mercoledì 15 dicembre 2010

Rischi e indici al vertice europeo Il Velino 15 dicembre

ECO - Roma, 15 dic (Il Velino) - Silvio Berlusconi può recarsi soddisfatto al vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea in programma a Bruxelles il 16 ed il 17 dicembre. Meglio presentarsi ai partner dopo avere incassato un voto di fiducia (anche se risicato) che arrivarvi dopo essere stato “sfiduciato” dal Parlamento. Senza dubbio, ove fosse avvenuto e non ci fosse stata una soluzione immediata alla crisi – un’eventualità da considerarsi impossibile a meno di 48 ore del voto - l’Italia sarebbe parsa, a torto o a ragione, sull’orlo dell’ingovernabilità e, quindi, con poca voce in capitolo in una riunione uno dei cui obiettivi principali è l’individuazione di strumenti e risorse per bloccare sul nascere focolai di crisi finanziaria (specialmente della capacità di far fronte alle scadenze del debito). Nella “ventiquattrore” di chi lo accompagna al “vertice” c’è un lavoro ancora in gran parte inedito e particolarmente utile in una fase in cui la agenzie tradizionali di rating non vanno per la maggiore. È una proposta di due giovani economisti italiani, Angelo Baglioni (docente di micro-economia alla Cattolica di Milano) e Umberto Cherubini (docente di matematica finanziaria all’Università di Bologna) su come valutare il rischio sistemico di un sistema bancario ed i suoi effetti sui conti di Pantalone nonché, in ultima istanza, sul debito sovrano.

La proposta è stata testata empiricamente su 414 grandi banche in dieci Stati europei nel periodo gennaio 2007-settembre 2010. È ora presentata in un paper a circolazione limitata (tra gruppi di economisti e specialisti di finanza). Non sappiamo se la delegazione italiana la porrà sul tavolo del vertice. È, tuttavia. utile anticiparne il contenuto anche al fine di aprire un dibattito (gli indici di rischio sono essenziali a qualsiasi tipo di Eurobond ed a qualsiasi sistema di governance nazionale ed europeo). Senza entrare negli aspetti tecnico-statistici (l’indice si basa sui premi di rischio per differenti categorie di CDS (Credit Default Swaps) per tutelarsi da eventuali insolvenze), lo strumento permette di misurare le probabilità dei costi per il Tesoro di uno Stato, derivanti da garanzie implicite di salvataggio date al settore finanziario. L’analisi empirica dimostra che durante la crisi finanziaria, la componente sistemica di rischio di insolvenze bancarie è aumentata in tutti i dieci Stati, tranne la Germania e l’Olanda; è cresciuta moltissimo in Irlanda (ove l’indice fosse stato utilizzato sarebbe stato premonitore e si sarebbero potute prendere, per tempo, le misure appropriate, è aumentato di meno negli altri PIIGS (l’Italia è, nel gruppo, il Paese dove l’indice è rimasto più stabile) ma ha subìto un forte balzo nel Regno Unito (chi lo avrebbe sospettato).

Interessante notare una correlazione tra l’indice di Baglioni e Cherubini e quanto i singoli Governi si sono impegnati in vari piani di salvataggio, tanto europei quanto nazionali. In breve, Irlanda e Germania hanno impegnato più di quanto dovrebbero, mentre l’Italia, sottovalutando i rischi, ha impegnato meno di quanto, in base all’indice, avrebbe dovuto fare. Tutto ciò può sembrare molto tecnico e per iniziati. Ha, però, un significato profondo a cui possono darsi due letture apparentemente divergenti. Da un lato, il nostro sistema bancario, pur polveroso, ha retto abbastanza bene l’urto della crisi. Da un altro, proprio per questo motivo ci potrebbe venir richiesto un contributo maggiore alla “cintura di sicurezza” stabilita per aiutare Paesi dell’eurozona in difficoltà e contenere i rischi di contagio.
(Giuseppe Pennisi) 15 dic 2010 09:53
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