositivi e culturali organizzati dalla Biblioteca
per promuovere e divulgare le
collezioni; euro 150.000 per il restauro e
recupero del Complesso Monumentale
della Biblioteca Classense; euro 100.000
alla Fondazione Casa di Oriani per iniziative
di ricerca, catalogazione realizzazione
di convegni e incontri volti alla
diffusione di cultura.
Ravenna, Basilica di San Vitale,
spettacolo teatrale
Territori della Cultura
stinati all’intero territorio per le attività progettuali15, mentre
nel 2010 l’Ente ha destinato una cifra complessiva di euro
7.700.000, di cui 4.100.000 per l’arte e per le attività e i beni
culturali. Inoltre, la Fondazione Cassa di Risparmio ha collaborato
con la Fondazione RavennAntica per rendere fruibile il
Museo Archeologico di Classe, offrendo un contributo di
700.000 euro nel 2010 e di 2.100.000 per gli anni 2011 e 2012.
1.3 Il Sistema come strategia di gestione dei musei
del territorio
Una della maggiori criticità della valorizzazione di Ravenna
come città d’arte e di cultura riguarda la logistica: a meno che
il visitatore non sia automunito o non preveda Ravenna nel
proprio programma di visita, la città è esclusa da qualsiasi
traiettoria di viaggio. Per raggiungere la città con i mezzi ferroviari,
è necessario effettuare dei cambi nelle stazioni di Bologna
o di Ferrara. È essenzialmente fuori dall’asse turistico
principale Firenze-Venezia, un asse - si badi bene - che contribuisce
in maniera limitata allo stesso turismo di città d’arte
come Bologna e Ferrara.
Un altro aspetto importante concerne i giovani e l’offerta universitaria:
sarebbe necessario potenziare la formazione e l’offerta
didattica e incentivare rapporti con gli istituti di cultura
italiani all’estero e con gli istituti stranieri a Roma, tramite
stage o prestiti di opere a musei internazionale.
Inoltre, la presenza turistica in città è piuttosto bassa e caratterizzata
per lo più da escursionisti. Questa criticità pare derivi
soprattutto dalla mancanza di posti letto nelle strutture alberghiere
in Ravenna città.
Tuttavia, l’aspetto maggiormente critico riguarda il rapporto
tra i “soggetti gestori” del territorio: il dialogo tra gli enti coinvolti,
soprattutto tra quelli laici e religiosi, è meno attivo di
quanto sarebbe auspicabile per più efficaci e meno dispendiosi
interventi di gestione e di valorizzazione.
La Provincia di Ravenna ha strutturato una strategia di ge-
42
16 Cfr. art. 30 del T.U.E.L. che definisce
il Sistema una rete territoriale istituita
mediante convenzione.
17 Cfr. Gennaro E., Il Sistema Museale
della Provincia di Ravenna. Strategie e
soluzioni gestionali per difendere la qualità
dei musei (nonostante tutto), Appunti
del Corso di Perfezionamento in
Economia e Management dei Musei e
dei Beni Culturali, Università di Ferrara,
18 febbraio 2011. La Provincia di Ravenna
possiede circa 50 musei pubblici
o privati e per lo più di piccole dimensioni.
Musei aderenti al Sistema: 11 del
Comune di Ravenna, 6 del Comune di
Cervia e Russi, 10 dell’Unione Bassa
Romagna, 7 di Faenza e Castelbolognese
e 5 dell’Unione di Brisighella, per
un totale complessivo di 39 musei. Tipologia
museale: 16% scienze naturali;
6% scienza e tecnica; 15% storia; 15%
demo-etnologia; 15% archeologia; 6%
casemuseo; 2% industria e artigianato;
23% arte. Proprietà dei musei: Comunale
59%; Privato 36%; Statale 5%.
18 Cfr.: Codice deontologico di ICOM;
Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici
e sugli standard di funzionamento
e sviluppo dei musei (art. 150 D. Lgs
112/98) (Decreto ministeriale 10 maggio
2001); Del. Giunta Regionale Emilia-
Romagna n. 309/2003: “Standard e
obiettivi di qualità per biblioteche, archivi
storici, musei e beni culturali”.
19 Cfr.: “Atto di indirizzo sui criteri tecnico-
scientifici e sugli standard di funzionamento
e sviluppo dei musei (art.
150 D-Lgs 112/98); “La Carta nazionale
delle professioni museali” (2006;
“Profili e qualifiche professionali per i
Musei della Regione Emilia-Romagna”
(2007).
MAR Museo d'arte della città di
Ravenna e Santa Maria in Porto
43
stione che ha permesso di ottenere buoni risultati nell’ambito
museale. Si tratta del Sistema Museale della Provincia di Ravenna16,
creato nel 1997 con lo scopo di strutturare un’offerta
ricca e diffusa dei musei presenti sul territorio17.
Il Sistema è una rete territoriale pluri-ente di tipo“leggero”
che, attraverso il coordinamento e lo sviluppo delle attività
dei musei aderenti alla convenzione, mira alla valorizzazione
museale realizzando strumenti di promozione, erogando contributi
su progetti, favorendo la crescita collettiva dei musei,
supportando in particolare quelli più piccoli.
Nel rispetto degli Standard di Qualità dei Musei18, il Sistema
Museale della Provincia di Ravenna è dotato di un regolamento
in cui sono specificati natura, obiettivi e finalità di ciascun
museo aderente al Sistema, i ruoli principali e le responsabilità
dei soggetti operanti nei musei. Inoltre, il Sistema Museale
della provincia di Ravenna si adopera per garantire qualità nell’ambito
delle professioni museali19, attraverso un laboratorio
didattico per gli operatori e per le scuole e attraverso l’offerta
di formazione e di consulenza in materia di professioni museali
e di assetti organizzativi.
Per quanto riguarda le collezioni, il Sistema sostiene i musei
erogando contributi per gli allestimenti e per le attività di restauro
e di catalogazione. Per la comunicazione e i rapporti
con il pubblico, è stato creato un sito web20 per operatori e visitatori
allo scopo di facilitare il reperimento d’informazioni
ed esplorare i percorsi culturali; sono stati realizzati una collana
monografica dei musei del sistema, alcuni quaderni didattici
e una guida alle attività didattiche per le scuole e
disponibile anche online, una collana di guide a fumetti per gli
adolescenti, un gioco di ruolo sulla guerra e sulla resistenza,
delle audio guide per la fruizione museale. Per il mantenimento
di rapporti costanti e trasparenti con il pubblico, il Sistema
Museale ha definito anche un modello di carta dei
servizi, declinato da ciascun museo nell’osservanza delle proprie
caratteristiche.
Gli investimenti effettuati per i musei dal 2006 al 2010 sono
cresciuti notevolmente, passando da un importo di poco inferiore
ai 200.000 euro ad uno pari quasi a 300.000 euro.
Le spese in valorizzazione dal 2006 al 2010 attestano un costante
impegno economico che quasi raggiunge i 50.000 euro annui.
Rispettando i principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione21,
l’amministrazione è riuscita a strutturare un Sistema
funzionale, specializzazione delle strutture nuovi servizi, coor-
20 www.sistemamusei.ra.it
21 Cfr. art. 118 Cost.; artt. 3 e 4 T.U.E.L.
Ravenna, Basilica di Sant'Agata
Ravenna, Basilica di Santa Maria
Maggiore
Territori della Cultura
dinamento delle attività, capacità progettuale.
Il 70% circa dei Musei del Sistema ha raggiunto
l’accreditamento regionale ed è riconosciuto
“museo di qualità”; il numero dei
visitatori è cresciuto costantemente, raggiungendo
una media annua di circa 250.000-
300.000 visitatori nella totalità dei musei
aderenti e, per quanto riguarda l’apertura al
pubblico, quindici musei su trentanove raggiungono
lo standard regionale22.
Sul totale di trentanove musei, trentatre sono
in gestione diretta o mista, quattro sono gestiti
tramite Fondazione, uno tramite un’istituzione
ad hoc e uno tramite una cooperativa esterna.
I servizi affidati a terzi riguardano soprattutto la
sorveglianza e l’accoglienza, per la quale ventidue musei del Sistema
si avvalgono di soggetti esterni. Dodici musei hanno
esternalizzato i servizi educativi e le visite guidate; nove i servizi
di pulizia; otto la manutenzione degli impianti; sei la biglietteria;
cinque musei la promozione e l’attività editoriale;
quattro i servizi accessori; quattro le attività di conservazione e
di ricerca; due le esecuzioni espositive; altri due la direzione e
cinque tutti i servizi e le funzioni. Difficile stabilire in che misura
queste differenziazioni siano il risultato del caso o di una strategia.
