sabato 14 aprile 2007

PRODI E BERLUSCONI STUDIANO LE RIFORME

Non è chiaro se si parlano. Tuttavia, le talpe di Ex-Libris hanno scoperto che in vista dell’ormai inevitabile predisposizione di una riforma della legge elettorale, hanno collezionato gli stessi testi- Prodi nel suo appartamento di Via di Gerusalemme a Bologna e Berlusconi nella Villa di Arcore. Se non li leggono in prima persona –le parti matematico formali sono ostiche tanto al Professore quanto al Cavaliere-- li fanno sintetizzare dai loro più stretti collaboratori. Tra i testi non ce n’è neanche uno di Roberto D’Alimonte, prolifico pubblicista delle cui proposte tutti ormai sanno tutto.
Sia Prodi sia Berlusconi sono stati intrigati da un saggio di Aline Pennisi, Federica Ricca e Bruno Simeone “Bachi e buchi della legge elettorale italiana nell’allocazione biproporzionale dei seggi” pubblicato nel n. 79 del quadrimestrale “Sociologia e Ricerca Sociale”; una prima versione era stata presentata ad un convegno nell’estate 2005 e riassunta in articoli divulgativi.- Il lavoro aveva previsto puntualmente l’anomalia dei totali circoscrizionali verificatasi nelle elezioni del 2006 (da cui sono derivate contestazioni ancora in atto). Meditatolo distintamente, hanno fatto voto (l’uno all’insaputa dell’altro) che quale che sarà il nuovo sistema , rispetterà le logiche della matematica.
Di matematica ce ne è un bel po’ nel lavoro di Daniel Diermeier, Hulya Eraslan e Antonio Merlo sui pregi e sui difetti del bicameralismo. Mesta la conclusione: eliminare il bicameralismo non ha effetti sulla durata dei Governi, ma incide sulla loro composizione in quanto spinge a coalizioni di meno partiti. Ciò interessa più Prodi (che ha un bel da fare con il sinedrio dell’Unione) che Berlusconi. Ma sfiora la riforma elettorale; riguarda la Costituzione.
Antonio Merlo (ora all’Università di Pennsylvania) si chiede, in un lavoro a quattro mani con Arianna Degan (della Università del Québec), se gli elettori votano o non votano secondo le loro vere intenzioni. Da un’analisi dei risultati alle elezioni nazionali Usa negli ultimi 60 anni, risulta che di massima il voto è sincero – specialmente dove vigono sistemi uninominali. Antonio Merlo, con Andrea Mattozzi del California Institute of Technology , fa anche un affondo sulla mediocrazia – ossia la scelta di mediocri, per carriere politiche e candidature elettori, da parte delle gerarchie dei partito. Il loro modello dimostra che in molti paesi la classe politica è composta da mediocri e che spesso i meccanismi elettorali inducono tale processo di selezione avversa. Berlusconi gongola in quanto si considera imprestato alla politica proprio per evitare che il paese finisse nelle mani di eccessiva mediocrità.
In un altro lavoro, Merlo e Mattozzi guardano, d’oltreoceano, alla trasparenza e qualità dei politici. Le conclusioni contrastano con l’impressione generale: quanto più la politica (e il pertinente meccanismo elettorale) sono trasparenti tanto più la classe politica è mediocre perché i partiti tendono a reclutare (quadri e candidati) per mantenere condizioni di equilibrio (al loro interno). Merlo e Mazzotti, in un altro lavoro quantitativo, analizzano la differenza tra i politici di carriera (che bevono politica con il latte della manna e restano in politica sino al pensionamento) e carriere politiche (individui che restano in politica per alcuni anni ma tornano al settore privato prima di andare a riposo). Tanto Prodi quanto Berlusconi ritengono, a torto od a ragione di appartenere alla seconda categoria. Un modello dinamico mostra che il sistema elettorale incide sulla consistenza dei due gruppi e che gli incentivi monetari (indennità, appannaggi) riduce la qualità degli individui che entrano in politica e li rende più attaccati alla poltrona. Distintamente e separatamente, Prodi e Berlusconi si impegnano a tagliare indennità ed appannaggi.

Nessun commento: