mercoledì 29 giugno 2011

LA QUALITÀ DELLA MANOVRA in Il Velino 30 giugno

LA QUALITÀ DELLA MANOVRA
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Roma - Nello shakespeariano Il Mercante di Venezia la svolta nel dramma avviene all’arringa di Porzia, travestita da avvocato, sulla quality of mercy, la “quality della clemenza”. L’economia neo-istituzionale e la teoria economica dell’informazione ci hanno insegnato che la “qualità” di una manovra di politica economica dipende in gran misura da come viene articolata e presentata. E’ prematuro esprimersi sui dettagli del programma di rientro dell’indebitamento (pareggio di bilancio entro il 2014) e del debito (portare lo stock di debito verso il 60% del Pil entro il 2017 o giù di lì) che, su proposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti, il Consiglio dei Ministri vara (salvo sorprese) il 30 giugno. Sappiamo che nell’immediato le misure rappresentano un antipasto di un pranzo le cui portate principali (dalla riforma tributaria alla drastica riduzione dei costi della politica) sono ancora in fase di cottura e saranno pronte ad essere portate in tavola l’anno prossimo. Quindi, sarebbe avventato esprime un giudizio.

Ci sono due aspetti da tener presente proprio al fine di rendere di migliore di qualità quelli che i francesi chiamano i plats de résistance, ossia le portate di consistenza vere e proprie. Il primo riguarda il nesso tra la manovra di finanza pubblica e le riforme per lo sviluppo. In un saggio recente sui problemi dell’eurozona, Paul de Grauwe dell’Università di Lovanio (uno dei “padri” dell’euro) sottolinea come la caratteristica essenziale del “semestre europeo” dovrebbe consistere nel far sì che “decisione di finanza pubblica” (rivolta alla stabilità) e “programma nazionale di riforma”, Pnr (rivolto alla crescita “inclusiva”) siano concepiti e presentati come un tutt’uno. Dal sito dell’Associazione Astrid, dove si possono leggere gran parte dei Pnr dei 27 dell’Unione Europea, UE, si ricava che circa due terzi degli Stati dell’UE hanno seguito questo approccio. In Italia, invece, il Parlamento ha approvato il Decreto sullo Sviluppo prima ancora che il programma di rientro dall’indebitamento e dal debito venisse messo a punto. Ciò indebolisce la”qualità” (e l’incidenza) della manovra complessiva
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Il secondo punto riguarda il Pnr italiano. Alessandra del Boca, dell’Università di Brescia, Consigliere del CNEL di nomina del Capo dello Stato, ha presentato all’Assemblea CNEL un lavoro ancora in progress: dopo una prima parte (presentata alcune settimane fa) in cui si traccia una panoramica complessiva, nella seconda vengono esaminati in dettaglio i Pnr di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna. Per noi, i primi tre sono più importanti in quanto la Gran Bretagna ha deciso di non fare parte dell’”eurozona”. Dal raffronto non ne usciamo bene sia per la scarsità dei dettagli offerti (specialmente se il nostro Pnr è raffrontato con quelli di Germania e Francia). Ne emerge un suggerimento; cominciare a lavorare adesso al fine di presentare per il prossimo anno un Pnr corposo, un po’ come il PICO (Programma per l’Innovazione, la Crescita e la Competitività) curato nel 2005 da Paolo Savona, allora capo del Dipartimento Politiche Europee

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