La questione merita di essere esaminata dal Sistema.
Tanto più che il Sistema favorisce la messa in rete dei know
how e quindi induce a condividere le specializzazioni necessarie,
ad accrescere la capacità di attirare nuove entrate, a ridurre
di contro le spese e a garantire l’offerta costante dei
servizi fondamentali, quali la conservazione e la cura delle collezioni
e del patrimonio museale; i servizi educativi e didattici;
la sorveglianza, la custodia e l’accoglienza; le funzioni tecniche
e direttive.
2 Ravenna Festival
2.1 Breve Storia del Festival
Il Ravenna Festival nasce nel 1989 per contribuire a fare riscoprire
la grandezza della città e introdurvi il mondo, sotto forma
di musica, danza, teatro, poesia, cinema. Una elegante pubblicazione
del 2009 riassume i primi venti anni del Festival ed
include un’utile serie di saggi per comprenderne obiettivi, spi-
44
Ravenna, Mausoleo di Teodorico
veduta generale
22 Apertura al pubblico: 47% aperto
meno di 24 ore settimanali; 38%
aperto più di 24 ore settimanali; 10%
aperto solo su richiesta; 5% è chiuso.
45
rito e risultati (Mazzavillani, Muti, 2009) della manifestazione.
Il Festival ha luogo nelle basiliche, nei teatri, nelle chiese sconsacrate,
sotto la cupola imponente del Pala De André, lungo
le strade, nelle piazze, sulle banchine del porto, nei magazzini
di vecchie fabbriche, nei chiostri, nei giardini e sulle spiagge ai
bordi della pineta.
In tempo di Festival, anche le liturgie vere e proprie diventano
spettacolo e nelle chiese della città la consueta messa domenicale
prende la forma dell’antico canto gregoriano oppure dei
grandi capolavori di Palestrina e Monteverdi, o ancora delle liturgie
armena o etiope-ortodossa. Ravenna, da sempre crocevia
di popoli e di culture, ha adottato la musica come proprio
linguaggio per proiettarsi in una dimensione senza confini.
Da qui l’idea delle “Vie dell’amicizia”, gemellaggio nato in
nome della musica intesa come “parola di fratellanza che unisce
i popoli” nel 1997 con Sarajevo e poi con Beirut nel 1998,
Gerusalemme nel 1999, Mosca nel 2000, Erevan e Istanbul nel
2001, New York nel 2002, Il Cairo nel 2003 e Damasco nel 2004,
a Sarajevo nel 2009, a Nairobi nel 2011.
Così i “temi” che hanno ispirato la rassegna sono passati da
indagini all’interno della storiografia musicale (“Cherubini e la
scuola francese”, “Intorno a Rossini”, “Bellini e Wagner”) ad
itinerari di viaggio e cammini di pellegrinaggio (“Cantastorie,
gitani e trovatori...”, “Dalla via dell’ambra alla via della seta...
in compagnia del grande bardo”, “Ravenna visionaria, pellegrina
e straniera”).
La rassegna ha celebrato, di volta in volta, quasi tutti i nomi di
coloro che hanno creato il “moderno” in musica: Poulenc, Mahler,
Richard Strauss, Britten, Debussy, Ravel, Satie, Bartók,
Schönberg, Berg e Webern, gli americani Bernstein, Copland
e il visionario Varèse, poi Busoni, Milhaud, Weill, Messiaen,
Janáchek, Petrassi, e i russi Rachmaninov, Mussorgskij, Stravinskij,
Prokof’ev, Shostakovich, e ancora i ‘post-weberniani’
Nono, Boulez, Donatoni, Maderna, Berio, fino a Sciarrino,
Manzoni, Mansurjan, Górecki, Pärt, Kancheli, Sollima, ma
anche Piazzolla, Morricone, Nyman. Senza, peraltro mai rinunciare
alla tradizione operistica classica, riproposta in versioni
particolari come la trilogia italiana di Mozart e Da Ponte
realizzata da Riccardo Muti insieme ai Wiener Philharmoniker,
o gli atti unici di Mascagni e Leoncavallo riletti dallo stesso
Muti per la regia di Liliana Cavani.
