*LETTERA DA WASHINGTON: L’EUTANASIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Washington -
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Washington - Vista da Washington, in particolare dalla George Mason University, roccaforte liberista in quel di Vienna, Virginia, nei sobborghi del cuore della capitale ma pur sempre nella Greater Metropolitan Area, il comportamento dell’Unione Europea e in particolare della Commissione Europea, sembra quanto meno bizzarro. Due sono i temi che suscitano perplessità: le “prediche” formulate ai 27 Stati Membri il 7 giugno, nell’ambito delle procedure del “semestre europeo”, e il modo in cui viene negoziata la successione alla poltronissima di managing director del Fondo monetario internazionale (Fmi). Danno ambedue l’impressione che l’Ue, abbandonate le speranze di Adenauer, De Gasperi, Schumann, Spinelli, sia al cupio dissolvi dell’eutanasia.
Veniamo al primo dei due punti. Le raccomandazioni di politica economica ai 27 non contengono nulla che non si sapesse da tempo: prediche, abbastanza inutili, a riformare i sistemi previdenziali perché tengano meglio conto dell’invecchiamento della demografia dell’Ue, a rivedere le norme sui licenziamenti al fine di rendere i mercati del lavoro più flessibili, a tenere dritta la barra della finanza pubblica per rientrare e dall’indebitamento e dall’Himalaya del debito, a privatizzare il ben di Dio ancora in mano pubblica e via discorrendo. Dato che le prediche ai 27 vengono formulate simultaneamente (e non, come in passato, una alla volta seguendo un calendario analogo a quello della presentazione dei “programmi di stabilità” dei singoli Stati membri) il coretto a cappella, per così dire, ha un tema conduttore: sburocratizzare. Saggia idea. Ma non si dovrebbe iniziare proprio da quella Commisione europea, riducendone organici ed emolumenti, nonostante che in una fase di austerità, come l’attuale, gli eurocrati siano riusciti ad ottenere aumenti di stipendi. Le “prediche”, quindi, possono essere intese come l’inizio dell’eutanasia della Commissione. Iniziando con una cura dimagrante.
Il secondo punto riguarda la successione a Dominique Strauss-Kahn, ora agli arresti domiciliari in seguito a una complessa vicenda che ha interessato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L’Ue ha presentato la candidatura dell’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, Christine Lagarde. Nulla da eccepire sulle qualità e sulla professionalità della Lagarde. Ma era proprio necessario presentare una francese perché fosse il successore di un francese? I primi incontri della Lagarde con esponenti di importanti Paesi emergenti (in particolare la visita in India nel corso di un’intensa campagna elettorale) non sono andati affatto bene. Non potendo criticare la Lagarde, le critiche di coloro che sponsorizzano il suo principale avversario, il presidente della Banca centrale messicana Agustin Carstens, riguardano i debiti dell’Ue e soprattutto la gestione altalenante della crisi greca, e di quelle di Portogallo e Spagna. Critiche non del tutto infondate che rappresentano un vero e proprio tallone d’Achille.
(Giuseppe Pennisi) 09 Giugno 2011 19:51
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