OPERA/ Gli "Specchi del
Tempo" di Giorgio Battistelli
La serie di
concerti ‘Specchi del Tempo’, ideata e coordinata da Giorgio Battistelli al
Teatro dell'Opera di Roma è stata articolata in modo originale. GIUSEPPE
PENNISI
03 giugno
2017 Giuseppe Pennisi
Giorgio Battistelli
Il 31 maggio
al termine del concerto (e della serie di 12 concerti articolata su due
stagioni intitolata ‘Specchi del Tempo), al Teatro dell’Opera di Roma (pieno di
giovani grazie ad un’intelligente politica di prezzi (€ 20 per gli adulti, € 10
per i giovani in tutti gli ordini dei posti), è scoppiata un’ovazione di un
quarto d’ora. Erano anni che al Teatro dell’Opera della capitale non si
assisteva ad un’esplosione di entusiasmo del genere.
La serie di
concerti ‘Specchi del Tempo’, ideata e coordinata da Giorgio Battistelli (uno
dei maggiori compositori italiani, anche se le sue opere vengono rappresentate
più frequentemente all’estero che in Patria), è stata articolata in modo
originale. Sotto il profilo contenutistico - musicale, ciascun concerto
ha riguardato un tema visto da differenti compositori attraverso tra secoli;
uno o due brani del Settecento (molto gettonato Mozart), uno dell’Ottocento, ed
uno del Novecento o contemporaneo. Questo schema non è stato applicato
rigidamente anche perché i tempi della musica non sono necessariamente quelli
del calendario.
Il filo
conduttore di ciascun concerto, e la sua declinazione sono stati
illustrati al pubblico da un musicologo (Stefano Catucci) prima dell’inizio.
Sotto il profilo musicologico-spettacolare, dato che la sala e gli ordini dei
palchi del Teatro dell’Opera hanno tutti i pregi ed i difetti di un grande
teatro (quasi duemila posti) del 1880, l’orchestra non era su palcoscenico, ma
per ciascun concerto della seria è stato montato un palco che copriva il golfo
mistico e le prima della platea, dando un maggior senso di intimità ed una
migliore acustica (specialmente per quei brani che richiedono organici
relativamente ridotti rispetto alle grandi opere di fine Ottocento per le quali
il teatro è stata concepito.
La serie ha
visto una serie di grandi direttori d’orchestra (ad esempio, George
Pehlivanian, Ingo Metzamacher, Giovanni Sollima, Daniel Smith, Peter Rundel)
succedersi sul podio, nonché solisti del rango di Nemanja Radulovic, Narek
Hakhnazaryan, Vincenzo Bolognese, Jörg Widmann.
Non è questa
la sede per riferire sui 12 concerti. L’ultimo – quello del 31 maggio - aveva
come tema le danze dell’infanzia vista e percepite da compositori adulti,
tramite due brani di Mozart, uno di Ravel ed uno di Widmann (il quale tra
i suoi strumenti impiegava anche il fruscio dell’acqua). Wildman – ricordiamolo
– un clarinettista; quindi, tra i brani non poteva mancare il concerto per
clarinetto e orchestra K622, una composizione affascinante spesso utilizzata
come colonna sonora di film ma raramente ascoltata dal vivo.
Nel
concludere occorre ricordare che nei suoi due anni al Teatro dell’Opera di
Roma, ha organizzato (con le altre istituzione musicali della capitale) il
primo festival italiano di teatro in musica contemporaneo (Fast Forward
Festival) ed ha impostato vari programmi per modernizzare l’ente. In due
anni, ha tracciato un solco profondo.
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