Un Festival da sempre interdisciplinare, dunque, all’insegna
della commistione tra i generi, che ha proposto le voci dei Ravenna, San Giovanni Evangelista
Territori della Cultura
maggiori interpreti della tradizione classica, quali Luciano Pavarotti,
Barbara Frittoli, Juan Pons, Placido Domingo, Renato
Bruson, Barbara Hendricks, José Cura, insieme a quelle di Bob
Dylan, Marianne Faithfull, Lou Reed, Paolo Conte, Renato
Zero, Franco Battiato, Youssou N’Dour.
I palcoscenici della città hanno ospitato nel tempo i grandi
nomi della danza, da Alessandra Ferri ad Emio Greco, da Antonio
Gades a Cristina Hoyos a Julio Bocca e tanti altri, fino ai
prodigiosi “galà” del Bolshoi di Mosca e del teatro di prosa:
Federico Tiezzi e Sandro Lombardi, Marco Martinelli ed Ermanna
Montanari.
2.2 Il finanziamento del Festival
Il Festival è sostenuto, principalmente da enti locali, fondazioni
bancarie ed imprese private che ne coprono oltre due terzi del
bilancio; di conseguenza, il Consiglio d’Amministrazione è
composto principalmente dai loro rappresentanti. Circa l’80%
della spesa è direttamente per fini artistici. Un buon 12% è destinato
alla manutenzione e al miglioramento degli impianti.
La spesa per promozione, marketing e comunicazione non supera
il 4% del totale. Il Festival chiude regolarmente i propri
conti in pareggio e ha la reputazione di essere una delle manifestazioni
musicali meglio gestite in Italia. Il pubblico (circa
60.000 presenze l’anno, a cui aggiungere 5-10.000 ogni anno al
concerto delle “via dell’amicizia”) è in gran misura (70%) italiano
e la partecipazione di residenti in Emilia-Romagna è pari
ad oltre la metà del totale; a differenza di altre manifestazioni
– ad esempio il Rossini Opera Festival di Pesaro – il cui pubblico
è per due terzi non italiano e per circa l’80% non residente
nella Regione, il Ravenna Festival ha un forte
radicamento nel territorio. I suoi programmi e le sue attività
di collaborazioni con altre istituzioni artistiche i nel corso degli
anni (da quella con il Teatro dell’Opera Helikon di Mosca a
quella con il Festival di Pentecoste di Salisburgo) hanno avuto
tra i loro obiettivi principali di offrire a spettatori italiani, e specialmente
della Regione, spettacoli di alto valore culturale, di
cui altrimenti non avrebbero potuto fruire.
Mentre da oltre 40 anni esiste una letteratura economica molto
ricca sulle arti sceniche (Besharov, 2003; Asuag, Lecuerder, 2009;
Palma, Auguado, 2010), la letteratura economica sui festival è
molto limitata23; alcune analisi empiriche, basate su Festival italiani
(Pesaro, Macerata), utilizzano principalmente l’aumento dei
46
Ravenna, Mausoleo
di Galla Placidia
47
flussi turistici da imputarsi all’evento come misura approssimativa
principale e dei benefici e degli effetti. Tale approccio viene
considerato obsoleto; in materia di economia della cultura sta
prendendo gradualmente piede anche in Italia il metodo delle
“valutazioni contingenti” – ossia della valutazione puntuale che
si riesce ad ottenere tramite sondaggi con i fruitori24 . L’applicazione
del metodo delle “valutazioni contingenti” è particolarmente
complessa per Festival multidisciplinari e richiede
notevoli risorse (per l’approntamento dei questionari, la loro
somministrazione e la loro analisi). Le volte che il metodo è stato
applicato (Turriziani, 2003) ha lasciato a desiderare.
Tuttavia, ci sono tre aspetti specifici che possono essere utili
per un esame quantitativo del Festival di Ravenna, un’analisi
che supera gli obiettivi di questo articolo ma che può prendere
spunto da articoli come questo:
in che misura il Festival ha contribuito e contribuisce a ridurre
l’asimmetria informativa e logistica, che, come si è visto nei
paragrafi precedenti, pare avere penalizzato il ruolo di Ravenna
come città d’arte, rispetto a altre meno dotate in termini
di architettura, musei e paesaggio;
in che misura il Festival ha contribuito alla crescita economica
di Ravenna e del suo hinterland;
in che misura il Festival ha contribuito a rafforzare il “capitale
sociale” alla base dello sviluppo economico di qualsiasi territorio
(North, 1994).
A tal riguardo si possono dare alcune risposte preliminari.
