OPERA/ Doppia inaugurazione a
Cagliari con il Rigoletto e L'ape musicale
La stagione
estiva del Teatro Lirico di Cagliari ha avuto il 10 giugno una doppia
inaugurazione: a Rigoletto, opera “popolare” accompagna una
chicca: L’Ape Musicale. GIUSEPPE PENNISI
13 giugno
2017 Giuseppe Pennisi
Leo Nucci nel Rigoletto
La stagione
estiva del Teatro Lirico di Cagliari ha avuto il 10 giugno una doppia
inaugurazione. In primo luogo, è stato presentato un riallestimento di un Rigoletto
di Giuseppe Verdi da considerarsi “storico”: nato quasi un quarto di secolo
fa da un’idea di Alberto Fassini realizzata, per la parte registica da Joseph
Franconi Lee e con scene e costumi di Alessandro Ciammarughi ha girato per
numerosi teatri e viene considerato un “classico” del genere. In secondo luogo,
è stato riallestito per essere lo spettacolo di apertura della Forte Arena, un
spazio scenico costruito in modo modulare, accanto al Forte Village (uno dei resort
più noti della zona) al fine di poter accogliere da 2.500 a 5.000
spettatori per una vasta gamma di spettacoli (dalla lirica, alla commedia
musicale, al rock e via discorrendo) a circa cinquanta chilometri da Cagliari.
Sino ad ora, in estate, il Lirico cagliaritano o chiudeva, o operava all’aria
condizionata oppure montava spettacoli nelle rovine del teatro romano.
La Forte
Arena è un’interessante esperienza di collaborazione tra pubblico e privato.
Non intende diventare una sede per opere ciabattone da spiaggia, ma presentare
lavori di grande spicco ad un pubblico internazionale. Alla “prima” i prezzi
per i posti migliori non erano inferiori a quelli della Scala o del Teatro
Nazionale di Monaco di Baviera. E l’arena era strapiena.
A Rigoletto,
opera “popolare” e tra le più rappresentate al mondo delle 27 verdiane, la
stagione estiva di Cagliari accompagna una chicca per intenditori: L’Ape
Musicale, un pastiche creato a New York da Lorenzo da Ponte sulla base di
brani di vari compositori (procedimento frequente nell’epoca barocca), una
prima italiana ove non mondiale in tempi moderni, che verrà replicato a
Cagliari dal 14 al 28 luglio nel piccolo ma elegante Teatro Civico e,
successivamente, in vari centri della Sardegna. E’ un atto unico di poco più di
un’ora in cui - per mutuare un noto titolo donizettiano - si ironizza sulle convenienze
ed inconvenienze teatrali dell’epoca.
Nella
“trilogia popolare” di Verdi, Rigoletto supera i “numeri chiusi” (a cui
il compositore ritornerà l’anno seguente con Il Trovatore) con
declamati, ariosi e concertati (il terzo atto non è divisibile in “numeri”); ha
un flusso orchestrale continuo al cangiare delle atmosfere (specialmente nel
secondo quadro del primo atto nonché nel quarto atto); e, soprattutto, ha
personaggi con psicologie scavate a fondo. Rigoletto è il grande reietto,
sfigurato nel corpo, con un’anima sincera e una seconda vita nascosta.
Costretto a fare il compagno di bagordi del Duca di Mantova, si accorge che
costui gli ha sedotto la figlia, Gilda. Assolda un killer per ucciderlo. Ma il
pugnale trafigge la fanciulla. Dramma, quindi, cupo. Da vera tragedia.
L’impianto
di Alberto Fassini, Joseph Franconi Lee e Alessandro Ciammarughi, adattato ad
un grande palcoscenico senza soffitto, illustra con una scena rotante e
con un abile gioco di luci non solo i luoghi dell’azione, ma pure gli
stati d’animo. “Tutti si travestono, si mascherano, sono altro da sé – spiega
il regista. Il Duca despota libertino e prepotente, ma anche lo studente
povero; Rigoletto il buffone laido e il padre amoroso; Gilda si traveste da
uomo e si fa uccidere per amore e il suo sentimento, nascosto al padre, la
conduce al finale tragico, dove gioca l’ultimo equivoco”. L’azione scenica è
stata indirettamente agevolata da una notte stellata con una grande luna piena
dietro la macchina teatrale.
I musicisti,
però, (dai cantanti agli orchestrali al coro) hanno dovuto combattere con una
fitta umidità. Sono i rischi degli spettacoli all’aperto: per l’anteprima, il 9
giugno, la notte era secca, e per l’antepiano l’8 giugno, soffiava un vento
fortissimo.
Donato
Renzetti ha guidato benissimo lo spettacolo, mantenendo gli equilibri tra buca
e palcoscenico. E’ provetto a tali “avventure”. Ne ricordo una analoga, sempre
con lui sul podio, alle Terme di Caracalla a Roma nel 2011. L’orchestra lo ha
seguito molto bene.
I
protagonisti erano interpreti di grande nome e di grande richiamo. Rigoletto
era Leo Nucci che ha dimostrato ancora una volta di essere un cantante ed un
attore che sa come presentare tutte le sfumature della parte. La Gilda di
Barbara Bargnesi ha eccelso in Caro nome, aria che è un punto di
transizione nella scrittura verdiana e che precorre La Traviata. Molti
gli applausi a scena aperta. Nucci e Bargnesi, a grandissima richiesta dei
2.500 spettatori hanno bissato Sì vendetta, tremenda vendetta! al
termine del secondo atto prima di gettarsi (senza interruzione) nell’impervio
terzo atto. Antonio Gandìa è un Duca dalla voce generosa, timbro chiarissimo e
squillo puro. Bravi Cristian Saitta (Sparafucile) e Martina Serra (Maddalena).
Al Monterone di Gocha Abuladze gioverebbe giungere ad un registro ancora più
cupo.
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