ROSSINI/ "Il viaggio a
Reims" all'Opera di Roma
E’ arrivato
a Roma il 14 giugno l’edizione curata da Damiano Michieletto de ‘Il Viaggio a
Reims’ di Gioacchino Rossini, un'opera "miracolata". di GIUSEPPE
PENNISI
16 giugno
2017 Giuseppe Pennisi
Roma, Teatro dell'Opera, foto di
Yasuko Kagey
E’ arrivato
a Roma il 14 giugno l’edizione curata da Damiano Michieletto de ‘Il Viaggio a
Reims’ di Gioacchino Rossini. “Il Viaggio a Reims” è un’opera “miracolata” in
quanto considerata perduta sino a quando una studiosa americana ne ha ritrovato
la partitura originale (in gran parte riutilizzata dallo stesso Rossini per “Le
Comte Ory”) nei polverosi archivi dell’Accademia di Santa Cecilia.
“Il
Viaggio”, ritrovato negli scaffali dell’Opéra di Parigi dalla squadra di
musicologi guidati dal compianto Philip Gosset deceduto il 13 giugno ed a cui
la ‘prima romana è stata dedicata, venne lanciato da una favolosa
esecuzione scenica (regia di Luca Ronconi, scene di Gae Aulenti, direzione
musicale di Claudio Abbado) al Rossini Opera Festival (ROF) del 1984, poi
ripresa diverse volte a Pesaro, Vienna e alla Scala.
Ebbi la
gioia di vederla al ROF sia nella prima versione del 1984 (ripresa in vari teatri)
sia in quella per giovani cantati dell’Accademia Rossiniana curata da Emilio
Sagi (viene replicata ogni anno al ROF da oltre un quarto di secolo e ha
circuitato anche in numerosi i teatri italiani e stranieri). Grande attesa per
la prima romana in forma scenica; teatro strapieno, pubblico delle grandi
occasioni, Non si tratta di un nuovo allestimento, ma di una importazione dal
teatro dell’opera di Amsterdam dove è andata in scena nel 2015con grande
successo.
Variamente
chiamato, negli stessi autografi, “Cantata Scenica” o “Opéra Comique en un
Act”, “Il Viaggio a Reims” è un lavoro d’occasione: permette di mostrare
l’abilità dei sette maggiori cantanti del Théatre Italien di Parigi nei giorni
del 1825 in cui si festeggiava l’incoronazione di Carlo X, il quale avrebbe
concesso a Rossini un lauto stipendio e una ricca pensione di cui il nostro ha
goduto dall’età di 37 anni (Caro Tito Boeri i baby pensionati non sono
un’italica invenzione recente) alla morte a 76 anni.
Sta a “Le
Comte Ory” come “Ernani” sta a “Il Trovatore”: un magnifico abbozzo di quello
che sarebbe diventato uno stupendo lavoro completo. Purtroppo i bigotti
impresari del romanticismo e del Novecento storico hanno boicottato “Le Comte”
poiché troppo intriso di eros. E’ comunque lavoro importante che richiede un
cast di stelle. A Roma ha impiegato oltre 30 anni per arrivare nel giugno 2009
dagli archivi de l’Opéra alla Sala grande dove l’Accademia di Santa Cecilia
In questo arco di tempo non è stata programmata in forma scenica.
anche dal Teatro dell’Opera.
‘Il Viaggio
a Reims’, che all’epoca venne messo in scena solo tre sere, venne concepito da
Rossini (e dal suo librettista Luigi Balocchi), come un’occasione per sfoggiare
le voci di cui disponeva il Théatre Italien di Parigi. E’ stata , quindi,
prodotta pensando essenzialmente a grandi voci tale per di più che fossero in
grado di raffigurare stereotipi dell’aristocrazia europea dell’epoca
convenuto a dare omaggio a Carlo X in occasione della sua incoronazione nella
Cattedrale di Reims.
A Roma non
mancano grandi voci quali Mariangela Sicilia (Corinna), Anna Goryachova
(La Marchesa Melibea), Maria Grazia Schiavo (La Contessa di Folleville),
Francesca Dotto (Madama Cortese), Juan Francisco Gatell (Il Cavaliere
Belfiore), Levy Sekgapane (Il Conte di Libenskof), Adrian Sâmpetrean (Lord
Sidney), Nicola Ulivieri (Don Profondo), Bruno De Simone (Il Barone di
Trombonok) e Simone Del Savio (Don Alvaro). Per non citare che i protagonisti.
Si dimentica
che ‘Il Viaggio’ è opera relativamente ‘tarda di Rossini (che sfiorava i 33
anni!); il pesarese aveva cominciato a far sfoggiare l’orchestra. L’orchestra
del Teatro dell’Opera, guidata da Sefano Montanari ha dato prova di sapere
leggere l’ironico, il sentimentale ed il celebrativo (i tre elementi che si
intrecciano nell’opera) in modo eccellente. Meglio di quando abbia fatto la
stessa osannata regia.
Priva di una
vera drammaturgia la vicenda è ambientata da Damiano Michieletto e dai suoi
consueti collaboratori (Paolo Fantin, Carla Teti, Alessandro Carletti) in un
museo alla vigilia dell’inaugurazione di una mostra. Tutti i personaggi sono in
preda alla frenesia e all’ansia per l’attesa dell’evento, che corrisponde alla
partenza per Reims del libretto dell’opera. Alcuni di loro sono personaggio
reali: Madama Cortese per esempio è la direttrice del Museo.
Altri sono
personaggi storici, appartenenti ai dipinti esposti nel museo. L’arrivo di una
grande e misteriosa tela darà una svolta alla vicenda, sempre all’insegna
dell’occasione storica per la quale Il viaggio a Reims fu scritto:
l’incoronazione di Carlo X . Il pubblico è rimasto estasiata e le ovazioni non
sono mancate, ma a mio viso c’era troppa confusione sul palcoscenico e si è
persa parte dell’ironia che caratterizza il lavoro di Rossini, particolarmente
beffardo nel periodo parigino.
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