Musica, Musica, a Santa Cecilia un tocco viennese con la “Quarta” di Mahler
Roma, 17 dic (Il Velino) - Applausi per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Per l’esecuzione integrale delle sinfonie di Gustav Mahler, nella doppia ricorrenza dei 150 anni dalla nascita e dei 100 dalla morte del compositore, ha trovato in poche ore un “rincalzo” di lusso per sostituire Andris Nelsons fortemente influenzato, il quale avrebbe dovuto dirigere la Quarta sinfonia. Ha chiamato Christian Arming che già in giugno aveva chiuso la stagione 2009-2010 con una splendida esecuzione della Terza. Concettualmente la Terza e la Quarta sinfonia sono molti distanti. Grandiosa la prima (di una durata che, in mano a certe bacchette, sfiora le due ore), con notevoli interventi corali e vocali per sottolineare il risveglio di una natura verosimilmente boema se non da Foresta nera. Delicata la Quarta, in cui Mahler torna ai canonici quattro tempi sinfonici quali definiti da Haydn. Primaverile e piena della dolcezza dei boschi che circondano Vienna, come quello di Laxemburhg. Tra le più brevi delle sinfonie di Mahler dura appena 55 minuti. Nella delicatezza cela quasi il dramma del rapporto di Mahler con quella che era allora la capitale della duplice corona austro-ungarica: ebreo laico (e probabilmente non credente) si convertì in grande pompa al cattolicesimo per diventare direttore generale dell’Opera della città. Un incarico che soffrì, tanto che fu probabilmente una delle determinanti delle crisi cardiache della sua vita e della sua morte ad appena 51 anni.
A 39 anni, ma visto dalla platea sembra poco più che trentenne, Arming ha il tocco esatto del viennese come immaginato da chi viennese non è: biondo, alto, slanciato, elegantissimo nel suo impeccabile frac, gestisce la musica con un tocco spettacolare. Una malizia, se si vuole, per quella che potrebbe sembrare la meno spettacolare delle sinfonie di Mahler: un organico ridotto, senza tromboni o basso tuba, l’intervento della voce (ma solo un soprano) per introdurre la “Via Celestiale”. Nel primo movimento, si avvertono echi della linea melodica della sinfonia Jupiter di Mozart, ascoltata nella prima parte del concerto. Il secondo e il terzo movimento proseguono con accurata eleganza. Poi uno stacco e la “Via Celestiale”, con un giovane soprano russo, Ekaterina Sadovnikova, perfetta nell’emissione anche se con un volume buono per un teatro lirico da 1000-1500 posti ma non sufficiente per la smisurata Sala Cecilia con i suoi 2800 posti. In breve una prova di grazia dalla Sadovnikova e di raffinatezza da Arming. Cosa di meglio per rievocare Vienna in questa fase pre-natalizia?
Roma, 17 dic (Il Velino) - Applausi per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Per l’esecuzione integrale delle sinfonie di Gustav Mahler, nella doppia ricorrenza dei 150 anni dalla nascita e dei 100 dalla morte del compositore, ha trovato in poche ore un “rincalzo” di lusso per sostituire Andris Nelsons fortemente influenzato, il quale avrebbe dovuto dirigere la Quarta sinfonia. Ha chiamato Christian Arming che già in giugno aveva chiuso la stagione 2009-2010 con una splendida esecuzione della Terza. Concettualmente la Terza e la Quarta sinfonia sono molti distanti. Grandiosa la prima (di una durata che, in mano a certe bacchette, sfiora le due ore), con notevoli interventi corali e vocali per sottolineare il risveglio di una natura verosimilmente boema se non da Foresta nera. Delicata la Quarta, in cui Mahler torna ai canonici quattro tempi sinfonici quali definiti da Haydn. Primaverile e piena della dolcezza dei boschi che circondano Vienna, come quello di Laxemburhg. Tra le più brevi delle sinfonie di Mahler dura appena 55 minuti. Nella delicatezza cela quasi il dramma del rapporto di Mahler con quella che era allora la capitale della duplice corona austro-ungarica: ebreo laico (e probabilmente non credente) si convertì in grande pompa al cattolicesimo per diventare direttore generale dell’Opera della città. Un incarico che soffrì, tanto che fu probabilmente una delle determinanti delle crisi cardiache della sua vita e della sua morte ad appena 51 anni.
A 39 anni, ma visto dalla platea sembra poco più che trentenne, Arming ha il tocco esatto del viennese come immaginato da chi viennese non è: biondo, alto, slanciato, elegantissimo nel suo impeccabile frac, gestisce la musica con un tocco spettacolare. Una malizia, se si vuole, per quella che potrebbe sembrare la meno spettacolare delle sinfonie di Mahler: un organico ridotto, senza tromboni o basso tuba, l’intervento della voce (ma solo un soprano) per introdurre la “Via Celestiale”. Nel primo movimento, si avvertono echi della linea melodica della sinfonia Jupiter di Mozart, ascoltata nella prima parte del concerto. Il secondo e il terzo movimento proseguono con accurata eleganza. Poi uno stacco e la “Via Celestiale”, con un giovane soprano russo, Ekaterina Sadovnikova, perfetta nell’emissione anche se con un volume buono per un teatro lirico da 1000-1500 posti ma non sufficiente per la smisurata Sala Cecilia con i suoi 2800 posti. In breve una prova di grazia dalla Sadovnikova e di raffinatezza da Arming. Cosa di meglio per rievocare Vienna in questa fase pre-natalizia?
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