martedì 27 giugno 2017

Nuovo Rossini Team in Formivhr mensile

Il Rossini opera festival (Rof)
dura soltanto due settimane (10-
22 agosto) ed è imperniato su
un unico autore, ma è la manifestazione
musicale estiva che attira
più pubblico straniero, che
chiude regolarmente il bilancio
in pareggio e che più apporta
alla comunità locale (il fatturato
di alberghi, ristoranti e negozi
aumenta dell’11% nel periodo
della manifestazione). Come
sempre, il festival comprende
una serie di tre opere, concerti
e due repliche in matinée de Il
viaggio a Reims. Quest’anno vi
erano apprensioni causate da
due eventi all’inizio del 2017:
la morte dello storico direttore
artistico Alberto Zedda
(sostituito da Ernesto Palacio) e
la cessazione del contratto con
il Teatro comunale di Bologna,
che da anni forniva orchestra
e coro (sostituiti dai complessi
della Rai di Torino).
Una forte impronta registica sarà
il tratto distintivo di questa edizione.
Inizierà il celebre gruppo
catalano La Fura dels Baus, che
metterà in scena Le siège de Corinthe,
prima opera francese di
Rossini. Sul podio una bacchetta
illustre come quella di Roberto
Abbado. Seguirà Mario Martone,
recente vincitore del premio
International opera awards per
Aureliano in Palmira, che riprenderà,
con un cast interamente
rinnovato, Torvaldo e Dorliska.
Dirigerà il giovane e lanciato
Francesco Lanzillotta. Ci sarà,
infine, il ritorno a Pesaro di Pier
Luigi Pizzi, presenza storica della
manifestazione, in un’edizione
scenicamente rielaborata de La
pietra del paragone. Alla direzione,
un nome importante come
Daniele Rustioni.
Le tre opere hanno un tratto in
comune: mostrano un Gioacchino
Rossini teocon. Non è una
novità. Lo notò, con più di una
punta di ironia, Stendhal nella
sua biografia; ne fece cenno
anche Bacchelli ne La vita di
Rossini; trattò estesamente l’argomento
Giuseppe Radiciotti.
Figlio di un carbonaro cresciuto
in un ambiente addirittura
repubblicano, Rossini mostrava
già il suo Dna teocon a 28 anni,
con il Maometto secondo nella
prima versione napoletana e nelle
altre due versioni, rispettivamente
per Venezia e Parigi. Cosa
c’è di tanto teocon nelle versioni
di Maometto secondo? I tre lavori
hanno una matrice comune:
la tragedia di Voltaire Mahomet
ou le Fanatisme, scritto da un
illuminista per colpire duramente
la superstizione e il fanatismo.
Ma, come si è detto, né Rossini
né il librettista, Cesare Della Valle,
duca di Ventignano, avevano
il piglio dell’illuminista; erano
monarchici e un po’ bigotti –
seguivano rigorosamente i dieci
comandamenti (pur se tolleranti
rispetto a quello che prescrive di
non fornicare). Non erano affatto
illuministi i due poetastri della
versione francese, Luigi Balocchi
e Alexandre Soumet, fortemente
legati a Carlo X. Quindi, l’opera
diventa la sinfonia eroica di Rossini
– acutamente definita così da
Giovanni Carli Balolla. Vedremo
la versione per Parigi Le Siège
de Corinthe, una rarità in Italia,
vista unicamente al Maggio
musicale fiorentino nel 1949, al
Teatro dell’opera di Roma nel
1951 e al Rof nel 2000.
Tordaldo e Dorliska è un melodramma
semi-serio con libretto
di Cesare Sterbini mai dato in
forma scenica sino al 2006,
quando venne presentata al Rof.
Il regista, Mario Martone, non è
affatto teocon. E non lo era neanche
Stendhal colpito da “l’arditezza
del tratto, la trascuratezza
dei particolari, la grandiosità
del tocco”. Vicenda e musica
– una sorta di Promessi Sposi
in cui i due giovani Tordaldo e
Dorliska se la devono vedere con
il duca di Ordow, invaghito della
fanciulla – hanno molti caratteri
teocon: la divina provvidenza
scioglie il complicato imbroglio
e porta giustizia giusta.
Infine, La pietra di paragone.
Tornata sulle scene solo nel
1952 dopo un lungo oblio, è una
“commedia per adulti” articolata
su una doppia seduzione
utilizzando lo stratagemma del
travestimento: nella prima parte,
lui seduce lei; nella seconda,
dopo un malinteso, lei seduce
lui. Il contorno è un mondo di
giornalisti arrivisti, poetucoli
arroganti, alta borghesia con le
tasche piene, sicofanti e parassiti.
Pier Luigi Pizzi ha trasportato la
vicenda nel primo scorcio degli
anni Sessanta – l’epoca di film
quali Come sposare un milionario
e Alta società. Un’esaltazione
del matrimonio, quindi anch’essa
un po’ teocon.
di Beckmesser
Il Rossini Team che vedremo quest’anno al Rof
PALCHI E PLATEE
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