Omofobia, omofilia e
altre superstizioni. E più coltelli per tutti Alessandro Giuli
Musica e cervello
giugno 1,
2017 Giuseppe Pennisi
Antonio
Montinaro è un medico, più specificatamente un neuro-chirurgo. Ha diretto, per
diversi anni, l’unità di neurochirurgia dell’Ospedale ‘V.Fazzi’ di Lecce
Antonio Montinaro è un medico, più
specificatamente un neuro-chirurgo. Ha diretto, per diversi anni, l’unità di neurochirurgia
dell’Ospedale ‘V.Fazzi’ di Lecce. E’ anche un appassionato di musica. Una
passione che nacque in circostanze tristi: quando morì suo padre, un 27 gennaio
alle otto di sera, lo stesso giorno e la stessa ora in cui, secoli prima,
nacque Wolfgang Amadeus Mozart. Era anche la festa di Santa Cecilia, la
protettrice della Musica. Da allora, altri momenti in importanti della vita di
Montinaro (ad esempio, la morte della madre) sono stati segnati dalla Musica,
come fonte di conforto e di sollecitazione. Difficile riuscire ad ascoltare
musica in un paesino del Salento dove , negli Anni e Cinquanta, c’era un unico
negozio di dischi e non si possedeva neanche un vecchio grammofono per
ascoltarli (si fece imprestare un Vesa a valigetta. L’amore per la Musica fu
tale che andato a Padova per studiare e specializzarsi, coniugò i suoi studi
medici e chirurgici con quelli musicali e, soprattutto, con le connessioni tra
i due. Autore di diversi saggi tecnici in riviste internazionali (e, quindi, in
inglese e per un pubblico, specializzato) Musica e Cervello-Mito e Scienza
(pp.158., € 20 Zecchini Editore, 2017) è – ritengo – il suo primo libro rivolto
ad un pubblico vasto, a tutti coloro a cui la musica fornisce emozioni. Si basa
su una vasta letteratura tecnica internazionale ma è redatto in uno stile
accattivante per spiegare concetti molto complessi a chi affronta l’argomento
per la prima volta. Il rigore è coniugato con la facilità di comunicazione.
Nella
premessa e nell’epilogo, Montinaro ci ricorda che anche i miti antichi si
articolavano spesso sulle connessione tra Musica e funzioni cerebrali.
Intuizioni che la scienza moderna ha spiegato e convalidato. Spiega
successivamente la fisiologia (neuroni, localizzazione delle funzioni musicali,
l’orecchio, il talento, la memoria e l’emozione, la genetica e la musica, la
plasticità cerebrale) e la patologia (amusia, encefalite erpetica,
allucinazioni, epilessia). Per andare alla musica come terapia: da Apollo a
Mozart ed oltre e sintetizzare gli studi clinici su una vasta gamma di
patologia. Non tralascia gli ‘effetti negativi’ della musica su alcune
categorie di pazienti.
Un ottimo
capitolo è dedicato all’effetto Mozart, ormai noto anche al grande pubblico e
studiato da oltre un quarto di secolo. In un saggio pubblicato nel 1993 nella
rivista Nature si dimostrava che la musica del Salisburghese può migliorare la
capacità d’espressione e la percezione spaziale. In questi ultimi anni, sono
dovuto andare tra volte in sala operatoria (come paziente). In due casi mi ha accompagnato,
mentre l’anestesia cominciava a fare effetto) la Sonata per due pianoforti in
Re Maggiore K 446.
Un libro da
comprare per sé e come regalo.
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