venerdì 29 novembre 2013

Con Meyerbeer in scena femminismo e razzismo in Milano Finanza 30 Novembre



InScena
Con Meyerbeer in scena femminismo e razzismo
La Fenice ha inaugurato la stagione lirica con L'Africaine di Giacomo Meyerbeer . L'attuale ciclo di repliche termina il primo dicembre, ma il lavoro tornerà sulle forse già in estate. Lasciata incompiuta da Meyerbeer alla propria morte (dopo averci lavorato per 20 anni), L'Africaine è l'ultimo esempio del grand-opéra francese.
http://www.milanofinanza.it/artimg/2013/236/1853878/1-img622117.jpgHa registrato un grande successo nella seconda metà dell'Ottocento, seguito da oblio e da rare riprese dopo la Seconda guerra mondiale, anche perché comporta numerosi problemi scenici e vocali. La drammaturgia di Leo Muscato mostra che, sotto una trama storico sentimentale da film anni 50, ci sono due temi fondanti (e insoliti per l'epoca, ossia 1840-1865, periodo in cui il lavoro venne concepito): femminismo e anti-razzismo. Le due protagoniste femminili (la portoghese Inès, Jessica Pratt, e l'indiana Sélika, Veronica Simeoni), pur rivali nell'amore dello stesso uomo (Vasco de Gama, Gregory Kunde) annichiliscono il protagonista maschile e sconfiggono sia il Gran Consiglio di Lisbona sia la corte Brahminica. Razzismo e colonialismo vengono poi denunciati senza mezzi termini (nonostante si fosse all'epoca degli Imperi). Con una pedana, attrezzi e molta tecnologia (filmati e proiezioni) vengono creati numerosi effetti speciali. La partitura, completata da un allievo di Meyerbeer, è accattivante e di facile presa sul pubblico: un compendio dell'opera francese della prima metà dell'Ottocento al 1865. A differenza di altri lavori del berlinese che giganteggiava a Parigi (per esempio Le Prophète), però, manca coesione. Emmanuel Villaume, sul podio, dovrebbe aggiungere tinta orchestrale. Buoni i 13 solisti e il coro. Applausi a scena aperta ai tre protagonisti e ovazioni a fine spettacolo. (riproduzione riservata)
di Giuseppe Pennisi

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