lunedì 23 aprile 2007

M & A: CHI CI GUADAGNA

Chi sono i veri vincitori dei giochi dell’Opa, o, più in generale, delle operazioni di fusioni e concentrazioni (M&A, in gergo) che hanno caratterizzato gli ultimi 15 anni? I manager più degli azionisti. Non solo ma i manager se la sono cavata molto bene , anzi splendidamente, anche quando gli azionisti ci hanno rimesso le penne. Questa è la conclusione che si ricava dalla lettura dei saggi sul tema nell’ultimo fascicolo del Journal of Finance, una delle riviste accademiche Usa di maggior prestigio. Uno dei lavori passa al setaccio tutti i M&A avvenuti negli Usa dal 1990 al 2005 e ne deriva alcune caratteristiche interessanti. Quando la s.p.a acquirente è ad azionariato diffuso, le quotazioni dei titoli della compagnia che si vuole comprare aumentano mediamente del 32%; se invece, l’azionariato dell’acquirente è ristretto l’incremento di valorizzazione di chi sta per essere comprato è del 22%; se l’acquirente è una impresa controllata da un numero limitato di fondi di private equità, si arriva a malapena ad una crescita 20% delle azioni della impresa oggetto di desiderio In parole povere, le public companies ad azionariato diffuso pagano mediamente di più delle altre (e quindi di guadagnare di meno dall’operazione). Il differenziale (a svantaggio delle public companies) sparisce se il manager controlla o direttamente o tramite stock options il 20% del portafoglio: tratta l’affare come proprio in quanto ha un forte interesse personale a non pagare un prezzo troppo alto per l’impresa che si vuole acquistare e spesso passano all’incasso delle loro options molto tempestivamente (in quanto hanno le informazioni per determinare il momento ottimale).
Sempre in tali casi, poi, - mostra un altro lavoro nel fascicolo - può scatenarsi un vero e proprio tormentone (si pensi al caso Telecom di queste settimane) con potenziali acquirenti che scappano; le aziende ad azionariato ristretto sembrano essere le prima a sentire puzza di bruciato ed a scappare. Un’analisi della canadese University of British Columbia (sempre su dati Usa) mette in evidenza nel 75% dei M&A i manager sono usciti dall’operazione più ricchi di quanto erano prima anche quando i loro azionisti hanno sofferto. Una spiegazione è che un M&A spesso porta la compagnia acquirente in una scala di dimensioni molto più consistente di quella in cui era precedentemente. Con il risultato che il management chiede, ed ottiene, un aumento dei compensi anche se il valore delle azioni cala a ragione ad esempio della forte leva finanziaria con cui si è fatta l’operazione. Pure in questo caso, i paralleli con vicende italiane sono fin troppo evidenti.

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