InScena
di Giuseppe Pennisi
Il primo aspetto interessante della verdiana La forza del destino (che ha inaugurato la stagione lirica del Regio di Parma dove è in scena fino all'8 febbraio) è la versione critica di Philip Gosset dell'allestimento scaligero del 1869. Meno cruda dell'edizione presentata a San Pietroburgo nel 1862, fa comunque toccare con mano quanto nell'arco di pochi anni Verdi abbia metabolizzato nuovi canoni «europei».
Gianluigi Gelmetti mette in risalto questo aspetto con una concertazione dilatata che sottolinea come sia complesso il perdono, tema centrale dell'opera. Gelmetti introduce un cromatismo particolare, tutto verdiano poiché a quell'epoca il maestro di Busseto non aveva ancora avuto accesso a Wagner. Di rilievo il debutto di Dimitra Theodossiou, non più giovane e con 20 anni di carriera nel ruolo di protagonista. La sua è una Leonora piena di temperamento, con tinte belcantistiche che scivolano nel drammatico. La affiancano Vladimir Stoyanov (baritono verdiano sperimentato) e Aquiles Machado (tenore lirico venezuelano che ricompare, dopo un periodo di assenza sulla scena internazionale, in un ruolo più «spinto» di quanto a lui consueto). Di livello gli altri due protagonisti, Mariana Pentcheva e Roberto Scandiuzzi, nonché i numerosi personaggi minori e il coro, che ha un ruolo importante in questo primo esempio di quello che diventerà il «grand opéra» padano. Regia, scene e costumi di Stefano Poda portano l'azione alla seconda metà dell'Ottocento ma convincono solo in parte. (riproduzione riservata)
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