lunedì 23 aprile 2007

PRODI DOVREBBE IMPARARE LA VIRTU' DEL SILENZIO

Una soluzione, piccola ma eloquente, ai problemi economici (e politici) di queste settimane è, cari lettori, nelle vostre mani: ciascuno di voi invii a Romano Prodi a Palazzo Chigi un libro sull’elogio e sulla virtù del silenzio. C’è un’ampia gamma tra cui scegliere (in edizioni di tutti i prezzi e per tutti i gusti – dal tascabile supereconomico al libro dono con rilegatura di lusso, che, però, non verrebbe apprezzato data la notoria parsimonia del Presidente del Consiglio). Al ritorno dal Giappone, gli ho fatto trovare una vera chicca: l’Epilogo dei dogmi politici del Cardinal Mazzarino, Primo Ministro di Luigi XIV. Inizia così: “A sole due massime restringevano gli antichi filosofi la lor più sincera filosofia, e sono le seguenti: sopportati e astieniti”. E’ disponibile soltanto in francese , lingua che come è noto Prodi ha appreso in un corso accelerato nel centro di formazione dei carabinieri a Perugina e praticato a Bruxelles. Si possono scegliere testi di poeti e filosofi romani (come Virgilio, Seneca e Marco Aurelio) o della vastissima letteratura dei Padri della Chiesa (da San Benedetto a San Bernardo) oppure ancora pagine del post-moderno Michel Foucault) od ad esempio “Il silenzio di Tomaso” del teologo Bruno Forte.
Ho selezionato il breviario per i politici di Mazzarino perché il Cardinale, sulla scia di Richelieu, enfatizza l’esigenza di non mostrare ciò che non è indispensabile mettere in campo per ottenere i propri obiettivi profondi. Prodi, a sua volta, dovrebbe, al primo Consiglio dei Ministri, regalare ai 112 dell’Esecutivo (Sottosegretari compresi) parte dei libri sull’elogio e sulla virtù del silenzio da voi inviati (e che saranno tanti, auspico, da eccedere la capacità degli scaffali di Palazzo Chigi), invitandoli a tener la bocca il più chiusa possibile. Non soltanto il loro continuo sentenziare su questo o quello toglie a Silvio Sircana il poco lavoro che gli è rimasto ma – come è noto a chi conosce i rudimenti di teoria economica dell’informazione – può turbare il mercato. Con effetti devastanti.
Nei giorni scorsi, ad esempio, ha creato vero e proprio sconcerto nel mondo delle telecomunicazioni (un comparto fortemente globalizzato) tanto da spingere la AT&T a scappare dall’Italia, portandosi dietro non solo i propri capitali e tecnologia ma anche molte altre imprese straniere che stavano per investire nel Belpaese (creando valore aggiunto ed occupazione): i rapporti periodici dell’Ice (e, a livello internazionali, quelli dell’Unctad- agenzia Onu) documentano che siamo il Paese Ue con meno investimenti diretti esteri.
Altra confusione circonda la gara Alitalia – in primo momento chiamata impropriamente asta ed ora diventata un mero beauty contest : il 16 aprile sarebbe dovuta scattare alle 17 in punto l’ora zero per la presentazione di offerte tecniche e finanziaria, ma un coretto a cappella di Ministri e Sottosegretari non solo ha indicato quelli che dovrebbero essere i segretissimi contenuti finanziari delle offerte ma anche affermato, in vario modo, che nelle prossime settimane altre imprese e banche possono aggregarsi alle cordate esistenti. Frasi e parole da comportare (se qualcuno fa ricorso) il probabile annullamento da parte della Corte di Giustizia Europea.
Soprattutto in materia di “partito-aziende” (ossia un soggetto politico privo di un elettorato ma con tante aziende collaterali – Intesa Sanpaolo, le nuove Telecom ed Alitalia), Romano Prodi e la sua pattuglia dovrebbero seguire il precetto di Mazzarino. Ci rimetterebbero gli italiani in italiani. Ma se continua a parlane, ci rimetterebbe pure lui. Ed il “partito-aziende” farebbe la fine del tentativo di istituire il Partito Democratico (da cui ha già preso le distanze mezzo Ulivo e due terzi dell’Unione). Il silenzio è d’oro, lo diceva pure Maurice Chevalier in un indimenticabile film di René Clair.

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