In primo luogo, il Festival di Ravenna è nato proprio quando
l’altro maggiore Festival multidisciplinare italiano (il Festival di
Spoleto) stava attraversando una profonda crisi, peraltro non
ancora superata. Ciò ha rappresentato, indubbiamente, una determinante
che, unitamente alla qualità e varietà dell’offerta,
alla durata (circa sei settimane) e alle partnership internazionali,
ha contribuito ad attrarre attenzione sull’evento, anche in
quanto si differenziava marcatamente da altri o monografici
(come i Festival dedicati a Rossini e a Puccini) o dedicati esclusivamente
alla musica lirica (Sferisterio, Verona). Il mix di of-
Ravenna, Rocca di
Brancaleone - esterno
23 Il principale testo di riferimento tradotto
in Italiano Frey,- Pommerehnhe.
Successivamente B. Frey è tornato sul
tema in B. Frey 2000.
24 Per una rassegna: Necula Bucharest,
2008. Per applicazioni italiane, Signorello,
1994; M. Pollicino 2003;
Cioffi, Palombini, G.Pennisi, 2005.
Territori della Cultura
ferta è stato tale da attirare varie fasce di età e la vasta gamma
di preferenze è stato elemento importante per fare conoscere
Ravenna e indurre ad affrontare le stesse difficoltà logistiche
afferenti la localizzazione della città e del suo hinterland.
In secondo luogo, occorre notare che non solo nei periodi storici
in cui Ravenna è stata capitale, ma anche nell’Ottocento le
arti dal vivo sono probabilmente state un motore dello sviluppo
economico della città. Ravenna - vale la pena ricordarlo - ha un
bellissimo teatro, il Teatro Alighieri, nel pieno centro della città.
Non c’è un esame quantitativo del tema. Lo si può tuttavia dedurre
per analogia raffrontando il “caso” Ravenna con quello
di un recente studio condotto in Germania (Flick, Fritsh, Heblich,
2010).
Lo studio analizza la localizzazione di 29 teatri d’opera barocchi
in luoghi che ancora oggi godono di un benessere economico
relativamente elevato. L’analisi affronta quello che
potrebbe essere chiamato “il problema dell’uovo e della gallina”:
la decisione di costruire un teatro è il risultato della crescita
economica oppure il fatto di disporre di un teatro ha
attirato capitale umano, ha teso reti di capitale sociale e ha,
quindi, stimolato lo sviluppo. Seguendo un metodo statistico
innovativo, i tre economisti tedeschi concludono che il teatro
è stato il magnete che ha attratto altre risorse, specialmente
quelle immateriali che hanno innescato un processo di sviluppo
sostenibile. A Ravenna, dopo una lunga fase in cui le
leve per la crescita sono state il settore agro-alimentare e il petrolchimico,
il Festival ha verosimilmente permesso di tornare
ad uno sviluppo di lungo periodo ancorato al capitale umano
e al capitale sociale.
2.3 Alcune considerazioni economiche
A questo punto, si inserisce un’altra riflessione che parte dal
secondo dei lavori di Bruno Frey sui Festival in generale e su
quello di Salisburgo in particolare. Il primo dei due lavori di
Frey analizza le distorsioni economiche (specialmente informative
e posizionali) derivanti dall’elevato livello d’intervento
pubblico. Nel secondo, Frey sottolinea due aspetti di politica
dell’intervento pubblico:
a) l’esigenza che abbia un contenuto di “premialità”, ossia che
il livello d’intervento venga agganciato alla generazione di risorse
proprie (biglietteria, sponsorizzazioni) tale da testimoniare
il gradimento della varietà e della qualità dell’offerta;
b) che la mano pubblica debba interferire il meno possibile.
48
Ravenna, Basilica di San Vitale
25 Considerando il fatto che il concetto
di distretto presuppone l’idea di prodotto,
generalmente industriale, può risultare
difficile accettare questa stretta
corrispondenza tra distretto industriale
e distretto culturale: la chiave di volta è
data dal fatto che lo stesso patrimonio
culturale, i musei, il territorio, sono dei
prodotti, possono articolarsi in filiere e
possono essere organizzati e gestiti
sotto forma di distretti, attraverso la
formazione di imprese integrate nel
territorio e nella comunità locale, con
specifiche conoscenze e competenze.
49
Il Ravenna Festival – come si è visto – ha un finanziamento statale
limitato al 18% del suo budget e un finanziamento pubblico
totale pari a meno di un terzo del totale, è strutturato in
una Fondazione e in un’Associazione a cui partecipano tutti i
principali soggetti pubblici e privati presenti sul territorio; da
un lato ciò promuove giochi ripetuti e cooperativi alla base dal
capitale sociale e, da un altro, ciò minimizza interferenze della
mano pubblica in materie artistico-organizzative-gestionali.
Conclusioni
Ravenna è città molto attiva a livello culturale grazie alla notevole
importanza che rivestono i musei, riuniti attualmente in
sistema e l’evento Ravenna Festival.
Sulla base dei risultati raggiunti con l’attuazione del Sistema
museale e grazie al Festival (elemento trainante per fare conoscere
la città e la sua dotazione di beni culturali), nonché
consapevoli dei vantaggi che il lavoro in “rete” comporta, le
amministrazioni non dovrebbero trascurare l’ipotesi di fare di
Ravenna un distretto culturale museale: il concetto di distretto
culturale deriva dal distretto industriale e di questo conserva
alcuni aspetti come il legame tra “prodotto”25 e territorio, la
qualità dei beni e dei servizi offerti, lo scambio di saperi e di
competenze, la presenza del settore pubblico a sostegno della
produzione culturale e soprattutto il forte “capitale sociale”.
La strutturazione di un distretto comporterebbe ulteriori vantaggi,
poiché agevolerebbe l’organizzazione del lavoro e incentiverebbe
un’elevata specializzazione e flessibilità delle
competenze specifiche che variano in base alla domanda.
Inoltre, nel distretto culturale museale l’attività di comunicazione
è di fondamentale importanza e, considerate le finalità
educative e divulgative dei musei, la strutturazione del distretto
agevolerebbe la diffusione di informazioni e di conoscenza
(Bagdadli, 1997).
A proposito sia del Festival, sia delle altre risorse storico-artistiche,
si crede che una collaborazione e cooperazione provinciale
(per esempio con Faenza, vista l’importanza della
lavorazione della ceramica) e interregionale (per esempio, la
creazione di circuiti con Verona per l’aspetto Festival e con Venezia
per quanto riguarda i legami storico-artistici) possano
essere efficaci per migliorare l’attuale percezione, conoscenza
e fruizione della città, aumentando così investimenti in cultura
e limitandone i costi.
Ravenna, Battistero degli Ariani
Territori della Cultura
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Dott. Franco Faranda
Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna
dott.ssa Laura Carlini, Responsabile Servizio Musei e Beni Culturali
Provincia di Ravenna:
dott.ssa Rosella Cantarelli, Responsabile delle Attività Culturali
dott.ssa Eloisa Gennaro, Responsabile delle Attività Museali
Comune di Ravenna:
dott.ssa Maria Grazia Marini, Dirigente del Servizio Turismo e Attività Culturali
dott.ssa Stefania Canosani, Responsabile dell’Ufficio Informazione ed Accoglienza Turistica
dott.ssa Francesca Masi, Responsabile dell’Ufficio Promozione Culturale
Fondazione Casa di Oriani:
dott. Dante Bolognese, Direttore
Fondazione Ravenna Manifestazioni:
dott. Antonio De Rosa, Sovrintendente della Fondazione
dott. Fabio Ricci, Responsabile Ufficio Stampa
Territori della Cultura
“Il simbolo del cerchio si manifesta nel culto solare dei primitivi
e nelle religioni moderne, nei miti e nei sogni, nei mandala dei
monaci tibetani, nei piani regolatori delle città: indica sempre
l’aspetto essenziale della vita, la sua complessiva globalità.
È il tentativo di riportare l’armonia del macrocosmo, nell’uomo
microcosmo, al fine di trasformare positivamente tutto ciò che
ne venga a contatto, dagli aspetti materiali ai caratteri psico -
spirituali dell’individuo “.
Così l’ecologo Memmi sentenziava riguardo la necessità intrinseca
di ogni essere raziocinante di ritrovare dentro di sé un
simbolo - archetipo, dal quale partire prima di realizzare qualunque
struttura.
Il termine mandala, infatti, è una parola sanscrita che significa:
“centro“, “cerchio“, “ciò che circonda“.
La storia universale dell’uomo è scandita dalle tappe evolutive
che ha raggiunto e che ne hanno modificato il corso degli
eventi nella sfera sociale, culturale ed economica.
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