venerdì 17 dicembre 2010

La Vedova allegra ritorna alle origini Milano Finanza 18 dicembre

La Vedova allegra ritorna alle origini
di Giuseppe Pennisi


La Vedova allegra di Franz Lehár approdata al Filarmonico di Verona (dove è in scena fino al 2 gennaio) non è un frettoloso spettacolo natalizio ma una ricca coproduzione per la quale si sono coalizzate ben quattro fondazioni liriche (Trieste, Genova e Napoli, oltre ovviamente alla veronese).
Vengono eliminati i frizzi e i lazzi entrati nella tradizione e sia il testo sia la musica sono presentati in un'edizione il più vicino possibile all'originale. La regia di Federico Tiezzi sposta l'azione dal 1905 (anno del debutto a Vienna) al 1929, ossia alla grande crisi economica e finanziaria, evidenziata da indici di Borsa evocati sullo sfondo. La trovata in effetti non è originale, visto che un'edizione di Arabella di Strauss in scena a Francoforte porta la vicenda da una Vienna sconfitta dopo la guerra austro-prussiana del 1866 alla crisi dei mutui subprime nel 2007, ma funziona efficacemente e sottolinea la centralità di denaro e d'eros, i motori dell'intreccio. Le scene di Edoardo Sanchi e i costumi di Giovanna Buzzi esprimono bene il clima. Julian Kovatchev ha il tocco giusto, nonché un'orchestra e corpo di ballo appropriati. Il direttore trova inoltre un buon equilibrio tra ironia (sul piccolo Stato balcanico prossimo alla bancarotta) e nostalgia per un mondo al crepuscolo. Con l'eccezione di Bruno Praticò, veterano dell'opera comica, il cast è giovane e canta, recita e balla bene. Spicca, oltre a Silva Della Benetta nel ruolo della protagonista, il baritono albanese Gezin Myshketa, destinato, al pari dei connazionali, Mula e Pirgu, a una promettente carriera. (riproduzione riservata)

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