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CLT - Lirica, l’Arianna di Strauss ammanta Parigi di eros
Parigi, 3 gen (Il Velino) - Nella vulgata della pubblicistica musicale vige la leggenda di un Richard Strauss “impolitico” per il quale il secolo breve delle due guerre mondiali e delle tragedie immani sarebbe scorso contrassegnato solo da “rumori di fondo”. In Italia l’ha accreditata, una quindicina di anni fa, anche l’analisi del carteggio tra Strauss e Hofmannsthal fatta da Francesco Maria Colombo. È vero che il musicista tedesco viveva e componeva distinto e distante dalla politica attiva, “per lasciarne le cure a chi se ne interessa” (come lui stesso scrisse) ma proprio le opere composte, o ri-composte, durante le due guerre mondiali provano quanto fossero “politici” il suo pensiero e la sua musica. Durante la Prima guerra mondiale vennero concepite la seconda edizione di “Ariadne auf Naxos” (“Arianna a Nasso”) e “Die Frau ohne Schatten” (“La donna senz’ombra”); durante la Seconda, “Capriccio”, una “conversazione in musica” sul dilemma se decidere o non decidere. Si era nell’autunno del 1942, data emblematica. “Die Frau” è uno dei più grandi canti all’amore coniugale, alla paternità, alla maternità e alla loro piena conquista unicamente dopo un percorso di sofferenza: cosa di più “politico” mentre l’Europa si stava suicidando?
“Ariadne” è in apparenza un mero divertissement intellettuale. La prima versione, del 1912, è un’acuta satira dei “nouveaux riches”, unitamente a un’ironica parodia di 300 anni di teatro in musica (dalla commedia dell’arte all’opera comica, dalla tragédie lyrique al “bel canto”, dal melodramma al teatro totale wagneriano e post-wagneriano). Nella seconda, quella del 1916 (comunemente rappresentata), la parodia resta ma la satira alla borghesia ricca (e cafona) passa in secondo piano, mentre il vero elemento fondante del gioco a cerchi concentrici è la vittoria di Eros su Tanatos. Viene capovolto l’assunto classico e romantico della loro stretta congiunzione (e della vittoria del secondo sul primo) proprio mentre in un’Europa trasformata in trincea Tanatos distrugge almeno una giovane generazione, colma di Eros. L’elemento per dipanare il filo della complicata azione divisa in un “Prologo” e un’“Opera” in un atto è la vittoria di Eros su Tanatos: si era, ricordiamolo, nel 1916 in piena Prima guerra mondiale. L’uomo più ricco di Vienna decide di fare rappresentare un’opera tragica, commissionata a un giovane compositore (su Arianna abbandonata da Teseo) insieme a uno spettacolo di commedia dell’arte. La decisione getta il compositore nello sconforto. Nell’“Opera”, mista a lazzi e frizzi, Arianna viene convinta da Zerbinetta (amante di Arlecchino ma anche di altri) a darsi al primo uomo che passa piuttosto (Bacco) piuttosto che suicidarsi. Nel “Prologo” Eros sconfigge anche la “Dea Musica” (il compositore vene sedotto da Zerbinetta); nell’”Opera” Eros trascina Arianna tra le braccia di Bacco, sulla scia di un grande rondò in cui Zerbinetta esalta l’amore libero.
All’Opéra Bastille, l’allestimento di Laurent Pelly e Chantal Thomas - pensato inizialmente per il più raccolto Palais Garnier con la sua grande scalinata ed i palchetti incorniciati in ori e stucchi - funziona per l’abilità di portare la vicenda ai giorni d’oggi. Il “Prologo” si dipana in un grandioso villone da palazzinaro arricchito. L’“Opera” in un teatro povero di periferia di qualsiasi grande città europea. Philippe Jordan guida un’orchestra di 37 elementi a cui è richiesto di alternare suoni mozartiani e suoni wagneriani. La bella Jane Archibald è Zerbinetta, che di Eros tutto sa e ne propaga il verbo ai quattro venti, nel grande rondò di coloratura e raccontando di avere quattro uomini simultaneamente, poiché dato che “Dio ha creato i maschi” è inconcepibile che si debba “a loro resistere”. Ricarda Merbeth è un’attraente Arianna che dal tentativo di suicidio passa al letto di Bacco (un Stefan Vinke che spara un Do acuto appresso all’altro). I più avvertiti tra il pubblico non possono non notare che il lungo duetto in Do maggiore tra Arianna e Bacco è una ironica parodia del lungo orgasmo tra Sigfrido e Brunildo con cui termina la terza opera della tetralogia wagneriana. Sophie Koch, delizioso mezzosoprano in panni maschili (evidente richiamo a Mozart) è il giovane compositore che all’arte sceglie l’Eros. essenza stessa della vita. Di livello il resto della compagnia: un plauso particolare a Franz Mazura, grandissimo baritono wagneriano degli Anni Settanta e Ottanta, che a 87 anni solca ancora il palcoscenico nel breve ma cruciale ruolo del maggiordomo.
(Hans Sachs) 3 gen 2011 13:32
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