Se l’Italia dimentica Charles
Gounod e Claude Debussy
Quest’anno
ci sono due ricorrenze importanti nel mondo della musica: il bicentenario della
nascita di Charles Gounod (1818-1893) e il centenario della morte di Claude
Debussy (1862-1918). Ma, in Italia, hanno avuto meno eco di quella che
avrebbero meritato
Quest’anno
ci sono due ricorrenze importanti nel mondo della musica: il bicentenario della
nascita di Charles Gounod (1818-1893) e il centenario della morte di Claude
Debussy (1862-1918). Diversissimi, i due compositori, in quanto stilemi
musicali ed epoche culturali di riferimento, hanno però un legame “italiano”
comune: sono stati ambedue vincitori, in giovinezza, del prestigioso Prix de
Rome e hanno soggiornato per un esteso periodo a Villa Medici, sede italiana de
l’Académie de France.
Le due
ricorrenze, in Italia, hanno avuto meno eco di quella che avrebbero meritato.
Gounod è stato celebrato dal Centre pour la musique romantique française di
Palazzetto Bru Zane, che ha organizzato un festival di Gounod, producendo
lavori e opere rare. La più nota opera lirica del compositore, Faust, è stata
inoltre messa in scena dai teatri di Piacenza e Reggio Emilia, in un
interessante allestimento del gruppo teatrale di avanguardia Anagoor.
Per quanto
riguarda Debussy, invece, la sua musica da camera è stata eseguita in numerose
associazioni di “amici della musica”, ma nessuno dei maggiori teatri lirici ha
avuto il coraggio di proporre il suo capolavoro per il teatro in musica Pelléas
et Mélisande (che manca alla Scala di Milano dal 2005 e all’’Opera di Roma dal
2009, ma di cui si è visto un buon allestimento a Firenze nel 2015).
Il 25 marzo
(data della morte), alle 10 del mattino (orario poco comodo per molti) Pelléas
et Mélisande è stata trasmessa da Rai5 in forma di concerto con l’Orchestra
sinfonica nazionale della Rai. Mancano all’appello anche Le Martyre di Saint
Sébastien (su testi di Gabriele D’Annunzio) e i balletti Jeux e L’après-midi
d’un faune. Occorre ammettere che i due maggiori lavori per il teatro di
Debussy hanno, a torto più che a ragione, la fama di non attirare pubblico
pagante.
Solo
l’Accademia filarmonica Romana, in collaborazione con l’Accademia nazionale di
Santa Cecilia, ha realizzato un vero e proprio festival di musica cameristica
del compositore, Prospettiva Debussy, iniziato il 21 gennaio ed esteso su sei
concerti domenicali pomeridiani cadenzati sino al 22 aprile e tenuti nella
piccola e deliziosa Sala Casella nei Giardini della Filarmonica di Roma.
Inoltre, il
Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo dedica a Debussy un
festival nel festival con concerti al Museo diocesano e nella sede della
Provincia di Bergamo e chiude il programma agli Arcimboldi di Milano il 10
giugno con Prélude à l’après-midi d’un faune in apertura di programma.
Digitando su
un motore di ricerca il nome di Debussy sono più di dieci milioni le pagine che
compaiono, un milione di video su YouTube e il primo della classifica, un The
best of Debussy, è stato visto e ascoltato 17 milioni e mezzo di volte. L’opera
completa del musicista è stata raccolta in un cofanetto della Warner realizzato
appositamente per il centenario, con in copertina La grande onda di Hokusai: 33
Cd con titoli del catalogo Emi e di quello Warner, fra cui L’enfant prodigue,
scena lirica che valse a Debussy il Prix de Rome, il balletto Jeux e Le martyre
de Saint Sébastien su libretto di D’Annunzio. Tra le altre, anche versioni
delle partiture del musicista francese non ancora registrate, commissionate e
realizzate appositamente per il box.
Occorre
chiedersi se, data l’importanza di Gounod e di Debussy, non si sarebbe potuto
fare di più. Ma dato che alcune stagioni aprono, di consuetudine, in autunno,
c’è forse ancora tempo perché nella seconda parte del 2018 vengano prese
interessanti iniziative, anche in forma di concerto, in loro onore.
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