martedì 7 dicembre 2010

Una “Valchiria” intimista inaugura la Scala in Il Velino 8 dicembre

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite.

SPE - Una “Valchiria” intimista inaugura la Scala


Roma, 7 dic (Il Velino) - Il ricco cartellone della stagione 2010-2011 del Teatro alla Scala (il solo teatro italiano con un livello di produzione analogo a quello dei teatri tedeschi) è stato inaugurato da “ La Valchiria ” di Richard Wagner. La scelta rientra nel progetto, coprodotto con la Staatsoper Unter Den Linden di Berlino, di mettere in scena una nuova edizione dell’intero “Anello del Nibelungo” entro il 2013, bicentenario della nascita del compositore. Delle quattro opere che compongono “L’Anello del Nibelungo”, “ La Valchiria ”è quella più frequentemente rappresentata al di fuori dal resto del ciclo. Ci sono varie spiegazioni. In primo luogo, è relativamente compatta: tre atti, ciascuno di un’ora e venti minuti. Inoltre, racconta una storia d’amore come nella tradizione operistica più antica. Anzi, molteplici storie d’amore sovrapposte : lo stupro di Sieglinde da parte di Hunding; la passione totalizzante di Siegmund e Sieglinde; l’ormai decotto rapporto coniugale tra Wotan e Fricka; l’amore paterno di Wotan per Siegmund, Siglinde e soprattutto per Brunnhilde; l’amore filiale di Brunnhilde per Wotan; il rapporto tra Brunilde, le sue sorelle e i suoi fratellastri. L’intreccio amoroso è frammisto a una complessa vicenda di potere: anche il potere è da sempre ingrediente essenziale della tradizione del teatro in musica. In terzo luogo, le vicende avvengono in scena (comprendendo sia slanci appassionati che battaglie) e non tramite racconti come nelle altre opere della tetralogia wagneriana. Infine, “ La Valchiria ” è ancorata per molti aspetti alla convenzione dell’opera romantica nella scrittura sia orchestrale sia vocale. Tuttavia la scrittura comporta equilibri delicatissimi.

Il sinfonismo è protagonista: l’orchestra ha un grande organico con flauti, oboi e clarinetti a quattro, fagotti a tre, otto corni di cui quattro alternati con le tube, quattro tromboni, basso tuba, sei arpe, timpani, percussioni e ben 62 archi. Questa massa strumentale permette la più ampia delle prospettive sonore, ma anche la più intimista, quasi cameristica. Sotto il profilo vocale, il declamato di varia tensione si accompagna a clamorose espressioni liriche (quali la scena di passione tra Siegmund e Sieglende al primo atto e lo struggente dialogo tra Brunnhilde e Wotan nel finale dell’opera). Come nelle altre opere del ciclo, la direzione musicale è affidata a Daniel Barenboim e quelle drammaturgica a Guy Cassiers (le scene sono di Enrico Bagnoli, i costumi di Tim Van Steenbergen) del gruppo di avanguardia Toneelhuis di Aversa. Occorre dire che dopo due inaugurazioni problematiche (quelle del 2008 e del 2009), questa volta il successo è stato pieno, come si è potuto notare sin dall’anteprima per i giovani il 4 dicembre scorso. Il successo, soprattutto, è stato maggiore di quello raccolto a Milano da “L’oro del Reno” lo scorso maggio specialmente a ragione della regia (con annesse scene e costumi, nonché mimi e danzatori).

Ne “ La Valchiria ” milanese non ci sono gli eccessi di un teatro di regia teso a dare una connotazione molto politica all’intero “Anello” (la lotta dei sottomessi contro la globalizzazione capitalistica). Tuttavia, la scena è parsa eccessivamente buia anche in momenti in cui (l’alba primaverile, il dialogo nella Reggia degli Dei, e soprattutto l’arrivo delle Valchirie nella loro montagna) dovrebbe essere luminosa. Alcune scelte relative ai costumi (le Valchirie in pesanti abiti di lutto fine Ottocento-inizio Novecento) destano perplessità. E’ da augurarsi che Cassiers & soci diventino progressivamente più sobri nel prosieguo di questo “Anello”. Di grande livello la parte musicale: Barenboim dà un’intonazione intimistica, quasi cameristica al primo atto traendo suoni delicatissimi dal grande organico. Tra gli interpreti, primeggiano Nina Stimme (Brünilde), Vitalij Kowaljow (Wotan) e Ekaterina Gubanova (Fricka). Waltraud Meier (Sieglinde) e Simon O’Neill (Sigmund) scansano il peso degli anni con abilità tecnica ed evitano gli acuti più impervi. John Tomlinson dovrebbe, invece, godersi un meritato pensionamento. Scelte con grande cura le soliste che hanno dato corpo alle “Valchirie”. Un’inaugurazione all’altezza delle grandi serate della Scala.

(Hans Sachs) 8 dic 2010 21:06

Nessun commento: